Record di 389 nuovi contratti di rete d’impresa nel secondo semestre 2013 con ben 1.555 imprese coinvolte. Lo ha calcolato il quarto Osservatorio Intesa Sanpaolo-Mediocredito Italiano sulle Reti d’Impresa che ha pubblicato ieri gli ultimi dati (scarica qui il comunicato). A fine dicembre le reti registrate in Camera di Commercio erano così 1.353 per un totale di 6.435 imprese aderenti. La classifica delle regioni più attive è ancora guidata dalla Lombardia (1.564 imprese in rete); seguono Emilia Romagna (907), Toscana (689), Abruzzo e Veneto (circa 500 ciascuna). A livello provinciale spiccano Milano, Brescia, Roma, Chieti, Modena, Firenze, Bologna e Verona.
Nonostante la crisi in atto, le aziende in rete hanno mostrato una maggiore capacità di tenuta in termini di margine operativo lordo, un migliore posizionamento strategico e, in particolare nel settore manifatturiero, una superiore capacità competitiva. Detto questo, dai dati emerge che già in partenza le aziende che decidono di mettersi in rete sono imprese molto reattive al mercato, con capacità di innovare e di resistere alla crisi. E’ presto invece per quantificare i benefici sulla crescita, considerato che i progetti di rete hanno mediamente un orizzonte temporale mediolungo e che la normativa sul contratto di rete è del 2009.
In ogni caso nel mondo delle aziende in rete si stanno affermando alcune tendenze. L’Osservatorio ha registrato una crescita delle alleanze tra soggetti complementari, che riescono così ad accedere a competenze che non potrebbero sviluppare autonomamente. La diversificazione produttiva all’interno delle reti è infatti pari all’82,5%. Inoltre, si sta assistendo ad un maggior utilizzo della rete da parte di aziende meno strutturate per accedere da sole ai mercati esteri. Spesso si tratta di piccole realtà che non avevano mai sperimentato alcuna forma di aggregazione (4 imprese in rete su 5 sono microimprese), non hanno partecipate o attività estere e che, grazie al contratto di rete, hanno trovato nuovi sbocchi commerciali. Quanto alla composizione settoriale delle reti, si conferma la prevalenza di imprese dei servizi (44,3%) e manifatturiere (32,5%), seguite da costruzioni e immobiliare (14,4%), e agro-alimentare (8,9%).
Tra le ragioni per mettersi in rete prevale la possibilità di accedere ai mercati esteri e di ampliare la propria offerta con nuovi prodotti. Detto questo, la creazione della rete non rappresenta la garanzia di ricevere un prestito dalle banche a condizioni migliori. Tuttavia, sebbene non sia ancora dimostrato che il fatto di appartenere a una rete di imprese comporti un miglioramento del merito di credito, c’è da aspettarsi che operare in network porterà dei vantaggi alle imprese che nel fanno parte.
Non a caso, Andrea Bressani, direttore generale di Mediocredito Italiano, ha spiegato che la banca ha costituito “un presidio dedicato alle reti di impresa costantemente aggiornato sull’evoluzione della normativa e impegnato a identificare soluzioni e strumenti che possano facilitare l’accesso al credito alle imprese in rete”.
Gregorio De Felice, responsabile del Servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, ricorda l’importanza dei bandi regionali: “Possono svolgere un ruolo decisivo, come dimostra il caso dell’Abruzzo. Si stanno moltiplicando le iniziative di formazione e divulgazione. Intesa Sanpaolo ha attivato in più regioni Laboratori per le Reti d’Impresa in collaborazione con le associazioni datoriali e gli enti di ricerca. Nel complesso rileviamo che in Italia si sta affermando un ambiente normativo e istituzionale sempre più favorevole alle reti”.
In ogni caso, anche qui non è detto che la creazione della rete rappresenti sempre una via preferenziale certa per accedere a finanziamenti pubblici destinati a sostenere lo sviluppo delle imprese. Su quest’ultimo fronte, in particolare, si è concentrato lo studio “Le Regioni a favore delle reti di impresa” promosso da RetImpresa in collaborazione con Gruppo Impresa, società bresciana di consulenza specializzata in finanza agevolata, e la Commissione Attività Produttive della Conferenza delle Regioni, che ha tracciato un quadro completo delle agevolazioni attivate dalle Amministrazioni regionali nel periodo 2010-2013 (si veda altro articolo di BeBeez). E dal rapporto emerge che soltanto 15 dei 77 bandi censiti nel periodo 2010-2013 prevedevano che per ottenere il contributo regionale fosse obbligatorio per le imprese beneficiarie costituire o aver già costituito un contratto di rete.