Dopo lo smacco dell’ipo ritirata meno di un mese fa (si veda altro articolo di BeBeez), la famiglia Rovati prende la sua rivincita e vende per quasi 2,3 miliardi di euro alla svedese Meda il 100% del capitale di Rottapharm, un valore quindi ben superiore a quello corrispondente al prezzo più alto della forchetta di ipo.
Più nel dettaglio,i Rovati, tramite la holding Fidim, incasseranno un assegno cash da 1,643 miliardi di euro più azioni Meda per un valore di 357 milioni di euro, diventando così con il 9% del capitale il secondo azionista del gruppo farmaceutico quotato a Stoccolma che capitalizza 32,4 miliardi di corone svedesi (circa 3,5 miliardi di euro), alle spalle della Stena Sessan Rederi della famiglia Olsson, (22,7%). Inoltre a gennaio 2017 i Rovati incasseranno altri 275 milioni cash. Rimangono escluse dall’accordo tutte le attività di ricerca e sviluppo dedicate al segmento dei farmaci di alta tecnologia che fanno capo a Rottapharm Biotech, nucleo storico della ricerca del gruppo (scarica qui il comunicato stampa di Fidim e quello di Meda).
L’amministratore delegato di Rottapharm, Luca Rovati quindi, una volta rimborsati i debiti infragruppo di Fidim nei confronti di Rottapharm, che alla fine dello scorso marzo ammontavano a 254 milioni (anche parte dei proventi della tentata ipo sarebbero serviti per coprire tale esposizione), siederà nel consiglio di amministrazione di Meda, uno dei maggiori gruppi farmaceutici al mondo, attivo nello sviluppo di farmaci da prescrizione e di prodotti over-the-counter e per il consumer healthcare (tra i marchi noti in Italia, le gomme Travelgum e il disinfettante Betadine). Inoltre il gigante svedese grazie all’integrazione con Rottapharm diverrà un gruppo europeo leader nel settore specialty pharma, focalizzato su specifiche aree terapeutiche e nicchie di mercato con ricavi consolidati pro-forma a fine 2013 per 1,9 miliardi e un ebitda di 550 milioni.
Fidim si ritroverà così con molto più denaro in cassa di quanto sarebbe accaduto se l’ipo avesse avuto successo. L’operazione proposta al mercato non prevedeva alcun aumento di capitale ma solo la cessione di una quota (il 25%, aumentabile al 30%) del capitale del gruppo farmaceutico (si veda altro articolo di BeBeez). Fidim avrebbe incassato una somma compresa tra 416 e 621 milioni di euro, prevedendo l’esercizio della greenshoe, a seconda di dove sarebbe stato fissato il prezzo nel range compreso tra 7,25 e 9 euro per azione e a seconda che fosse esercitata o meno l’opzione di aumento dell’offerta. Il tutto per un valore dell’equity compreso tra 1,45 e 1,8 miliardi e per un valore dell’interro gruppo, debito incluso, compreso tra 1,7 e 2,06 miliardi, cioè 13,1 e 15,8 volte l’ebitda non normalizzato (che a fine 2013 era di 130,2 milioni a fronte di 536 milioni di fatturato).
Cifre, queste, ben più basse dei 2,275 miliardi di enterprise value e 1,975 miliardi di equity value spuntati invece dai Rovati nell’operazione con Meda, nella quale hanno potuto far valere il premio di maggioranza e il fatto che gli svedesi a regime otterranno sinergie nell’ordine dei 100 milioni all’anno.
Secondo quanto riferito oggi da MF-Milano Finanza, l’ipotesi di un’integrazione con un gruppo internazionale era stata già presa in considerazione dai Rovati prima di avviare i lavori per l’ipo, che era stata poi scelta come un passaggio intermedio verso un’ulteriore crescita. Gli investitori però hanno storto il naso quando si è capito che l’offerta non avrebbe previsto alcun aumento di capitale e ha ritenuto il prezzo richiesto troppo elevato.
Fidim è stata assistita dallo Studio Pavesi-Gitti-Verzoni per la parte legale e dallo Studio Tremonti-Vitali-Romagnoli-Piccardi per gli aspetti fiscali dell’operazione. Meda è stata invece affiancata dall’advisor finanziario Rothschild e da ReedSmith sul fronte legale.