Il mercato dell’arte non è immune al coronavirus: tra fiere annullate o rinviate, vendite posticipate o spostate, la malattia sta avendo gravi conseguenze anche per questo settore. E ovviamente il primo impatto sarà sull’arte asiatica, in particolare quella cinese.
Secondo un studio di ArtPrice, l’arte contemporanea e la pittura a olio cinese nel 2019 avevano registrato transazioni per un controvalore record di 1,29 miliardi di dollari distribuiti su 7 mila lotti venduti, in aumento del 3,3% sul valore del 2018 e raggiungendo il massimo di sempre. Su questo totale, le aste di Hong Kong hanno pesato per la maggior parte con transazioni complessive per 819 milioni e 2200 lotti venduti e questo nonostante le tensioni sociali della seconda metà dell’anno.
Sul fronte delle fiere, l’annullamento dell’Art Basel Hong Kong di fine marzo è stata un duro colpo per l’economia di Hong Kong, dal momento che l’evento rappresenta una piattaforma commerciale fondamentale. A ciò si è aggiunta anche la cancellazione della fiera satellite Art Central, che avrebbe sempre dovuto tenersi a Hong Kong. Per cercare di salvare almeno in parte la fiera, Art Basel Hong Kong ha pensato a una sua edizione online, con sale di visualizzazione delle opere aperte dal 20 al 25 marzo 2020 e giorni di accesso VIP dal 18 al 20 marzo (si veda altro articolo di BeBeez).
Un altro effetto collaterale del coronavirus è stato il rinvio delle vendite da parte delle case d’asta. Christie’s e Bonhams per esempio hanno posticipato rispettivamente a fine maggio e a data da definirsi le loro aste di arte asiatica programmate per questo mese, temendo l’assenza dei collezionisti asiatici. Anche le case d’asta cinesi China Guardian e Poly Auction intendono spostare le vendite di primavera ad aprile, o addirittura a maggio 2020. Nessun rinvio per Sotheby’s, ma solo uno spostamento delle aste al 16 aprile a New York, nell’Upper East Side di Manhattan. Ad ogni modo, organizzare aste online può essere una strada percorribile per diminuire l’impatto del virus sui fatturati delle case d’asta.
Più in generale, il mercato dell’arte globale risentirà sicuramente degli effetti del Coronavirus, anche perché, secondo Artprice, Hong Kong costituisce il quarto mercato mondiale delle aste, con un fatturato di 1,33 miliardi di dollari, pari al 10% di quello globale sulle opere d’arte, mentre se si considera l’intera Cina, allora si trova al secondo posto nella classifica complessiva del turnover delle aste con 4,1 miliardi di dollari, dopo i 4,6 miliardi degli Stati Uniti (si veda qui il Report ArtPrice 2019). Ancora è presto per stimare l’effetto del virus sul mercato mondiale dell’arte, considerato che sono stati colpiti duramente anche Medio Oriente ed Europa, soprattutto l’Italia.
Non bisogna poi dimenticare l’impatto del Coronavirus sull’arte in termini di chiusure di musei, siti archeologici e città d’arte, come sta avvenendo nel nostro paese. Anche qui, il digitale può essere di aiuto. A Bologna il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ha lanciato l’iniziativa 2 minuti di MAMbo: un format di engagement digitale che prevede l’implementazione di nuovi contenuti video girati con una tecnologia basica, lo smartphone, dentro il museo o da remoto, accompagnati dall’hashtag #smartMAMbo. Sino a domenica 5 aprile verrà pubblicato un nuovo contributo sul canale YouTube MAMbo Channel, poi rilanciato su Facebook, Instagram e Twitter (si veda qui il comunicato stampa). E poi è prevista una visita virtuale alla Pinacoteca di Brera a Milano, alla Galleria degli Uffizi a Firenze, ai Musei Vaticani a Roma.
Quanto all’estero, stando a casa si possono comunque visitare per esempio il Museo Archeologico di Atene, il Prado di Madrid, il Louvre di Parigi, il British Museum di Londra, la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery of art di Washington e l’Hermitage di San Pietroburgo.