
La biotech italo-Usa Genenta Science scalda è sbarcata ieri al Nasdaq, dopo aver ampliato l’offerta e collocato circa 3,12 milioni di azioni al prezzo di 11,50 dollari per azione. La prima sessione di borsa si è però chiusa in calo del 4,35% a 11 dollari.
Nella notte tra martedì 14 e mercoledì 15 dicembre, infatti, una nota della scaleup, che sta sviluppando terapie contro il cancro basate sulle cellule staminali ematopoietiche, ha annunciato il pricing dell’offerta di 2,4 milioni di di American Depositary Shares (ADSs), ciascuna rappresentativa di un’azione ordinaria di nuova emissione. La società ha anche venduto allo stesso prezzo 720.114 azioni riservate agli azionisti esistenti, per un totale complessivo, al lordo delle commissioni di advisory e delle spese di ipo, quindi di poco meno di 36 milioni di dollari (si veda qui il comunicato stampa e qui il nuovo file alla SEC).
Non solo. Dalla data di pubblicazione del prospetto definitivo e nei successivi 30 giorni, è esercitabile l’opzione di over-allottment per ulteriori 360 mila ADSs, che se esercitata integralmente porterà i proventi lordi dell’ipo a poco più di 40 milioni di dollari, quindi circa 5,5 milioni di dollari in più rispetto al totale di 34,5 milioni di dollari previsto inizialmente dal prospetto preliminare pubblicato a inizio novembre (si vedae qui altro articolo di BeBeez).
In aggiunta a questo, ricordiamo che saranno inoltre collocate altre ADSs, ciascuna rappresentativa di warrant che daranno diritto ad azioni ordinarie Genenta, per un massimo di altri 460 mila dollari. I warrant saranno esercitabili a un prezzo prefissato per azione pari al 125% del prezzo di ipo. Roth Capital Partners è il sole book-running manager dell’offerta, mentre Maxim Group agisce come lead manager.
Genenta Science sinora è stata fondata nel 2014 dal ceo Pierluigi Paracchi, insieme a Luigi Naldini, direttore della Divisione di Medicina rigenerativa, cellule staminali e terapia genica dell’Ospedale San Raffaele di Milano, oltre che direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), e a Bernhard Gentner, ematologo e medico ricercatore presso l’Ospedale San Raffaele, oltre che dallo stesso ’Ospedale San Raffaele. La ricerca è basata al San Raffaelle di Milano e in un laboratorio Alexandria Center’s LaunchLabs a New York mentre tutto il top management, a parte il ceo, è basato negli Usa.
A valle dell’ipo, il top management del gruppo si è diluito dal 34,49% al 28.47% del capitale e l’Ospedale San Raffaele dal 12,64% al 10,47%.

Il prospetto dell’ipo spiega che alla fondazione Genenta era stata capitalizzata con 11,65 milioni di euro, dopodiché la scaleup ha raccolto capitali da vari investitori, il tutto per un totale complessivo di 35,1 milioni di euro.
In particolare, l’ultimo round, che non era stato comunicato prima, risale al luglio 2020, quando gli azionisti hanno approvato l’emissione nuove azioni per un totale di 1,5 milioni di euro, sulla base di una valutazione pre-money di 90 milioni, con lead investor GM Investimenti, holding di Giuseppe Miroglio, ex ceo e attuale presidente del gruppo Miroglio.
Nel settembre 2019 Genenta aveva invece annunciato la chiusura di un round da 13,2 milioni di euro, guidato dal private equity cinese Qianzhan Investment Management e da Fidim, la holding della famiglia Rovati, ex proprietaria del gruppo farmaceutico Rottapharm (si veda altro articolo di BeBeez). Al round avevano partecipato anche la famiglia Bormioli e la famiglia Fumagalli (ex proprietaria di Candy, poi ceduta ai cinesi di Haier Group). Nella realtà ora nel prospetto si legge che nell’agosto 2019 era stato approvato un aumento di capitale per complessivi 17,1 milioni di euro, che era stato sottoscritto per 15,1 milioni, con lead investor appunto Qianzhan Investment Management e Fidim, sulla base di una valutazione pre-money di 70 milioni.
In precedenza, invece, la società aveva incassato un round da 7 milioni di euro nel settembre 2017, guidato da investitori privati italiani, inglesi e svizzeri, family office e business angel (si veda altro articolo di BeBeez), tra i quali , si legge ora nel prospetto, sempre Fidim e Giuseppe Vita, ex presidente del gruppo farmaceutico Schering-Plough, sulla base di una valutazione pre-money di 45 milioni di euro; e un round da 6,2 milioni di euro nel gennaio 2015, grazie a un gruppo di investitori privati raccolti da Banca Esperia (allora gruppo Mediolanum e Mediobanca) tra i suoi clienti del private banking (si veda altro articolo di BeBeez), compresa, si legge ora nel prospetto, la famiglia Ferrari, a cui, attraverso la holding Nine Trees Group, fa capo anche FIS Holding, azienda leader nella realizzazione di prodotti chimici per l’industria farmaceutica, sulla base di una valutazione pre-money di 20 milioni.
Quella di Genenta Science potrebbe quindi essere la seconda grande exit per gli investitori di venture capital da una scaleup italiana quotandola al Nasdaq, dopo quella da Advanced Accelerator Applications nel novembre 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). AAA, specializzata in medicina molecolare nucleare, è poi stata acquisita da Novartis per 3,9 miliardi di dollari nel 2018. Mentre sarebbe la terza grande exit in generale per il venture capital italiano, considerando anche la vendita di EOS (Ethical Oncology Science) nel 2013 a Clovis Oncology, azienda biofarmaceutica americana quotata al Nasdaq, specializzata proprio nella commercializzazione di farmaci antitumorali, per 400 milioni di dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Tra gli investitori seed di EOS c’era il fondo Principia I, gestito da Quantica sgr (poi divenuta Principia sgr), cofondata proprio dal cofondatore e ceo di Genenta Science, Pierluigi Paracchi.