Continua per approssimazioni successive la messa a punto del piano di supporto all’economia italiana durante la crisi da coronavirus varato dal governo di Giuseppe Conte, mentre a sua volta la Banca Centrale Europea mette tasselli ulteriori alle misure annunciate nelle scorse settimane.
Ma appunto, mentre la Bce ha messo in campo tutti gli strumenti a sua disposizione per per permettere alle banche europee di liberare capitale di vigilanza da impiegare per aumentare i finanziamenti alle imprese, compresa l’ultima moral suasion su dividendi e buy-back azionari, la catena di trasmissione della politica monetaria rischia di incepparsi per troppa burocrazia. A paragone delle misure prese da altri governi, quelle prese dal governo italiano sembrano all’atto pratico complicate e farraginose da applicare e il tempo stringe.
BeBeez ha raccolto le considerazioni di vari imprenditori e manager di diversi settori e tutti in sostanza dicono le stesse cose: 1) non ci sono certezze sui tempi di pagamento della cassa integrazione, quindi se metto in Cig i miei dipendenti devo anticipare io l’esborso; questo mese ce la faccio, ma il prossimo se non mi pagano le Riba come faccio? 2) non è chiaro come fare a ottenere nuovi finanziamenti, se prima avevi linee per un certo ammontare ora ne hai bisogno di più e senza garanzie non te le danno; 3) le imprese fanno gli investimenti più importanti a inizio anno, quando si approvvigionano di materie prime, semilavorati o altri prodotti da trasformare e rivendere, è a inizio anno che pianificano tutto, e si paga di solito a 90 giorni, che scadono in questi giorni, ma se nel frattempo i miei clienti non mi pagano come faccio a pagare io? E si potrebbe andare avanti. La soluzione? Tutti dicono che la cosa migliore sarebbe che a pagare fosse direttamente lo Stato, in una percentuale dei redditi, con le banche che sarebbero utilizzate come tramite. E’ inn sostanza la proposta di Giuseppe Vegas, pubblicata sabato su MF Milano Finanza e che riportiamo nella nostra sezione dei Commenti oggi.
Basterebbe chiedere una autocertifcazione alle imprese ma anche alle persone sulla base dei redditi stimati per l’anno passato. Sarebbe peraltro anche un modo per far emergere il nero: chi chiede soldi, autocertifica i redditi, quindi poi quei redditi dovranno corrispondere in sede di dichiarazione; chi invece non chiede soldi, e quindi non autocertifica un reddito, non lo fa o perché ne ha abbastanza o perché ha qualcosa da nascondere, il che significa che potrebbe richiamare l’attenzione dell’Agenzia delle Entrate.
Tornando alle banche italiane, ora, indipendentemente da garanzie statali per i prestiti, hanno comunque le spalle molto larghe per supportare nuovi finanziamenti alle imprese e assornire perdite. Le principali 8 banche italiane avranno per esempio a disposizione quasi 5,2 miliardi di euro di capitale in più quest’anno, per finanziare famiglie e imprese oppure per assorbire le perdite derivanti dalle esposizioni deteriorate durante la pandemia da coronavirus. La cifra, calcolata da BeBeez (scarica qui la tabella in pdf), rappresenta il monte dividendi che era stato già previsto e che doveva essere sottoposto alle rispettive assemblee degli azionisti nelle prossime settimane.
Diciamo doveva, perché la Banca Centrale Europea lo scorso 27 marzo con una Raccomandazione ha vivamente consigliato alle banche europee di non pagare i dividendi relativi al 2019 e 2020 né impegnarsi a farlo, almeno sino al prossimo 1° ottobre (si veda qui il comunicato stampa). Ma la cifra sarà anche più alta, perché secondo la Bce, “le banche dovrebbero anche evitare di condurre buy-back sulle proprie azioni al fine di remunerare i propri azionisti”. Una posizione che la European Banking Federation ritiene che valga 30 miliardi di euro, cifra che viene citata nella nota diffusa sempre il 27 marzo in serata, con la quale la EBF ha appoggiato la decisione della Bce, dopo che nei giorni scorsi in realtà non era riuscita a trovare sul tema una posizione comune a tutte le banche associate. (si veda qui il comunicato stampa).
Inoltre, la raccomandazione della Bce riguarda tutte le banche e infatti precisa chiaramente che “per massimizzare il supporto all’economia reale, “viene considerato appropriato che le distribuzioni di dividendi non debbano essere fatte anche dalle banche less significant”. E infatti sempre il 27 marzo la Banca d’Italia lo ha rimarcato con un suo comunicato stampa.
La Raccomandazione della Bce segue gli annunci del 12 marzo (si veda altro articolo di BeBeez) e del 20 marzo (si veda altro articolo di BeBeez) scorsi in tema di allentamento delle misure relative ai ratio di vigilanza, sempre con l’obiettivo di fare in modo che le banche continuino a supportare l’economia.
Equita sim nelle scorse settimane in uno studio da cura di Giovanni Razzoli, Andrea Lisi e Luigi Pedone (si veda qui l’Insight View di BeBeez per gli abbonati a BeBeez News Premium) aveva calcolato quanto capitale andrebbero a liberare queste misure, se sommate ai dividendi attesi per tre anni (75 miliardi di euro), se questi non fossero distribuiti e fossero invece utilizzati tutti per assorbire le perdite derivanti da cessione di crediti deteriorati.
Sempre in tema di liberazione del capitale di vigilanza, venerdì 27 marzo il Gruppo dei governatori delle banche centrali e dei capi delle Autorità di vigilanza, che rappresenta l’organo direttivo del Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, ha prorogato di un anno al 1° gennaio 2023 i termini di attuazione di Basilea III per consentire alle banche di avere la capacità operativa necessaria a rispondere alle priorità immediate di stabilità finanziaria risultanti dall’impatto del coronavirus (si veda qui il comunicato stampa).
(Articolo modificato il 31 marzo 2020 – si aggiunge il riferimento alla proroga di Basilea III)