E’ scaduto venerdì 21 agosto il termine per la presentazione al London Stock Exchange delle offerte per la sua quota del 62,5% di MTS, la piattaforma di contrattazione all’ingrosso dei titoli di Stato, controllata da Borsa Italiana, a sua volta controllata dal LSE (si veda Reuters). Tra le offerte ci sono, come atteso, quella della cordata Cassa Depositi e Prestiti ed Euronext (la federazione di listini europei cui aderiscono già Parigi, Amsterdam, Bruxelles, Oslo, Lisbona e Dublino), affiancate da Mediobanca e JP Morgan, e quella della cordata Deutsche Boerse e Six , la società che gestisce la Borsa di Zurigo e Madrid, con Citigroup come advisor. Si dice che MTS sia stata valutata circa 600 milioni di euro, con le offerte arrivate al LSE per la sua quota che si dice siano comprese tra i 310 e i 375 milioni.
Ma come noto questa è solo la prima fase di un processo più ampio, che potrebbe vedere il LSE cedere non solo la sua quota in MTS, ma tutta Borsa Italiana. Il London Stock Exchange, che è assistito da Goldman Sachs e Morgan Stanley, ha infatti confermato venerdì 31 luglio che sta ragionando su un’ipotesi di vendita di tutta Borsa Italiana o della controllata MTS. E questo, dopo che la settimana prima LSE aveva comunicato che la Commissione europea aveva iniziato una seconda fase di revisione dell’operazione di fusione tra LSE e l’information provider Refinitiv (si veda altro articolo di BeBeez).
L’assemblea degli azionisti del LSE aveva infatti votato a fine novembre 2019 con una maggioranza di oltre il 99% la proposta di acquisire Refinitiv, in un’operazione di scambio azionario che porterà i fondi di private equity che controllano Refinitiv a possedere una quota del 37% del capitale del nuovo gruppo e con poco meno del 30% dei diritti di voto. Il tutto per una valutazione di Refinitiv di 27 miliardi di dollari (si veda altro articolo di BeBeez). Gli azionisti di Refinitiv sono Blackstone, Canada Pension Plan Investment Board, il fondo sovrano di Singapore GIC e altri coinvestitori oltre a Thomson Reuters. Perché l’operazione vada in porto, però, ci vuole il via libera delle svariate Authority Antitrust coinvolte e su questo punto infatti LSE dovrà fare una scelta, in particolare sul fronte MTS, che finirebbe a far parte dello stesso gruppo di della piattaforma di intermediazione di bond Tradeweb Markets che oggi fa capo a Refinitiv.
Entro l’11 settembre, quindi, sono attese le offerte sull’intera Borsa Italiana, MTS inclusa. E anche questa gara dovrebbe vedere in campo la cordata Cdp-Euronext, eventualmente affiancata da qualche istituzione finanziaria, come Intesa Sanpaolo, e da fondi di private equity, con F2i che potrebbe essere un candidato naturale. Oggi Euronext è quotata con un flottante pari al 76,24% del capitale e ha nel suo azionariato Cdc (la Cdp francese) all’8%, Euroclear all’8%, Bnp Paribas al 2,2%, Sfi-Fpim (la Cdp belga) al 4,5% e l’olandese Abn-Amro allo 0,55%. Il progetto sarebbe quello di far entrare Cdp nel capitale di Euronext (probabilmente tramite Cdp Equity), con una quota identica a quella della sua collega francese, quindi l’8%, e con Euronext che acquisirebbe Borsa Italiana.
Piazza Affari era stata rilevata nel 2007 da LSE per 1,6 miliardi di euro e oggi si parla di una valutazione più che doppia. Gli analisti di Bank of America Merrill Lynch hanno indicato, in una recente nota, un prezzo di 3,3 miliardi di euro. Mentre alla fine dello scorso anno Mediobanca ipotizzava una valutazione nel range di 3.5-4 miliardi di euro (si veda il Beez Peak del 25 novembre 2019). Quest’ultima valutazione si basava sul fatto che il gruppo Borsa Italiana (inclusi quindi anche MTS, Monte Titoli, Cassa di Compensazione e Garanzia, Elite e le altre controllate) avrebbe chiuso l’anno con 445 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 240 milioni e un utile netto di 110 milioni. Applicando un multiplo di ebitda di 11 volte, come accaduto per l’offerta per la Borsa di Madrid, Piazza Affari varrebbe quindi 2,64 miliardi, ma applicando i multipli a cui girano sul mercato le quotate Euronext e Deutsche Börse, attorno a 15 volte, si arriverebbe a 3,6 miliardi e addirittura a 4 se si applicassero i multipli ancora più elevati dei listini americani. Borsa Italiana spa da sola ha poi chiuso il 2019 con 181,6 milioni di euro di ricavi, 84,9 milioni di ebitda e un risultato netto di 139,6 milioni (si veda qui il bilancio 2019 di Borsa Italiana spa). Quanto a MTS, il 2019 si è chiuso con 57,6 milioni di ricavi, un ebitda di 26,3 milioni e un risultato netto di 41,1 milioni (si veda qui il bilancio 2019 di MTS spa).
L’attenzione del governo per Borsa Italiana e Mts si è manifestato anche nel Dl Agosto con un potenziamento del potere di veto della Consob, previsto dall’art 75, relativo alle “Operazioni di concentrazione e salvaguardia della continuità d’impresa”, che introduce un potere di “veto” dell’Autorità di vigilanza sui mercati, nel caso di passaggio di proprietà di Borsa Italiana. A Consob, infatti, andranno notificati i passaggi di quote superiori al 10% e potrà congelare i diritti di voto, nel caso in cui ritenesse a rischio la sana e prudente gestione degli asset.
D’altra parte le infrastrutture finanziarie sono da considerarsi strategiche e quindi sul tema il governo italiano ha tutto il diritto di intervenire, ora a maggior ragione con un golden power rafforzato. Non a caso Raffaele Volpi, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), sul suo profilo Facebook a fine luglio ha scritto: “Invito il governo a considerare immediate ed improrogabili valutazioni sugli strumenti utili da mettere in campo per intervenire in senso proattivo in questa vicenda. Ritengo importante che sia il nostro paese a decidere il destino di borsa italiana, evitandone smembramenti e riacquisendone il controllo potendone poi decidere alleanze e posizionamenti. Il governo non consenta ad altri di decidere su piattaforme finanziarie essenziali all’interesse del paese. Qualsiasi indugio farebbe ricadere sul governo elementi di grave responsabilità di inerzia rispetto ad una necessaria linea di consolidamento del sistema paese in un momento in cui vi è la necessità di traguardare il futuro con la solidità di tutta la filiera economico-finanziaria”.
Nel suo intervento a un webinar sul golden power organizzato da Vento&Associati in collaborazione con BeBeez lo scorso 3 luglio (si veda qui il video del Talk e qui altro articolo di BeBeez), Antonio Rizzo (consigliere per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio) aveva detto che l’attenzione del governo è “ovviamente anche su Borsa Italiana. Certo, qualche tempo fa la soglia di attenzione era massima, perché c’era stato il rischio che potesse entrare addirittura nell’orbita di Hong Kong. Ora quel rischio non c’è più, ma sappiamo che ci sono altri temi sul tavolo, quindi certo anche quel dossier è ben presente al governo”.
Allo stesso webinar aveva partecipato anche Volpi, che aveva ricordato che il Copasir stava conducendo un ciclo di audizioni sul sistema bancario e assicurativo, spiegando che “l’ottica delle audizioni è quella della sicurezza nazionale” e sottolineando poi che “il coronavirus ci sta obbligando a prendere dei provvedimenti in emergenza, ma è anche un’opportunità per cambiare il posizionamento economico dell’Italia a livello geopolitico. Con una strategia ben impostata si può trasformare l’Italia da Paese aggredito a Paese di primo piano nel mondo”.
Il tema era stato ripreso a fine luglio anche dalla politica, con il deputato del M5S, Davide Zanichelli, membro della Commissione Finanze della Camera, che insieme ai colleghi Currò, Martinciglio, Raduzzi e Colletti ha depositato una “risoluzione in Commissione Finanze alla Camera per impegnare il Governo d intraprendere ogni iniziativa al fine di concertare un’offerta competitiva in grado di riportare Borsa Italiana all’interno dei confini del Paese e scongiurare l’eventualità di una suddivisione del gruppo. È fondamentale verificare che Borsa Italiana adotti un piano di investimenti atto a sviluppare ulteriormente i mercati dei capitali in Italia. Si tratta di un asset strategico che può giocare un ruolo importante nel panorama finanziario internazionale, a beneficio di tutte le realtà dell’indotto” (si veda altro articolo di BeBeez). Secondo Zanichelli, l’opzione migliore sarebbe quella di mettere insieme un’offerta non 100% pubblica, ma 100% italiana, pur essendo aperti a un futuro a partecipazione anche internazionale in un più lungo periodo (si veda qui la sua intervista a ClassCNBC ).
Ma già lo scorso febbraio, in occasione del suo intervento all’assemblea annuale di Assiom Forex, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco aveva sottolineato che le autorità italiane hanno ben presente il fatto che la mega-fusione tra il London Stock Exchange e Refinitiv potrebbe avere delle implicazioni non da poco per le controllate italiane e quindi per Borsa Italiana, MTS, Monte Titoli, Cassa di compensazione e garanzia (si veda qui il Beez Peak del 10 febbraio), così come più volte sottolineato da BeBeez (si veda qui un precedente Beez Peak).
Il governatore aveva ricordato che “le società che gestiscono le infrastrutture dei mercati finanziari italiani (Borsa italiana, MTS, Cassa di Compensazione e Garanzia, Monte Titoli) sono inserite in un gruppo che fa capo alla Borsa di Londra, ormai insediato al di fuori dell’Unione europea. Questo gruppo è oggetto di un’importante operazione di acquisizione, il cui perfezionamento è atteso nella seconda metà dell’anno, che ne estenderà la sfera di interesse alle attività di fornitura e analisi di informazioni finanziarie; si collocherà fra i principali operatori del settore a livello globale. Nell’esercizio delle prerogative assegnate dall’ordinamento, le autorità italiane seguono con attenzione gli sviluppi dell’operazione. Le sue implicazioni per le società controllate in termini di governance, assetti organizzativi, equilibri finanziari e indirizzi strategici non dovranno pregiudicare la tutela degli obiettivi di pubblico interesse“.