“Stiamo studiando un nuovo veicolo, da lanciare nei primi mesi di quest’anno”. Lo ha anticipato a BeBeez Davide Turco, ceo di Indaco Venture Partners sgr, precisando che comunque, prima del lancio del nuovo veicolo che proseguirà nel solco del fondo Indaco Ventures I, quest’ultimo conta di effettuare “selezionati nuovi investimenti”. In particolare, è in dirittura d’arrivo un’operazione su una società estera della cybersecurity. Dopodiché il fondo, ha detto ancora Turco, condurrà “numerosi follow-on, ossia round successivi delle startup in portafoglio, volti a sostenerne lo sviluppo. In Italia ci sono molte opportunità, il momento è favorevole, non mancano i target. Storicamente è mancata nel nostro paese la dimensione dei round, che ora sono più grandi”.
Indaco Ventures I era stato lanciato nel 2018, contestualmente alla nascita di Indaco Ventures sgr (si veda altro articolo di BeBeez), che fa capo per il 51% all’ex management team di venture capital di Intesa Sanpaolo e cioé appunto a Davide Turco (amministratore delegato), Elizabeth Robinson (vicepresidente esecutivo) e gli investment director Antonella Beltrame e Alvise Bonivento; e per Il restante 49%, con quote paritetiche, a Futura Invest (i cui principali azionisti sono Fondazione Cariplo, Intesa Sanpaolo e Fondazione Enasarco) e Intesa Sanpaolo. Indaco sgr ha raccolto 134 milioni di euro per il suo primo fondo Indaco Ventures 1, che ha un obiettivo superiore ai 200 milioni di euro (con hard cap a 250 milioni). A sottoscrivere il primo closing sono stati Intesa Sanpaolo, Fondo Italiano d’Investimento sgr e Fondazione Cariplo.
L’sgr gestisce inoltre altri tre fondi nati in Intesa Sanpaolo (tra cui Atlante Venture Mezzogiorno sottoscritto anche dal governo italiano) e il veicolo TT Venture (in precedenza gestito da Quadrivio sgr), con questi ultimi quattro che sono in fase avanzata di disinvestimento.
Indaco Ventures I ha investito sinora in 18 startup, di cui tre estere. L’ultimo investimento annunciato è stato lo scorso dicembre quello in Easyrain, startup che sviluppa sistemi di assistenza alla guida su strada viscida (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a dicembre il fondo ha annunciato la firma dell’accordo vincolante per la vendita di The Data Appeal Company (ex Travel Appeal), scaleup fiorentina fornitrice di dati per le aziende del turismo, fintech e retail, ad Almawave (Gruppo Almaviva) per 16,5 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Le tre exit precedenti hanno riguardato la startup tecnologica inglese UltraSoC, acquistata da Siemens nel giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez) e due altri disinvestimenti parziali non ancora comunicati. Tra le exit realizzate in precedenza da altri fonti gestiti da Indaco Venture Partners sgr ricordiamo anche Responsa, startup italiana che sviluppa soluzioni di AI, come Knowledge Base in self-service e chatbot, acquisita nel gennaio 2020 dalla società triestina specializzata in consulenza informatica Euris (si veda altro articolo di BeBeez) e Directa Plus, l’ex “startup del grafene”, sbarcata in borsa a Londra (si veda Radiocor).
Indaco Venture Partners sgr investe tipicamente in tre settori: digitale, deeptech e scienze della vita/medtech. Che hanno tempi di exit ben diversi: si va dai 5 anni medi del digitale agli oltre 8-10 anni del medtech. Secondo Turco, i settori più interessanti in cui investire oggi sono: e-commerce, fintech, AI, quantum computing e scienze della vita. In quest’ultimo ambito, è cruciale il biotech. “La sua importanza è stata evidenziata dalla pandemia. Proprio in virtù di essa, abbiamo visto un’accelerazione dei processi di approvazione, il che è importante per chi investe, anche se c’è stato meno spazio per gli studi clinici di farmaci non legati al coronavirus”, ha sottolineato il ceo di Indaco Venture Partners sgr. Per scegliere le startup in cui investire, il fondo dà priorità a tre aspetti: qualità del team, innovatività volta a risolvere un bisogno sul mercato, potenziale di crescita. “Sperando di sviluppare anche in Italia nuovi unicorni. Operazione meno facile che altrove perché in Italia c’è ancora poca propensione a investire in innovazione. Cdp sta facendo la differenza, ma sono ancora pochi gli investitori istituzionali e gli investimenti nel venture capital”, ha concluso Turco.