di Alessandro Albano
Dopo un periodo di crescita ininterrotta durato 18 mesi, nei nove mesi del 2022 l’attività di m&a a livello mondiale ha registrato una forte contrazione in termini sia di volumi sia di valore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre l’Italia, in controtendenza, ha visto un numero di operazioni sostanzialmente stabile, ma un boom di attività in termini di valore, sebbene spinto da una sola grande operazione e cioé l’opa su Atlantia (si veda altro articolo di BeBeez).
E’ quanto emerge dall’ultimo report di PwC M&A Trends Italia & Mondo, che evidenzia come tra gennaio e settembre siano state annunciate a livello globale circa 39.901 operazioni (-17,7% dai 48.457 deal dei 9 mesi 2021), per un controvalore di circa 2.529 miliardi di dollari (-35,7% da 3.935 miliardi) (si vedano qui il comunicato stampa e qui le slide di presentazione). Il trend era peraltro già evidente nel primo semestre, quando PwC aveva mappato a livello globale solo 20.770 deal per un valore di 1.670 miliardi di dollari rispetto ai 2.630 miliardi e le 30.240 operazioni dello stesso periodo del 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Ma sino al secondo trimestre dell’anno si era registrato un buon supporto dei fondi di private equity, che avevano mantenuto viva l’attività di m&a, nel terzo trimestre c’è stata invece una frenata anche dell’operatività di questi soggetti. Secondo l’analisi, infatti, il calo di attività ha riguardato proprio le operazioni condotte da investitori finanziari che, pur restando allineate come numero rispetto allo stesso periodo del 2021 (38-39%), sono diminuite in termini di valore (41% dal 44%).
Il settore trainante sia per volumi sia per valore è stato il media and technology, che include I megadeal Activision/Microsoft e Vmware/Broadcom, mentre il numero di mega deal (qualli il cui valore supera 1 miliardo di dollari ) nei nove mesi è stato di soli 395, rispetto ai 692 del 2021, mentre i gigadeal (cioè con valore superiore a 5 miliardi di dollari) sono stati 55, cioè meno della metà dei 112 dello scorso anno. Le operazioni cross border hanno infine totalizzato circa il 31% del totale controvalore delle operazioni annunciate, in linea con la media storica degli ultimi 4 anni del 30%.
Emanuela Pettenò, Deals Market Leader e Consumer Markets Leader di PwC Italia, ha commentato: “Il 2021 è stato un anno record per l’attività di m&a a livello mondiale, che riflette la ripresa post- pandemica, l’accresciuto interesse per i settori TMT, Financial Services e Healthcare e la liquidità accumulata dai fondi di Private Equity e della SPAC nel mercato US. Il 2022 era iniziato all’insegna di un forte ottimismo, con l’accelerazione di processi di exit da parte dei fondi di private equity per cogliere il momentum favorevole di mercato. L’invasione dell’Ucraina in febbraio, la crescente pressione al rialzo sui prezzi delle materie prime e dell’energia, l’andamento delle valute e le condizioni meno favorevoli all’indebitamento hanno portato a una generale incertezza e conseguente contrazione dell’attività di m&a, sia a volumi sia a valore, con un atteso impatto anche sulle valutazioni. Le aspettative del mercato sono per un rimbalzo a partire dal secondo semestre 2023, anche se difficilmente con un ritorno ai livelli record del 2021″.
Restringendo il campo al mercato italiano, lo scenario, si diceva, invece cambia. PwC fa infatti notare che le m&a quest’anno sono rimaste in linea con lo stesso periodo del 2021 a volumi, con 1.059 operazioni annunciate (+1,1% dalle 1.049 dei 9 mesi 2021), ma con deal value sostanzialmente raddoppiato (87.879 miliardi di dollari, +110,7% da 41.712 miliardi), grazie principalmente all’opa di Blackstone ed Edizione su Atlantia, un deal da 12,7 miliardi di euro per il 69% della holding delle infrastrutture quotata a Piazza Affari (si veda altro articolo di BeBeez).
Escludendo quest’ultima operazione, viene precisato nell’analisi, si registra un calo a valore (-14%) con 12 operazioni con deal value superiore a un miliardo contro le 11 operazioni dei primi 9 mesi 2021, tra cui IRCA/Advent, Yoox /Farfetch, Autogrill/Dufry nel Consumer Markets (+63%), DOC Generici/ TPG e Biofarma/Ardian nell’Healthcare (+54%), Facile/Silver Lake e Inwit/Ardian in TMT e Centrotec/Ariston nell’Industrial Manufacturing & Automotive.
Gli operatori di private equity restano comunque molto attivi. Le operazioni annunciate da investitori finanziari nei primi 9 mesi del 2022 e mappate da PwC sono state infatti 395 (pari al 37% sul totale dei deals del periodo), in aumento rispetto ai primi 9 mesi del 2021 sia a volumi (+3,9%) sia a valore (dal 34% al 44% del totale escludendo Atlantia / Blackstone). Le operazioni cross border sono state 450, di cui 282 sponsorizzate da investitori finanziari, rispetto a 421 dei 9 mesi 2021, di cui 164 promosse da investitori istituzionali, a conferma dell’interesse in costante aumento degli investitori esteri, fondi in particolare.
Un trend, quest’ultimo, che emergeva già dal Report di BeBeez sui primi sei mesi di private equity 2022 (pubblicato lo scorso agosto e disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data). Il report indicava infatti che a fine giugno infatti si era già raggiunto un numero di operazioni pari a poco meno del 50% di tutto il 2021, cioè ben 244 deal tra investimenti e disinvestimenti, contro i 497 di tutto l’anno scorso e i 236 deal dei primi sei mesi 2021, anno che aveva registrato un vero e proprio boom di attività, con un aumento di oltre il 38% nel numero delle operazioni annunciate rispetto alle 360 del 2020 (si veda qui il Report di BeBeez Private Equity 2021). Quanto al valore delle operazioni, nel primo semestre dell’anno sono state 17 quelle su aziende con enterprise value di almeno 500 milioni di euro che hanno avuto per protagoniste aziende italiane e dove a passare di mano è stato almeno il 15% del capitale delle società target. Di questi, 10 deal hanno riguardato aziende con un EV di almeno un miliardo. D’altra parte anche AIFI, in collaborazione con PwC, ha evidenziato un balzo del valore degli investimenti di private equity e venture capital in Italia nel primo semestre dell’anno con 10,9 miliardi di euro (+139%) e 338 deal (+34%) (si veda altro articolo di BeBeez).
Il trend italiano dell’m&a, al netto di Atlantia, era già stato evidenziato da KPMG nel suo report sui 9 mesi, che mostrava però in assoluto dati diversi, evidentemente calcolati con una metodologia differente (si veda altro articolo di BeBeez): 781 operazioni di m&a, in calo del 14% rispetto alle 906 operazioni dei nove mesi 2021, per un controvalore complessivo di circa 56 miliardi di euro, a sua volta in calo dai 71 miliardi dei primi nove mesi 2021, su cui incideva però la conclusione dell’operazione Stellantis per circa 19,8 miliardi di euro.