Il mercato potenziale della supply chain finance in Italia è cresciuto ancora. L’Osservatorio Supply Chain della School of Management del Politecnico di Milano ha calcolato che la dimensione (il totale dei crediti commerciali) a fine 2016 era di 637 miliardi di euro, dai 559 miliardi di fine 2015 (si veda altro articolo di BeBeez). Si tratta di una cifra di gran lunga superiore a quelle di Germania (582 mld), Francia (529 mld), Regno Unito (411 mld), Spagna (341 mld) e Olanda (170 mld). I dati sono stati presentati ieri in occasione di un convegno sul tema e la ricerca completa sarà invece diffusa il prossimo maggio (scarica qui il comunicato stampa).
Il mercato servito si ferma però soltanto al 23% del totale (il 29% se si considerano solo i crediti verso i clienti), pari a oltre 146 miliardi di euro, per il momento ancora dominato da soluzioni tradizionali, come l’anticipo fattura, cioè il finanziamento delle fatture non ancora riscosse che passa dagli 87 miliardi del 2015 ai 75 mld del 2016 (-13,8%), e il factoring, la cessione di crediti commerciali vantati da un’azienda verso i debitori che sale del +6,6% a quota 58 miliardi. Nell’ultimo anno però a crescere è stato soprattutto il reverse factoring (in sostanza il credito di filiera), che permette ai fornitori di sfruttare il merito creditizio di un’azienda cliente per ottenere prezzi più bassi (3 mld, +7%), mentre hanno preso piede anche nuove soluzioni innovative come l’invoice auction, il purchase order finance, il dynamic discounting e l’equipment finance, di cui si prevede una forte crescita nel 2017 grazie al boom del fintech e all’impiego di tecnologie innovative come blockchain, big data e Internet of Things. Più nel dettaglio, il purchase order finance è l’impiego di un ordine ricevuto da un cliente con elevato merito creditizio come garanzia per ottenere un finanziamento: rispetto alle soluzioni tradizionali, il focus del finanziamento si sposta dalla fattura all’ordine, supportando l’acquisto dei materiali o prodotti necessari a produrre quanto ordinato. Il dynamic discounting è il pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo, che consente il finanziamento anche solo tra attori della filiera senza coinvolgere finanziatori terzi. Mentre l’equipment finance è l’insieme di strumenti finanziari a supporto dell’acquisto di asset durevoli, che estende a questi i tradizionali confini della supply chain finance.
A questo proposito, l’Osservatorio, in collaborazione con Assifact (Associazione Italiana per il Factoring), ha analizzato oltre 100 startup internazionali in ambito supply chain finance, di cui 15 italiane, che puntano a velocizzare e digitalizzare la gestione dei crediti commerciali con servizi rivolti prevalentemente alle pmi. E diventa sempre più importante il ruolo degli operatori logistici, che, oltre a gestire il flusso fisico della merce dei loro clienti, hanno una visibilità costante sui flussi informativi e finanziari della filiera.
Sono quattro i business model distintivi: le startup cash seeker mettono in contatto investitori che cercano opportunità di investimento non tradizionali con imprese che cercano liquidità alternativa perché in difficoltà nell’accedere al canale bancario; le cash exploiter sfruttano la liquidità in eccesso della filiera a vantaggio di piccoli fornitori che faticano ad accedere al credito; le working capital broker trovano alternative di finanziamento al canale tradizionale cliente-fornitore mettendo in contatto imprese che necessitano di credito con investitori istituzionali; le compass riducono infine le asimmetrie informative lungo la filiera e semplificano la valutazione del merito creditizio o la gestione del cash flow.
All’interno dell’ecosistema della supply chain è sempre più decisivo il ruolo degli operatori logistici, che partecipano alle soluzioni di supply chain finance secondo quattro modelli. Gli indipendenti offrono soluzioni in autonomia senza supporto finanziario di terzi; gli spin-off creano una società per offrire servizi in esclusiva; quelli in joint venture creano una nuova società specializzata con un provider di finanziamento; quelli in collaborazione gestiscono il flusso informativo per il provider di finanziamento. Gli asset più finanziati dagli operatori logistici sono quelli durevoli dei clienti (di movimentazione merci e investimenti in innovazione o attività a valore aggiunto), scorte (soluzioni che monetizzano il capitale immobilizzato nelle scorte di magazzino), crediti o debiti commerciali (operatori che agiscono come finanziatori o segnalano informazioni agli operatori finanziari).
Tornando alle prospettive di crescita del settore, queste sono tanto più elevate, se si pensa che in Italia i tempi medi di incasso dei crediti commerciali restano molto alti rispetto a quelli europei e soprattutto rispetto alla soglia di 60 giorni imposta dalla normativa. E proprio tempi dilatati di incasso sono spesso una delle ragioni di innesco delle crisi aziendali. Un’analisi dell’Osservatorio sui bilanci a livello internazionale degli ultimi 4 anni dimostra come la probabilità di default delle imprese sia influenzata dalla gestione del capitale circolante. Il modello di simulazione realizzato su una filiera su 10 anni infatti mostra il ruolo predittivo dei dati operativi di filiera: la frequenza dei pagamenti anticipa con una buona approssimazione il default di un’impresa e un deterioramento della puntualità di consegna anticipa fino a 18 mesi il default di un’impresa.