L’annunciazione. Antonello da Messina.
A Milano a Palazzo Reale una mostra, aperta il 21 febbraio scorso, del grande artista quattrocentesco, Antonello da Messina (1430-1479), raffinato innovatore, con uno sguardo alla luce e al paesaggio del Mediterraneo e una prospettiva nuova, che viene dal nord, dal mondo fiammingo, grazie ai bastimenti che arrivano due volte l’anno nello Stretto, al riparo da correnti pericolose. Una singolare sintesi che si declina in tavole piccole, dettagliate, quasi miniature per certi aspetti, insolite per la pittura italiana, smalti lucenti che diventano volumi, e ritratto non più solo frontali o di profilo ma di tre quarti. Piccole opere mozzafiato che l’allestimento raffinato, grazie anche ad un’accorta retroilluminazione delle tavole più piccole, a cura di Cesare Mari, aiuta a gustare, creando un effetto quasi prospettico di raccoglimento che indirizza lo sguardo. Grandi campiture grigio intenso e inserti di colore che cambiano di sala in sala con gigantografie che ‘esplodono’ particolari dell’opera o delle poche opere presenti in ogni sala. Un’occasione preziosa per riscoprire un autore forse poco celebrato. La mostra ha il merito di indagare in modo scientifico questo artista che ha avuto un’influenza importante nella storia dell’arte per il ritratto e la diffusione dell’olio in Italia. Le già 11 mila prenotazioni della scorsa settimana confermano l’interesse del pubblico per questa esposizione che sarà aperta fino al 2 giugno, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa, prodotta dal Comune di Milano, Palazzo Reale e MondoMostre Skira (il catalogo è comprensivo di tutte le opere di Antonello da Messina). Sono 19 – delle 35 esposte – le tavole attribuite al maestro in mostra a Milano grazie a importanti prestiti anche internazionali, operazione che ha richiesto non poco lavoro – basti pensare che alcune opere vengono dalla National Gallery di Londra e Washington, dal Museo Statale di Berlino, dagli Uffizi, dal Louvre dal Prado e ovviamente da Palazzo Abatellis – affiancate da alcune opere di autori ispirati al pittore siciliano. Con Milano Antonello da Messina ha d’altronde un legame e la sua arte influenzò quella lombarda anche se non andò a buon fine il progetto di Cicco Simonetta, Cancelliere degli Sforza, di sostituire il defunto Zanetto Bugatti a corte. Secondo il curatore l’ascesa di Antonello da Messina in parte è legata alla permanenza a Venezia dal 1474 a contatto con la pittura di Bellini. La mostra fa luce sulla storia di questo pittore praticamente sconosciuto sino a metà dell’Ottocento – sebbene menzionato dal Vasari – quando lo storico dell’arte e padre dell’attribuzionismo Giovan Battista Cavalcaselle comincia a disegnare quadretti di questo artista e ad annotarne le caratteristiche, realizzando il primo catalogo delle opere dell’artista. Si è formato nell’ambiente napoletano e, secondo il Vasari, nelle Fiandre appunto, ha appreso la tecnica a olio diffondendola in patria. In mostra anche 7 taccuini e 12 fogli custoditi alla Biblioteca Marciana, guida nel percorso di Antonello che la mostra ha ottenuto in cambio del restauro. Uno dei problemi della conoscenza della sua arte sono infatti legati ai terremoti che hanno scosso la Sicilia e hanno distrutto e disperso molti dei lavori del siciliano. Singolare l’Annunciata di Palazzo Abatellis, straordinario e delicato primo piano, dominato dall’azzurro del manto, senza l’arcangelo realizzata tra il 1475-6 – una seconda è a Monaco – dove prevale la dimensione interiore, raccolta. La cifra della pittura di Antonello sembra essere la compostezza, un’eleganza sobria, emozionante per l’essenzialità e pulizia delle linee con un’attenzione e un virtuosismo legato ai particolari straordinari. E’ il caso della Madonna con Bambino del 1480 firmata dal figlio Jacobello, dopo la morte del padre che in atto di devozione scrive, ‘Jacobello, pittore non umano mi fece’. Struggente la visione delle dita della Vergine dalla trasparenza del vetro o il ciondolo di corallo del bambino. La mostra si apre con il San Girolamo nello studio (1475 ca.), illuminato da bifore e vani ad arco che prospetticamente aprono su finestre che lasciano scorgere la campagna siciliana e sono attraversati dall’amico del santo, il leone. Grazie alla tecnica ad olio c’è quasi una visione fotografica, basti osservare il pavimento riprodotto, tipicamente siciliano con piastrelle bianche e grigie, con alternanza di rettangoli e losanghe verdi, senza contare alcuni animali che si stagliano in modo quasi tridimensionale, come il pelo di un gattino di profilo. Le tavole di Antonello da Messina sono molto dense e occorre sostare e tornare per mirare i singoli particolari, come tanti micro quadri nel quadro. Diversi i ritratti che simboleggiano ‘l’uomo nuovo’ del Rinascimento come Ritratto d’uomo (1470 ca.), meglio conosciuto – non dallo storico Roberto Longhi, che rifiutava questa identificazione – come Ritratto di ignoto marinaio, la Gioconda per il sorriso beffardo, del pittore siciliano. Importanti anche alcune Madonne come la Madonna Benson (1475 ca.), e la Madonna con il Bambino e due angeli reggicorona (1471-1472), parte del Polittico dei Dottori della Chiesa, nella quale i due angeli dovrebbero più che altro reggere l’ampia e sfarzosa veste. Tra le opere dal sapore mistico l’Ecce homo (1475), la Crocifissione con le schiene dei due ladroni inarcate (1465 ca.) e il Cristo morto sorretto da tre angeli (1476-1477).
A cura di Giada Luni.