Emilio Tadini (1927 – 2002, Milano, Italia) è considerato una delle personalità più originali del panorama culturale italiano del secondo dopoguerra. Era un poeta, romanziere, saggista, critico d’arte, giornalista e pittore, nelle parole
dell’amico e contemporaneo Umberto Eco, “Uno scrittore che dipinge, un pittore che scrive”.
Nel 1947 debuttò con una poesia nella rivista Politecnico di Elio Vittorini, a cui seguirono intensi critici
e scritti teorici sull’arte. Dal 1963 al 1993 Tadini pubblicò quattro romanzi e un volume di poesie. Era
accanto alla sua opera critica e letteraria, dalla fine degli anni ’50 Tadini iniziò a dipingere. La sua prima mostra personale nel 1961 alla Galleria del Cavallino di Venezia, seguita da una mostra collettiva con Mario Schifano, Valerio Adami e Lucio Del Pezzo presso lo Studio Marconi di recente apertura, Milano nel 1965. Sebbene stilisticamente “pop”, Tadini, piuttosto che la pop art americana consumista, era attratto dalla pop art britannica introspettiva, personale e a volte intellettuale come Ronald Kitaj, Peter Blake, David Hockney e Allen Jones, ma anche quello di Francis Bacon, Patrick Caufield e le narrazioni figurative di Valerio Adami e Hervé Télémaque. Tadini ha sviluppato uno stile distintivo di pittura grafica producendo cicli tematici di opere come romanzi serializzati che raccontano una storia; Color & Co. (1969), Journey in Italy (1971) e Archeology (1972), di cui gli esempi sono esposti in questa mostra. Seguiamo provvisoriamente il protagonista in “Life of Voltaire” (1967) il primo ciclo su larga scala in un mondo fantastico e onirico, i personaggi e gli oggetti di tutti i giorni sono giustapposti al surreale, al fumetto
con la tragedia e il fantastico con il banale. Con influenze del cubismo e del surrealismo, apparentemente
immagini semplici e dirette nascondono una molteplicità di significati, affrontano principi metafisici e
filosofia, flussi pittorici di coscienza che si sviluppano su tutta la serie: da un’immagine emerge
altri che lo modificano e lo alterano.
Con un’abilità magistrale Tadini controlla due tipi di linguaggi, quello visivo e quello letterario, il suo lavoro è un luogo di convergenza per le due forme di espressione.
Durante gli anni ’70 espone in mostre personali a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, Stati Uniti e
America Latina, sia in gallerie private che in spazi pubblici e musei. Nel 1978 e 1982 Tadini partecipò
alla Biennale di Venezia, e nel 1986 ha tenuto una grande mostra personale alla Rotonda di via Besana a Milano. A partire dall’autunno 1995 all’estate 1996 una grande mostra retrospettiva itinerante ha avuto luogo nei musei di
Stralsund, Bochum e Darmstad. Nella primavera del 2005, il Museo della Villa dei Cedri a Bellinzona aveva un grande retrospettiva postuma del suo lavoro. La sua straordinaria gamma di discipline comprendeva anche la scultura, il design tessile e dell’arredamento, nonché la pubblicità; collaborando con varie aziende come Renault e Gazzetta dello Sport creando ad esempio l’immagine dell’84 Giro d’Italia. Emilio Tadini è nelle collezioni permanenti della Galleria Civica di Modena, Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma, Museo del Novecento, Milano e Mambo – Museo dell’Arte moderna, Bologna.