di Stefania Peveraro
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Dopo la scorpacciata di Npl e Utp dello scorso weekend a valle dell’ormai tradizionale NPL Meeting di Banca Ifis di fine settembre, qualche considerazione sui numeri.
Il Market Watch di Banca Ifis dice che nei bilanci delle banche rimangono circa 164 miliardi tra sofferenze e Utp, 177 miliardi sono già stati stati ceduti ma solamente 11 miliardi sono stati recuperati dal 2015 al 2019, cioé il 6,2%. Ci sono quindi da gestire ancora 330 miliardi di crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez).
In realtà quel numero è anche più alto. Innanzitutto, ci sono 4 miliardi di scaduti da aggiungere ai 164 miliardi di cui sopra, dati questi sempre di Banca Ifis. Inoltre i crediti deteriorati passati di mano sono probabilmente di più.
PwC lo scorso aprile si era spinta infatti ancora oltre e aveva calcolato che a fine 2018 in Italia ci fossero ancora 390 miliardi di euro di crediti deteriorati ancora da gestire, considerando i 188 miliardi nei bilanci delle banche a fine dicembre e 202 miliardi in portafoglio agli investitori (si veda altro articolo di BeBeez). D’altra parte, a fine giugno quei 188 miliardi erano scesi appunto 168 miliardi (compresi gli scaduti), ma nel frattempo sono stati annunciati passaggi di mano di crediti deteriorati per circa 25 miliardi, come indicato nell’ultimo Report di BeBeez sugli NPE ricco di tabelle, pubblicato oggi (scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese). Il che significa che ora stiamo parlando in realtà di una massa di 395 miliardi di crediti deteriorati da gestire, se manteniamo fermo il dato degli 11 miliardi recuperati. Che possono scendere a 380 miliardi, se ipotizziamo un identico tasso di recupero del 6,2% (14 miliardi sul totale di 227 miliardi).
Ora, 50 miliardi di differenza nel calcolo non sono certo pochi, ma quello che forse più conta sottolineare ora è che se finora il grosso delle cessioni ha riguardato le sofferenza, in questi mesi il focus è sugli Utp, perché sui bilanci delle banche, al netto delle rettifiche di valore, pesano orami ben di più delle sofferenze. L’Insight View di BeBeez dello scorso 16 settembre (scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese) sui bilanci dei primi sette gruppi bancari italiani a fine giugno 2019, indicava che gli Utp lordi pesavano in media per il 44% sul totale, ma che livello di esposizione netta quelle stesse banche a fine giugno avevano in portafoglio crediti deteriorati per un totale di 51,9 miliardi, con gli Utp che erano scesi a 29,5 miliardi, andando a pesare sul totale dei crediti deteriorati netti per il 57% contro sofferenze nette per 21,9 miliardi.
E gli Utp vanno gestiti in fretta, altrimenti diventano Npl. E, visto che in termini di valore la maggior parte di questi crediti riguarda aziende, è meglio che si trovi un modo efficiente di gestirli. Sinora abbiamo visto gli investitori specializzati lavorare con approccio single name. Il che significa ristrutturazione e rilancio industriale e finanziario delle aziende per poter quindi recuperare anche i crediti. Ma come si fa ad applicare questo metodo ai portafogli miliardari che stanno per passare di mano? Siamo molto curiosi di capirlo.