Trevi Finanziaria ha chiuso con un crollo del 17% ieri a Piazza Affari, dopo i conti semestrali negativi e peggiori delle attese. Per contro il bond da 50 milioni quotato all’ExtraMot Pro è rimasto su quota 91 centesimi, in linea con gli ultimi giorni e in recupero dai minimi di 87,52 centesimi segnati l’11 settembre.
Il gruppo leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo e attivo anche nel settore delle perforazioni, partecipato da Cdp Equity, aveva chiamato gli obbligazionisti a deliberare lo scorso 20 settembre in seconda convocazione sull’avvio di negoziati tra la società e le banche finanziatrici per la definizione di accordi di standstill e di riqualificazione dell’indebitamento finanziario. Tuttavia, l’assemblea non aveva raggiunto le presenze necessarie ai fini del quorum costitutivo e, conseguentemente, nessuna delibera era stata presa.
L’amministratore delegato di Trevi, Stefano Trevisani, ha commentato: “Il primo semestre si chiude con risultati sensibilmente al di sotto delle nostre aspettative principalmente a causa del perdurare della difficile situazione del mercato dell’energia, della scarsità degli investimenti e della cancellazione di un’importante commessa prevista per questo periodo nel settore oil&gas”.
I ricavi consolidati sono infatti scesi nel semestre a 460,mln di euro (dai 519,3 milioni del primo semestre 2016), soprattutto a causa di un calo di 49,3 milioni nel settore oil&gas, che risente del perdurante trend negativo del settore a livello mondiale, che influisce sull’acquisizione di nuovi ordini, nonché del mancato avanzamento a seguito della cancellazione della commessa di YPFB, per la fornitura di tre impianti di perforazione in Bolivia.
L’ebitda è stato negativo per 18,8 milioni, in crollo di 81,2 milioni da un ebitda positivo per 62,3 milioni nel primo semestre 2016, con la conseguenza di registrare una perdita netta di ben 118,3 milioni (da una perdita di 23,6 milioni nel semestre 2016). Un risultato dovuto anche dalla svalutazione delle imposte differite attive (derivanti da perdite fiscali e da variazioni temporanee) per circa 12 milioni a a seguito delle valutazioni di recuperabilità effettuate al 30 giugno 2017.
Il tutto accade a fronte di un indebitamento finanziario netto di ben 565,9 milioni (dai 440,9 milioni di fine 2016), con il peggioramento riconducibile prevalentemente al settore oil&gas e al minore volume di cessioni pro-soluto effettuate rispetto a fine 2016.
Già al 30 giugno la maggior parte dei debiti verso banche è stata riclassificata a breve termine, proprio perchè il gruppo ha proposto agli istituti di credito la sottoscrizione di un accordo di standstill, per consentire di gestione il processo di riorganizzazione del settore oil&gas, a fronte del quale, si legge nel comunicato diffuso ieri, “sta operando in un regime di standstill ‘de facto’ rispetto agli importi in linea capitale in scadenza durante il periodo nelle more della definizione di un percorso condiviso con gli istituti di credito finanziatori”.
In ogni caso, si legge sempre nel comunicato, gli amministratori di Trevi hanno approvato la semestrale sul presupposto della continuità aziendale, tenendo conto dei seguenti fatti:
- dell’avanzato stato di definizione, con gli istituti di credito, della sottoscrizione dell’accordo di standstill in relazione alla quale gli istituti di credito coinvolti che rappresentano più del 98% dell’indebitamento finanziario complessivo, per il tramite del loro advisor legale hanno confermato, tramite l’invio di una comfort letter, di avere l’intenzione di sottoporre la proposta dell’accordo di standstill ai propri organi deliberanti (peraltro, alcuni di essi avrebbero già favorevolmente deliberato), pur senza ssumere impegni irrevocabili al riguardo;
- della conseguente disponibilità, da parte degli istituti di credito, a valutare le proposte che saranno avanzate dalla società e a proseguire le negoziazioni in corso per l’ individuazione di una manovra finanziaria che preveda una ridefinizione dell’attuale indebitamento finanziario del Gruppo secondo termini coerenti con il nuovo piano industriale, con lo scopo di addivenire alla sottoscrizione di un accordo di rimodulazione del debito con gli istituti finanziari entro il periodo di durata dello standstill (come eventualmente prorogato);
- dell’attuale mantenimento da parte della gran parte degli istituti finanziari delle linee di credito necessarie per finanziare l’operatività corrente del gruppo;
- della ragionevole aspettativa, sulla base delle interlocuzioni fino a oggi intervenute nonché dell’avanzamento delle trattative sull’accordo di standstill, che gli istituti di credito coinvolti consentano alla Società di operare a valere sulle linee di credito oggetto dello standstill in coerenza con le previsioni dello stesso e con i fabbisogni della società e del gruppo, con particolare riferimento alle linee di credito “per firma”, necessarie alla Società al fine di emettere le garanzie bancarie richieste nell’ambito della propria attività;
- della ragionevole aspettativa che, sulla base delle negoziazioni in corso, l’accordo di rimodulazione dell’indebitamento finanziario possa essere sottoscritto in tempi ragionevoli, auspicabilmente entro il 31 dicembre 2017 (data di scadenza della proposta di accordo di standstill, che comunque prevede la possibilità di essere estesa con il consenso di una percentuale di istituti pari a circa il 70% degli stessi), e che, pertanto, la società e il gruppo potranno disporre di adeguate risorse finanziarie atte a garantire il mantenimento dell’operatività in un prevedibile futuro;
- del mancato intervento degli obbligazionisti nell’assemblea che è stata convocata per il 6 settembre u.s., in prima convocazione, e poi per il 20 settembre u.s., in seconda convocazione, con conseguente impossibilità di raggiungere il necessario quorum costitutivo che può essere letto come un’indicazione circa la mancanza di interesse da parte degli obbligazionisti a far valere le prerogative loro riconosciute ed un implicito riconoscimento dell’attuale situazione di fatto, essendo l’assemblea la sede preposta per esprimere il proprio parere sulle richieste di modifica al regolamento del prestito (inclusa la richiesta presentata dalla Società di sospensione di alcuni articoli del regolamento del prestito ai sensi dei quali gli obbligazionisti potrebbero deliberare di esercitare i rimedi ivi previsti in conseguenza dell’avvio dei negoziati con gli istituti di credito per la sottoscrizione dello standstill);
- delle attività ad oggi intraprese al fine di porre in atto le misure e di raggiungere gli obiettivi previsti dall’aggiornamento del piano industriale 2018-2021.