Ha chiuso in recupero a 16,115 euro per azione ieri il titolo Atlantia a Piazza Affari, dopo il calo di venerdì, quando la società ha rispedito di nuovo al mittente l’offerta vincolante formulata dal consorzio Cdp Equity-Blackstone-Macquarie per l’88% di ASPI-Autostrade per l’Italia (si veda qui il comunicato stampa), depositata lo scorso 24 febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).
Nella sua nota Atlantia ha comunque lasciato la porta aperta. Il Consiglio, all’esito di una prima disamina, si legge, “ha reputato l’offerta inferiore alle attese, fondate su concrete e coincidenti valutazioni di advisor indipendenti, e non coerente, nei termini sia economici che contrattuali proposti, con l’interesse di Atlantia e di tutti gli stakeholders. Il Consiglio ha comunque dato mandato al Presidente e all’Amministratore Delegato affinché, con l’ausilio degli advisor incaricati, verifichino la possibilità di introdurre i necessari sostanziali miglioramenti dell’offerta del Consorzio ed ha determinato, quindi, di riconvocarsi per assumere le proprie valutazioni dandone, naturalmente, tempestiva comunicazione al mercato”.
Come detto il consorzio aveva già presentato due offerte preliminari, entrambe nell’ottobre 2020 ed entrambe bocciate da Atlantia perché i termini economici non erano sufficienti (si veda qui altro articolo di BeBeez). Si dice che le due offerte preliminari precedenti valutassero ASPI 8,5- 9,5 miliardi, mentre l’offerta vincolante appena presentata si dice abbia valutato ASPI 9,1 miliardi, cioè molto meno rispetto a quanto stimato da Atlantia e dai suoi azionisti, che invece valutano ASPI 11-12 miliardi, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez), peraltro già molto meno dei 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di ASPI nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Intermonte in una valutazione indipendente ha stimato il 100% tra 10,9 e 11,9 miliardi. Lo schema dovrebbe prevedere inizialmente la costituzione di una BidCo capitalizzata per il 40% a Cdp e per il restante 60% in via paritetica dai fondi, con la possibilità in un secondo momento per Cdp di salire al 51%.
Nel fine settimana, secondo quanto riferisce oggi Il Messaggero, gli advisor di Atlantia hanno lavorato a una lettera che potrebbe essere spedita a brevissimo a Cdp con la quale si chiede la disponibilità del consorzio ad aprire un tavolo il più rapidamente possibile per cercare un miglioramento della proposta. Il tema su cui le parti sono distanti, oltre a quello del prezzo, è anche quello delle garanzie. Secondo Il Messaggero, il consorzio infatti chiede che Atlantia metta a disposizione 700 milioni di euro da usare per eventuali danni indiretti derivanti dalla tragedia del Ponte Morandi, a cui aggiungere ulteriori 810 milioni per una vertenza ambientale aperta del ministero dell’Ambiente nel 2013 per un presunto mancato rispetto della normativa sulla gestione delle terre da scavo durante le lavorazioni della Variante di Valico. Ma Atlantia dice di aver già sanato tutti i danni diretti alla comunità genovese, per un importo superiore a 800 milioni di euro, e di aver vinto in primo grado la vertenza nel 2019 con il Ministero dell’Ambiente. Infine, altro elemento da non sottovalutare, è la possibilità che Macquarie si sfili per via delle lungaggini del processo e delle troppe incognite dal punto di vista regolatorio e normativo.
Detto questo, il Cda di Atlantia di venerdì 26 febbraio ha anche stabilito di procedere con la strada alternativa. Ricordiamo infatti che il Cda di Atlantia aveva approvato il 24 settembre 2020 un processo “dual track” per arrivare alla dismissione della partecipazione dell’88,06% detenuta in ASPI, indipendentemente dalle difficoltà che la società stava incontrando allora nelle trattative dirette con Cdp (si veda altro articolo di BeBeez), Il processo, quindi, prevedeva, in alternativa all’ipotesi di vendita della partecipazione, quella della scissione parziale e proporzionale della quota di ASPI posseduta da Atlantia a favore della newco Autostrade Concessioni e Costruzioni spa e la successiva quotazione. A questo proposito, il Cda di Atlantia ha deliberato venerdì si spostare dal 31 marzo al 31 luglio prossimo il termine ultimo per la presentazione di eventuali offerte vincolanti da parte di terzi per l’acquisto da Atlantia della partecipazione di controllo pari al 62,8% del capitale sociale di Autostrade Concessioni e Costruzioni, la quale, una volta quotata, verrebbe a detenere l’88% del capitale sociale di ASPI.
A questo proposito ricordiamo che nei giorni scorsi il presidente del gruppo di costruzioni spagnolo ACS, Florentino Perez (noto anche per essere il presidente della squadra di calcio Real Madrid), ha detto che ACS; socio di Atlantia nel gruppo spagnolo di autostrade Abertis, sarebbe interessato a investire in autostrade ed energie rinnovabili l’assegno da 5,2 miliardi di euro che incasserà a breve dalla vendita della controllata Cobra al colosso francese delle costruzioni Vinci. Peres ha detto chiaro che ASPI, quindi, sarebbe un potenziale target (si veda qui El Pais). Secondo quanto riferito da Il Sole 24 Ore nel weekend, l’operazione potrebbe prevedere l’acquisto da parte di ACS di una quota di Autostrade Concessioni e Costruzioni.