Ieri mattina era già stato interamente coperto il book degli ordini per le azioni Technogym, quando il fondatore del gruppo produttore di attrezzature da fitness, Nerio Alessandri, doveva ancora condurre il roadshow internazionale. Probabile, quindi, che si vada a riparto. La notizia è stata confermata ieri dallo stesso Alessandri nella conferenza stampa in cui sono stati resi noti i dettagli dell’offerta di vendita partita ieri e che si concluderà il prossimo 28 aprile, con appuntamento con la prima campanella a Piazza Affari, martedì 3 maggio. A gestire il collocamento sono i global coordinator Goldman Sachs, JPMorgan e Mediobanca (anche sponsor), con Nextam Partners co-manager.
Come già annunciato nei giorni scorsi, la forchetta di prezzo è di 3-3,75 euro per azione e l’equity value del gruppo, quindi, è stato valutato in un range compreso tra i 600 e i 750 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Ciò significa che l’enterprise value sarà compreso tra 724 e 874 milioni, compreso quindi il debito finanziario netto di circa 124 milioni a fine febbraio, in aumento dai 38 milioni di fine 2015, a seguito dell’acquisizione di Tbg srl, la società immobiliare controllata dai fratelli Alessandri e proprietaria del Technogym Village a Cesena, oltre che di una serie di immobili non strategici.
Si tratta di una valutazione molto più bassa di quelle da un miliardo e oltre che circolavano nei giorni scorsi. D’altra parte ad Alessandri una quotazione più alta del titolo in sede di ipo importava sino a un certo punto, visto che non incasserà nulla, perché l’offerta è solo di vendita e a vendere saranno Arle Capital Partners e Candover Investments (tramite Salhouse Holding sarl). Anzi la valutazione più bassa in ipo lascia spazio a un apprezzamento del titolo una volta sul mercato.
Quanto ad Arle Capital e Candover, andranno sostanzialmente in pari. I fondi Candover avevano investito in Technogym nell’agosto 2008 sulla base di una valutazione della società di 1 miliardo di euro cioè 15 volte l’ebitda del 2007, quando Technogym aveva fatturato 385 milioni con un ebitda di 68,4 milioni. L’operazione era stata finanziata allora da Arle con 330 milioni di equity e 150 milioni di debito. la partecipazione era stata poi svalutata. A fine 2014 la partecipazione di Salhouse in Technogym era valutata 220 milioni.
Negli ultimi tre anni la società non ha pagato dividendi, si legge nel Documento di registrazione, dove si specifica anche che la società non si è impegnata ufficialmente di farlo. Tuttavia, a una domanda in conferenza stampa Alessandri ha risposto che l’idea è quella di pagare un dividendo pari al 50% dell’utile netto.
Essere quotati permetterà di dar vita a operazioni di m&a con altre realtà internazionali anche più grandi, sfruttando la modalità carta contro carta, il tutto mantenendo la governance, visto che sono state introdotte le cosiddette “loyalty shares“, ovvero il voto maggiorato (o plurimo). In base alla determinazione dei soci, ciascuna azione dà diritto a 2 voti, sempre che questo singolo titolo sia detenuto dal medesimo soggetto per un periodo continuativo di almeno due anni.
“È uno strumento straordinario per acquisire un’azienda più grande, o come noi, rimanendo padroni del nostro destino e restando ancora italiani”, ha detto l’imprenditore. Quanto ai tempi e al possibile target, Alessandri ha precisato: “Non è prevista in questo momento alcuna acquisizione, ma non escludo che possa avvenire nel medio termine”, in ogni caso “gli Stati Uniti rappresentano l’ipotesi più credibile”, visto che è un’area geografica ancora poco rappresentata sul fatturato.