E’ atteso per lunedì 20 dicembre lo sbarco al NYSE di Ermenegildo Zegna NV, dopo che venerdì 17 si sarà conclusa la business combination con la Spac Investindustrial Acquisition Corp (IIAC). Lo si legge nell’ultimo file alla SEC depositato ieri, a valle dell’assemblea degli azionisti della Spac che ha dato il via libera all’operazione annunciata lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, in occasione dell’assemblea, hanno chiesto il recesso azionisti della Spac per un totale di circa 23,37 milioni di azioni ordinarie di Classe A. Il fatto che ci sarebbero stati dei recessi era atteso dai promotori della Spac che infatti si erano già organizzati per un piano B nel caso in cui i recessi da parte dei soci della Spac avessero una certa soglia e avevano infatti trovato altri 125 milioni di dollari di impegni da grandi investitori istituzionali e altri investitori (tra i quali si dice ci sia anche Patrizio Bertelli, ceo e cofondatore di Prada) che hanno sottoscritto un nuovo contratto PIPE (Private Investment in Public Equity, si veda altro articolo di BeBeez). Nel file depositato ieri alla SEC viene quindi precisato che i sottoscrittori del nuovo PIPE sottoscriveranno quindi 12,5 milioni di azioni ordinarie Zegna per un valore complessivo appunto di 125 milioni di dollari.
Ricordiamo che IIAC aveva raccolto 402,5 milioni di dollari dagli investitori a fine novembre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez) e che in occasione dell’annuncio della business combination con Zegna era stata annunciata anche la sigla di un primo PIPE da 250 milioni e di un forward purchase arrangement da 184,5 milioni di euro (circa 219,5 milioni di dollari), soggetto ad aggiustamento, sottoscritto da Strategic Holding Group sarl (SSH), veicolo di investimento indipendente del fondo Investindustrial VII, a sua volta tra i promotori della Spac.
Ricordiamo che lo scorso luglio era stato spiegato che, nel caso di zero recessi, i capitali a disposizione dell’operazione sarebbero ammontati in totale a 2,432 miliardi di dollari, considerando 1,554 miliardi di dollari rappresentati dalla partecipazione residua della famiglia Zegna nel capitale del gruppo, oggi controllato al 100%. Il resto era rappresentato dai 402,3 milioni della disponibilità della Spac; dai 250 milioni dell’accordo PIPE sottoscritto da un gruppo di investitori istituzionali, nomi di rilievo dell’industria del lusso, membri del Consiglio di Amministrazione e del top management della società; e infine da circa 225 milioni del forward purchase agreement siglato con SSH (poi portato a 219 milioni nell’ultima presentazione agli analisti, si veda qui il file alla SEC, pag. 69). Sulla base del valore della transazione, ricordiamo che l’entità risultante dalla fusione avrà un enterprise value iniziale atteso di 3,2 miliardi di dollari con una capitalizzazione di mercato prevista di 2,5 miliardi, sempre ipotizzando zero recessi da parte degli attuali azionisti di IIAC. Il closing della business combination e la quotazione di Zegna al NYSE sono attese entro fine anno.
Intanto il gruppo Zegna ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi in rialzo del 50% rispetto ai primi sei mesi 2020 a quota 603,3 milioni di euro, un ebit rettificato a 66,8 milioni contro un ebit negativo per 52 milioni nello stesso periodo del 2020 e e con un utile di 32,2 milioni contro una perdita di 86,7 milioni. Il tutto con un indebitamento finanziario netto di 73,3 milioni dai soli 6,7 milioni di fine 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). Si tratta di numeri, quindi, che, ipotizzando un trend analogo per il secondo semestre dell’anno, porterebbero effettivamente a raggiungere i target previsti per fine anno dal gruppo e cioé ricavi consolidati per 1,2 miliardi di euro (da 1,005 miliardi del 2020 e dagli 1,306 miliardi del 2019, ), un ebitda core rettificato di 264 milioni (da 193 milioni nel 2020 e 282 milioni nel 2019), un ebit rettificato di 111 milioni (da 24 milioni e 112 milioni) e un debito finanziario netto di 84 milioni.