illimity Bank volta pagina. Dopo essere stato un attore di riferimento nel mercato italiano degli npl, dando un importante aiuto alle altre banche italiane ad alleviare il peso dei crediti detreiorati sui rispettivi bilanci, l’istituto nato nel 2019 per iniziativa del ceo Corrado Passera e di un gruppo di stretti collaboratori ha deciso di non investire più in nuovi portafogli di npl.
L’annuncio lo ha dato lo stesso Passera in occasione della call di presentazione dei dati per il 2023 tenuta venerdì scorso (si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione per gli analisti), che ha messo a segno un utile netto record di 104 milioni di euro in crescita del 39% rispetto all’anno precedente.
E per mercare ulteriormente la discontinuità rispetto al modello business seguito finora, illimity ha anche deciso di cambiare nome alla divisione guidata sempre da Andrea Clamer (che di illimity è co-fondatore), da Distressed Credit a Specialised Credit, sottolineando come il core business della divisione passi dai Gone Concern (le sofferenze originate da aziende defunte o sul punto di esserlo) ai Going Concern quindi crediti ancora performing, lasciando supporre che il focus dell’attività saranno gli Stage 2 e i crediti garantiti da asset immobiliari e altri beni ipotecabili.
Non che la divisione Distressed andasse male, tutt’altro. Anche nel 2023 si è confermata principale contributore ai rusultati del gruppo, con un utile pre tasse di area di poco inferiore a 109 milioni di euro (si veda tabella a lato), Ma il 38% del risultato è divuta a rivalutazioni, confermando il trend emerso nel terzo trimestre 2023 (si veda altro articolo di BeBeez) e la redditività si andava comunque riducendo progressivamente. Inoltre, riconosce lo stesso Passera: “L’andamento del settore distressed si va facendo in prospettiva decisamente meno attraente, per cui abbiamo accelerato un riposizionamento che ci vede ancor più presenti sul mercato specializzato del credito asset-based performing”. Parole che in un certo modo ufficializzano le difficoltà di un mercato, quello degli NPL, già segnalate nella cover story del numero 1 di BeBeez Magazine del 4 marzo 2023 e nel corso dell’anno manifestatesi con maggiore evidenza. Si veda in proposito anche l’intervista concessa lo scorso novembre a BeBeez Magazine dal ceo di doValue, Manuela Franchi.
Di conseguenza già nell’ultimo trimestre del 2023 illimity aveva drasticamente ridotto l’investimento iun nuovi portafogli di NPL, clato del 30% rispetto al trimestre scorso, e che a fine anno pesano per non più del 4% sugli asset tiotali della banca (7% quello degli UTP) altro fattore alla base del cambio di denominazione dell’area guidata da Clamer, che così ha spiegato in esclusiva a BeBeez i fattori alla base della decisione: “L’investimento in NPL oggi è limitato da tre fattori. Il primo è la scarsità di asset sul mercato, visto che le banche sono in ottima salute e gli NPE ratio sono bassissimi. Nel frattempo il costo delle raccolta è molto aumentato, il che ne riduce molto la redditività visto che i flussi di cassa degli npl sono prestabiliti come in un titolo a tasso fisso. E poi c’è il calendar provisioning, che obbliga le banche a onerose svalutazioni sui crediti di dubbia esgibilità”.
illimity quindi non solo non investirà ulteriormente in NPL ma nel corso dell’anno precederà a vendere quelli ancora in portafoglio. Con riferimento al book complessivo di NPE investments, la divisione prevede di dismettere un valore di circa 3 miliardi di euro lordi, dopo le cessioni già effettuate. Ma su quali asset punterà l’area Specialised Credit? “Investiremo in UTP e Stage 2 single name relativi ad aziende che necessitano di una ristrutturazione e di un rilancio, e titolari di asset che possono fungere da garanzia, quindi immobili strumentali o impianti come nel caso delle energie rinnovabili. Non escludiamo di cartolarizzare alcuni di questi asset”, risponde Clamer.
Della svolta di illimity non dovrebbe risentire ArecNeprix, la società di servicing del gruppo, la cui attività sui portafogli di crediti distressed affidati non subirà cambiamenti, come dichiarato nella presentazione dallo stesso Clamer. D’altra parte la redditività di ARECneprix, malgrado un mercato del servicing più difficile, è migliorata con un ebitda, circa 16 milioni di euro, in rialzo del 38% sul 2022, grazie all’aumento del business non captive, che rappresenta il 68% degli asset in gestione, in aumento dal 29% dal 2022. Nel corso del 2023, infatti, ARECNeprix ha ulteriormente consolidato il proprio posizionamento quale terzo operatore italiano nel mercato del servicing e gestione dei crediti UTP corporate. In particolare, si ricorda che lo scorso ottobre la società ha assunto il ruolo di unico arranger, advisor, asset manager e special servicer nel nuovo fondo mobiliare ad apporto Olympus Fund2 (si veda altro articolo di BeBeez).
D’altra parte il forte aumento del costo della raccolta, evidenziato da una spesa per interessi cresciuta del 168% rispetto al 2022, non peremtte più di investirer in asset di incerta redditività, e ciò ha reso necessario un cambio di rotta verso i segmenti in crescita del credito performing, come evidenziano i risultati della divisione Growth Credit diretta da Enrico Fagioli Marzocchi, il cui utile pre-tasse è aumentato del 50% rispetto al 2022, anche grazie a un aumento del 40$ dei volumi del factoring, e ad altri business come l’investment banking, diretto da Fabiano Lioni, in progresso del 20%.
Anche il versante hi-tech del business di illimity si avvia a dare frutti tangibili. Hype ha registrato un aumento della base clienti del 6% anno su anno, e del 29% del numero di transazioni, con riflessi positivi sulla
redditività, più che dimezzando la perdita dell’anno precedente con prospettive di un ulteriore significativo progresso verso il punto di pareggio nel 2024.
Analogo discorso vale per b-ilty, la web bank del gruppo, che ha raggiunto i 309 milioni di euro di crediti verso clientela (+43% t/t e +524% a/a) in costante aumento da inizio anno, con una profittabilità in progressivo aumento ed un utile prima delle imposte anch’esso atteso raggiungere il breakeven nel 2024.
Nel frattermpo Quimmo, la piattaforma online di compravendite immobiliari fsavente capo ad Abilio spa, ha consolidato la propria leadership nel campo dell’intermediazione immobiliare giudiziale con quote di mercato in costante crescita. Nel maggio dello scorso anno è inoltre proseguita la strategia di sviluppo nel mercato dell’intermediazione immobiliare non giudiziale anche attraverso la partnership strategica siglata dalla stessa Abilio con COIMA, che ha visto il gruppo immobiliare guidato da Manfredi Catella entrare con il 18% nel capitale di Abilio conferendo il 100% di Residenze Porta Nuova, società dedicata alla commercializzazione e locazione di asset residenziali di pregio a Milano, costituita da Coima sgr nel 2009 con l’obiettivo iniziale di gestire il collocamento residenziale di Porta Nuova a Milano, ma che poi ha appunto ampliato l’attività su tutta l’area della città (si veda altro articolo di BeBeez).
Risultati che l’anno scorso sono stati putroppo controbilanciati dal già citato forte aumento del costo della raccolta, e che ha fatto sì che il risultato operativo del gruppo sia progredito soltanto dell’1% rispetto all’anno precedente, con un aumento del cost/income ratio dal 60 al 63%, e facendo sì che la crescita dell’utile netto sia ascrivibile esclusivamente alle rivalutazioni avvenute in seno all’area ex Distressed Credit. E’ il motivo per cui il mercato non ha reagito proprio positivamente (-1,4% il titolo venerdì a Piazza Affari) ai risultati ottenuti nel 2023 da Passera & C, con gli investitori evidentemente in attesa dei primi risultati dei nuovi sviluppi decisi ai piani alti di Via Soperga. Appuntamento alla prossima trimestrale.