Assoprevidenza, l’associazione dei fondi pensionistici integrativi e delle Casse professionali, continua la sua battaglia per convogliare i capitali della previdenza complementare sull’economia reale e lo fa anche e soprattutto inserendosi nel dibattito sulla riforma fiscale, che ha preso le mosse lo scorso martedì 5 ottobre con la delibera da parte del Consiglio dei ministri del testo della legge delega, il cui focus al momento è però solo su Iva e Riforma del Catasto, mentre al momento l’argomento previdenza non è contemplato dal testo.
Il presidente di Assoprevidenza Sergio Corbello ha infatti illustrato ieri a Milano presso lo studio Legali Riuniti Lex, una serie di proposte (si veda qui il comunicato stampa), che consistono in un credito d’imposta sui contributi versati, fino all’età di 30 anni, per invogliare i giovani a crearsi una pensione complementare; un abbattimento delle aliquote Irpef in misura pari al 2% per ciascun anno in cui il contribuente aderisce al piano pensionistico (in altri termini un’aliquota ridotta dell’80% nel caso siano stati versati contributi per 40 anni); e una tassazione dei rendimenti che, se proprio non può essere rimossa, che sia almeno su quelli realizzati e non sul “maturato” come vigeva una volta anche per i fondi di investimento aperti.
E’ soprattutto sulla tassazione dei rendimenti che si concentrano le critiche di Corbello: “L’imposizione sui rendimenti maturati fu rimossa per i fondi comuni nel 2011, ma per una svista dell’allora ministero delle Finanze la cosa non fu estesa ai fondi pensionistici, il che sarebbe stato logico visto che la normativa dei secondi riprendeva in gran parte quella dei fondi comuni. Tra l’altro nel caso di investimenti come quelli azionari il concetto di rendimento maturato ha poco senso, soprattutto se i mercati sono molto volatili, come in questi giorni”.
Ricordiamo che In Italia (con soltanto Svezia e Danimarca a farle compagnia) vige un regime cosiddetto ETT, cioè esenzione dei contributi in misura assai contenuta (ancora l’equivalente di 10 milioni di vecchie lire); tassazione dei rendimenti ottenuti nel corso del tempo dai fondi, per di più sui rendimenti “maturati” e non su quelli realizzzati, e tassazione a titolo d’imposta delle prestazioni finali, con aliquota del 15%, che può scendere sino al 9% (si veda altro articolo di BeBeez). Un regime che frena le adesioni e di cui sia Assoprevidenza che Assofondipensione chiedono da tempo una modifica .
Invece nel resto d’Europa (e anche in Svizzera) vige il criterio di tassazione EET (Esenzione Esenzione Tassazione), che prevede la deducibilità dal reddito corrente, nell’ambito di limiti quantitativi spesso significativi, dei contributi versati ai fondi e la piena detassazione dei rendimenti ottenuti nel tempo dai fondi stessi. Una detassazione che potrebbe essere ottenuta se si desse vita ai PIR Istituzionali , come adombrato dal presidente della Commissione Finanze della Camera, On. Luigi Marattini in una recente dichiarazione rilasciata a BeBeez(si veda altro articolo di BeBeez). E’ noto infatti che i PIR offerti ai risparmiatori privati prevedono un’esenzione del 100% dei rendimenti ottenuti dagli stessi piani di risparmio. Sul punto Corbello ha commentato a BeBeez: “E’ un’idea che mi vede d’accordo, ma diverrebbe superflua nel caso fosse rimossa l’imposizione sui rendimenti dei fondi pensione. Inoltre i PIR nei pochi anni trascorsi dalla loro introduzione hanno visto tante modifiche della loro disciplina, e gli investitori non puntano volentieri su strumenti le cui caratteristiche tendono a cambiare spesso”.
Al momento in tema di tassazione dei rendimenti le Commissioni Finanze di Camera e Senato, nel Documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef depositato lo scorso giugno, si sono però solo limitate a indicare la necessità che l’Italia si adegui al criterio di tassazione europea EET (Esenzione Esenzione Tassazione). “Una dichiarazione alquanto generica”, ha commentato Corbello, che nel corso della presentazione ha anche sottolineato la necessità di invogliare la giovane generazione “oggi la grande assente della previdenza integrativa” a sottoscrivere dei piani previdenziali. A questo scopo l’Associazione propone un credito d’imposta, una sorta di superbonus, pari al 100% del contributo versato, in modo che per ogni euro versato dal partecipante, fino alll’età di 30 anni, corrisponda un contributo effettivo al fondo di entità doppia, oltre ovviamente all’innalzamento dell’attuale plafond per la deducibiltà dei contributi, oggi ancora fermo all’equivalente di 10 milioni di lire, cioè poco più di 5.100 euro.
Il tutto, si diceva, per convogliare risparmio sulla previdenza complementare e portare i fondi pensione a investire in economia reale e quindi in fondi di private capital, creando così un circolo virtuoso. L’interesse di Assoprevidenza per il private capital è dimostrata anche dal fatto che a fine 2020 abbia stipulato con BeBeez una convenzione che prevede a favore degli associati di Assoprevidenza uno sconto di oltre il 15% sul prezzo dell’abbonamento a BeBeez Private Data, il database del private capital di BeBeez (clicca qui per maggiori informazioni).