L’Antico e l’Avanguardia, gli Happening anni Settanta e l’architettura di Pistoia, e ancora le amicizie, le collaborazioni, le grandi esposizioni con Aurelio Amendola. Un’antologia. Michelangelo, Burri, Warhol e gli altri.
Bebeez ha partecipato alla presentazione stampa dell’8 febbraio scorso della Fondazione Pistoia Musei che ha inaugurato nelle sedi di Palazzo Buontalenti e dell’Antico Palazzo dei Vescovi una grande antologica a cura di Marco Meneguzzo e Paola Goretti in programma fino al 25 luglio prossimo.
Una raccolta di circa 300 opere per raccontare 60 anni di carriera di uno dei grandi maestri della fotografia italiana, fotografo di provincia, artigiano, che ha assunto un respiro internazionale diventando fotografo d’arte dopo aver fotografato nel 1964 il pulpito di Giovanni Pisano nella Chiesa di Sant’Andrea e in particolare dopo l’incontro con il noto scultore pistoiese Marino Marini che, come ci ha raccontato lui stesso, gli chiese di far vivere le sue opere. Presente e passato convivono, si intrecciano nel lavoro di Amendola, attraverso la luce che la fotografia cattura e restituisce all’opera d’arte. Per questo fotografo infatti “L’antico e il contemporaneo si intrecciano, si sovrappongono, si baciano. Tutto coesiste, tutto si allaccia, tutto si sposa”.
La mostra si svolge su due delle sedi della Fondazione Pistoia Musei, a Palazzo Buontalenti dove vi sono le foto di artisti al lavoro, del passato e del presente, tra cui artisti amici del Maestro; e all’Antico Palazzo dei Vescovi, dove il focus è su Pistoia, dall’architettura in particolare con l’omaggio al Pulpito di Giovanni Pisano (che Amendola ha fotografato anche nel 1970) fino ai contemporanei Giovanni Michelucci; scorci della città; artisti dei quali ci sono i ritratti come Jorio Vivarelli o anche artisti internazionali che con questa città hanno avuto un legame particolare.
Un breve viaggio nella città con un allestimento di forte suggestione in un bianco e nero ricco di sfumature dove l’arte fotografica dialoga con la pietra dell’edificio e la luce trasmette il codice per un incontro tra il patrimonio del passato e i codici della modernità. La personale è stata ideata dalla Fondazione Pistoia Musei che fin dalla sua nascita ha destinato importanti fondi al mondo dell’arte e cultura ritenendole essenziali per lo sviluppo del territorio non solo in chiave economica e da Pistoia Eventi Culturali che vuole rendere omaggio a un concittadino che rappresenta un caso di successo.
Tra l’altro, come ha sottolineato il nuovo Presidente della Regione Toscana con delega alla cultura, Eugenio Giani, Pistoia dal 2017 quando è stata capitale della cultura, sta facendo un lavoro intenso di promozione del proprio territorio. A breve accanto a Palazzo Buontalenti, all’Antico Palazzo dei Vescovi, dov’è in corso un progetto di restauro per valorizzarne il ruolo museale, e a Palazzo dei Rossi dove si è svolta la conferenza, sarà aperto anche Palazzo San Salvatore.
Vale la pena ricordare che in contemporanea, a Palazzo dei Rossi, è di scena la Mostra Pistoia Novecento. Sguardi sull’arte del secondo Dopoguerra fino agli Anni Duemila che dialoga idealmente con l’Antologica di Amendola, per la presenza di tanti artisti comuni ai due percorsi e aiuta a disegnare il quadro di riferimento dagli artisti del Cenacolo di Pistoia, a coloro che fecero poi riferimento alla Galleria La Strozzina a Firenze, uscendo da un’arte strettamente militante, fino ad abbracciare un nuovo realismo e ad enfatizzare ora l’oggetto e l’immagine – come recita una sezione dell’esposizione – con ad esempio Roberto Barni e Remo Gordigiani; ora a lasciar spazio all’astrazione.
Aurelio Amendola, ragazzo degli Anni Quaranta del Novecento, racconta l’artigianalità e la tecnica della fotografia, il genius loci e il respiro internazionale, la coesistenza dell’antico e del contemporaneo, lontano dal modello documentaristico con un’attenzione alla grazia, alla sensualità ma anche alla misura, come ha ricordato la curatrice Paola Goretti, sottolineando che la sua foto non è la rappresentazione della realtà o dell’opera d’arte, sconfessando così molte teorie del Novecento sulla riproducibilità dell’arte a partire dalla tecnica.
Secondo la Goretti, Amendola è l’aura, il mistero della presenza non della rappresentazione, cogliendo l’essenza di quanto ha fotografato non interpretandolo ed insieme la sua fotografia è relazione, a partire dal rapporto intimo con tanti artisti, come Burri e Vedova, suoi amici e del passato. In particolare a tal riguardo si deve ricordare la parola Happening con la quale Amendola intende una sequenza fotografica presa nello stesso luogo e nello stesso momento. I soggetti sono quasi sempre degli artisti durante l’esecuzione di un’opera o di una performance. Noto per essere il fotografo di Michelangelo, al quale ha dato una nuova luce, come se ormai lo sguardo sul grande scultore passasse anche attraverso l’obiettivo di Amendola. Sostando davanti ai suoi scatti si ha al contempo la misura dell’emozione lirica, vivida, sensuale e la misura classica, sobria.
a cura di Ilaria Guidantoni