Nel 2020, a causa del coronavirus, le società italiane dell’indice Stoxx Europe 600 hanno evidenziato un deciso aumento delle svalutazioni (impairment) dell’avviamento, per un valore aggregato di 2,4 miliardi di euro contro i 200 milioni del 2019. Lo rileva uno studio condotto da Duff & Phelps, che dal febbraio 2021 è una divisione di Kroll (si veda altro articolo di BeBeez), il principale provider a livello globale di servizi e prodotti digitali relativi alla valutazione, la governance, la gestione del rischio e la trasparenza nelle aziende (si veda qui il comunicato stampa).
La ricerca inoltre segnala che, sempre nel 2020, le aziende italiane incluse nell’indice Ftse Mib hanno registrato una svalutazione complessiva dell’avviamento di 3,8 miliardi di euro, anche in questo caso un dato in forte crescita rispetto al 2019, quando il totale delle svalutazioni non aveva superato i 200 milioni. E’ il valore più alto registrato dalle imprese del Ftse Mib da quando sono iniziate le rilevazioni, nel 2014.
Enrico Rovere, managing director dell’ufficio valuation advisory di Duff & Phelps in Italia, ha commentato: “L’Italia ha seguito l’andamento emerso a livello europeo, registrando una crescita decisa dell’impairment dell’avviamento, sia per le aziende presenti nell’indice Ftse Mib che per le italiane appartenenti allo Stoxx Europe 600. In particolare, le operazioni di goodwill impairment più significative nel nostro Paese si sono viste nei settori bancario, manifatturiero ed energetico”.
In Europa, le svalutazioni complessive dell’avviamento registrate dalle società dell’indice STOXX Europe 600 sono aumentate per il terzo anno consecutivo. Nel 2020 sono infatti cresciute del 49% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 54,1 miliardi di euro. Si tratta del livello più alto mai registrato dal 2012, nel momento più acuto della crisi del debito sovrano. Nel 2020, le 10 maggiori operazioni di impairment dell’avviamento hanno rappresentato poco più di metà del valore totale delle svalutazioni rilevate sullo Stoxx Europe 600, raggiungendo i 29 miliardi di euro circa.
Tuttavia, all’inizio di settembre del 2021 le 10 maggiori operazioni di questo tipo avvenute nei 12 mesi precedenti avevano raggiunto 5,1 miliardi di euro, valore molto più basso di quello riportato appena sopra. I dati indicano che la ripresa post-pandemia è in corso, ma le difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e le pressioni inflazionistiche rendono ancora incerte le previsioni.
A livello settoriale, fra le aziende dello Stoxx Europe 600 hanno registrato gli incrementi più significativi delle svalutazioni nel 2020 i settori finanziario e immobiliare (da 17,2 miliardi di euro nel 2019 a 22,6 miliardi nel 2020), seguiti dai materiali ad uso industriale (da 1,1 miliardi a 5,7 miliardi) e dai servizi di comunicazione (da 0,6 miliardi a 3,9 miliardi). Finanza e real estate si collocano al primo posto per il terzo anno consecutivo, registrando il valore più alto di impairment dal 2011.
Rovere ha aggiunto: “In Europa, l’impatto della pandemia da Covid-19 sulle economie dei diversi Paesi è stato molto significativo, portando il valore totale dell’impairment dell’avviamento ai livelli più elevati degli ultimi otto anni. Ciononostante, l’intervento dei governi e delle banche centrali, con l’adozione di aiuti fiscali e monetari senza precedenti, ha evitato conseguenze peggiori”.
Per quanto riguarda il 2021, il managing director valuation advisory di Duff & Phelps in Italia prevede che “il livello totale di goodwill impairment per il 2021 probabilmente non supererà quello del 2020, in quanto l’impatto del Covid-19 inizierà a diminuire e le imprese cominceranno a registrare segnali di ripresa. È necessario, però, che le aziende non sottovalutino gli effetti persistenti della pandemia e le potenziali minacce che possono portare alla ripartenza. Nel percorso di uscita dalla crisi, l’Italia si trova ad affrontare problematiche legate alle catene di approvvigionamento e all’aumento dell’inflazione globale: questi sono tutti elementi da tenere in considerazione quando vengono realizzati test di impairment dell’avviamento. La velocità della ripresa economica post-pandemia e l’impatto del Covid-19 sulle prospettive di crescita a lungo termine saranno fattori cruciali per le aziende europee nel valutare se effettuare operazioni di goodwill impairment nei prossimi due anni. I test e le informazioni relative all’impairment dell’avviamento rimangono pertanto elementi fondamentali per gli analisti dei bilanci societari”.