
Fino al 18 giugno 2023 Fondazione Palazzo Strozzi a Firenze presenta Reaching for the Stars. Da Maurizio Cattelan a Lynette Yiadom-Boakye, mostra, curata da Arturo Galansino, direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, che propone una selezione di opere dei più importanti artisti contemporanei internazionali, tra cui Maurizio Cattelan, Sarah Lucas, Damien Hirst, Lara Favaretto, Cindy Sherman, William Kentridge, Berlinde De Bruyckere, Josh Kline, Lynette Yiadom-Boakye, Rudolf Stingel celebrando a Firenze i trent’anni della Collezione Sandretto Re Rebaudengo, una delle più famose e prestigiose collezioni italiane d’arte contemporanea.
Reaching for the Stars esplora le principali ricerche artistiche degli ultimi cinque decenni attraverso una costellazione di opere che verranno esposte in tutti gli spazi di Palazzo Strozzi, dal Piano Nobile alla Strozzina, con una speciale nuova installazione per il cortile rinascimentale. Tra pittura, scultura, installazione, fotografia, video e performance, il progetto esalta il dialogo tra Palazzo Strozzi e l’arte contemporanea proponendo ai visitatori un percorso alla scoperta delle grandi stelle dell’arte globale degli ultimi anni insieme a uno sguardo alle più giovani generazioni.
La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Main Supporter Fondazione CR Firenze; sostenitori il Comune di Firenze, la Regione Toscana, la Camera di Commercio di Firenze, Intesa Sanpaolo e il Comitato dei Partner di Palazzo Strozzi; con il contributo di Città Metropolitana di Firenze, il supporto di Maria Manetti Shrem e di Gruppo Beyfin..
Un allestimento di grande impatto e allo stesso tempo lineare, pulito, di respiro, che permette alle opere di dialogare con il palazzo rinascimentale in modo dialettico ma non stridente nonché tra di loro. Ben scandite le sezioni nelle quali si articola con pannelli informativi chiari e sintetici, fruibili anche grazie ad un’illuminazione indovinata quanto non scontata. Completa la mostra il bel catalogo con il missile in copertina, elegante e ben bilanciato tra immagini e testi critici.
Attraverso la prospettiva di oltre 50 artisti provenienti da tutto il mondo, il percorso è un’occasione per riflettere sul presente e il futuro dell’arte, restituendone in modo aperto la varietà, l’evoluzione e il suo rapporto con la società contemporanea.
Clicca qui sopra per vedere il video della mostra
e l’intervista a Patrizia Sandretto Re Rebaudengo,
a cura di Giuseppe Joh Capozzolo
La visita comincia nel cortile rinascimentale dove sembra incastrato GONOGO, nuova installazione dell’artista Goshka Macuga: un monumentale razzo spaziale che invita a un viaggio dai molteplici significati.
Notevoli le opere dell’arte britannica di artisti come Damien Hirst, artista di Bristol che vive e lavora tra Londra e Devon, e la sua prospettiva rovesciata e inscatolata di una scrivania; ma anche Love is Great con le sue farfalle su sfondo turchese. Nei suoi butterfly painting quelle farfalle imprigionate alludono a una riflessione sulla vita e sulla morte, mentre lo sfondo turchese evoca il cielo o il mare del naufragio ma anche il mondo ultraterreno se ci si rifà alla tradizione egizia.

Interessante il lavoro di Glenn Brown di Hexham del Regno Unito che vive e lavora a Londra che trae spunti sia dalla storia dell’arte sia dalla cultura popolare manipolando le fonti in modo da non renderle facilmente riconoscibili, evidenziando uno stato di alienazione. È questo il caso di Ariane 5 si è ispirato al dipinto del 1875 con cui Bertalan Szèkely, pittore romantico ungherese, commemorò Armin, figlio morto prematuramente. La figura viene rovesciata da Brown creando sgomento in una chiave surreale. Ci sono, tra gli altri Anish Kapoor, che rimane impressionato nella festa dei colori in India dove vengono lanciati pigmenti; e Sarah Luca; insieme a un’ampia selezione di lavori di Maurizio Cattelan, centrale per un’esplorazione dell’arte italiana che è anche il manifesto della mostra con l’opera La rivoluzione siamo noi (dettaglio) del 2000.
L’artista ha appeso per il bavero la propria caricatura in cera a un appendiabito disegnato dall’architetto modernista Joseph Breuer: il manichino indossa un vestito in feltro, citazione di un’opera di Joseph Beuys del 1970, Abito di feltro che connotava immediatamente l’artista sciamano. Anche il titolo si riferisce a una sua performance ospitata a Napoli nel 1971 dalla Modern Art Agency di Lucio Amelio. Ci appare quasi come una crocefissione irriverente con il protagonista sotto una stella cometa con la stella a cinque punte delle BR.

Nel panorama nazionale colpiscono artiste come Lara Favaretto e Paola Pivi milanese che vive in Alaska ad Anchorage, nota per le sue installazioni di animali bianchi che riflette sul tema del rapporto tra uomo e natura. Nell’opera presente a Strozzi l’orso di “Mi hai mai visto prima?” che ricorda il Baloo disneyano ma in poliuretano e non in peluche e ha la pelliccia in piume di pulcino. Un contrasto che crea un corto circuito tenero e grottesco ad un tempo e forse indica la fragilità del grande animale a rischio estinzione per lo scioglimento dei ghiacci polari. Il suo realismo magico è insieme suggestione emotiva e messaggio subliminale. In parallelo si snodano sezioni dedicate all’identità, al corpo e alle mitologie del presente, affrontando temi come la fragilità e l’alienazione, le discriminazioni razziali e di genere, la relazione tra collettività e individualità e anche il ritorno alla figurazione come si evince dalle tre tele di Lynette Yiadom-Boakye, artista nato nel 1977 a Londra dove ancora oggi vive e lavora, di origine ganese, che prende spunto dalla propria memoria e immaginazione per costruire attraverso le specificità del linguaggio pittorico i tratti fisici e psicologici dei protagonisti dei suoi quadri.

Le sue tre figure legate dal fil rouge della danza, dove la tradizione europea della figura si colora di toni espressionistici, con una grande attenzione alla tecnica pittorica e all’uso del colore come identificativo. In questa sezione le opere iconiche di Cindy Sherman, Barbara Kruger, Pawel Althamer, Josh Kline, Shirin Neshat autrice iraniana che vive e lavora a New York dopo essersi trasferita a Berkeley in California per studiare arte, forse la prima del mondo musulmano ad imporsi come artista sulla scena internazionale. Molto interessanti i suoi lavori cinematografici di cui uno è in mostra dove il corpo femminile è al centro. Shirin In questo contesto non poteva mancare un’artista come Vanessa Beecroft, nata a Genova nel 1969, della quale è esposto un disegno del 1995, matita e acrilico rosso su tela che rivela quanto il corpo femminile sia al centro dell’interesse dell’artista: una silhouette esile e fragile ci trasmette un senso di malinconia indifesa in anni in cui si comincia a parlare di disturbi alimentari, anoressia e bulimia in particolare.
Negli spazi della Strozzina, le opere più d’avanguardia con ampio spazio alla video arte con le opere ad esempio di William Kentridge, nato a Johannesburg dove vive e lavora. Colpisce l’installazione di Hans-Peter Feldmann, artista tedesco che vive e lavora a Düsseldorf con 9/12 Front page 2001, 151 prime pagine di quotidiani incorniciate del 12 settembre quando in tutto il mondo fu diffusa la notizia dell’attacco alle Torri Gemelle, un evento di grande impatto anche in termini di immagini. L’artista ci invita a riflettere sul rapporto tra realtà e rappresentazione e al di là delle fotografie non si può fare a meno di provare a leggere i titoli delle lingue che si conoscono e colpisce ad esempio come il quotidiano arabo el-nahār, il giorno, titola “Guerra contro l’America” e non facendo riferimento semplicemente a un attentato.
Reaching for the Stars nasce con la volontà di creare una piattaforma di sperimentazione e partecipazione. Le opere della collezione e le nuove produzioni create per la mostra si uniscono a un ampio programma di attività e progetti con gli artisti protagonisti di talk e workshop, assieme a numerose attività per coinvolgere il pubblico.
a cura di Ilaria Guidantoni