La cantautrice fiorentina Letizia Fuochi, raccontatrice di storie, come ama definirsi, canta Chavela Vargas, sciamana, cantora e grande artista latino-americana – messicana originaria del Costa Rica nata nel 1919 e scomparsa nel 2012 – musa ispiratrice di passioni, leggende e umanità. Nei cento anni dalla sua nascita Letizia Fuochi ha dato vita ad una serie di concerti che poi hanno costruito l’album, il secondo prodotto da Materiali Sonori, un atto di profonda gratitudine verso un’artista che ha saputo rompere il silenzio della solitudine e trasformarlo in un atto supremo di libertà. Letizia, voce e chitarra, si sente autrice e non semplice interprete delle sue canzoni, di cui ha fatto proprio lo spirito dedicandolo a tutte le donne e alla luna. Il cd è realizzato con Francesco Frank Cusumano alle chitarre ed Ettore Bonafé, che suona diversi strumenti, congas, def muto, bongò, shaker, block e cembalo.
Siamo riusciti a raggiungere Letizia telefonicamente che si concessa per noi una pausa in questo tempo così strano nel quale non si è persa d’animo un momento: “Cerco di essere propositiva, di mantenere la lucidità e la consapevolezza. Non so sono né pessimista né ottimista e a dire il vero preferisco essere oltre anche l’ingenuità e l’interpretazione di comodo della realtà”.
L’album è raffinato, grazie anche ad un lavoro incredibile che la cantautrice ha svolto sulla sua voce, rendendola a tratti irriconoscibile e non è una critica ma l’apprezzamento nei confronti di un’artista che sta un passo indietro rispetto a Chavela Vargas. E’ interprete ma anche autrice Letizia Fuochi nel senso che depura la passionalità sanguigna della cultura popolare e rivoluzionaria del sud America per coglierne la profondità, sfrondata da ogni elemento di folclore, restituendoci una drammaticità sottile e non veemente, troppo facile da cogliere al volo ed esserne trascinati. La Fuochi sceglie una via più difficile, chiedendo uno sforzo all’ascoltatore, una passione che nasce sottile nelle pieghe della voce e in note che sembrano allungarsi.
Questo periodo per i musicisti sembra sospeso, nebuloso ma per chi sa reinventarsi estremamente fecondo. So che sei impegnata in un progetto del quale mi piacerebbe che ci parlassi.
“Si intitola “Consultazioni musicali al telefono” – ma esiste anche la versione con la poesia – messo a punto dal Théâtre de la Ville di Parigi con il Teatro della Pergola di Firenze, che da anni collaborano. Io sono stata coinvolta e scritturata insieme ad altri per una sorta di seduta musicale con coloro che si prenotano non solo dall’Italia per una chiacchierata telefonica, a metà tra una seduta di musicoterapia e un suggerimento culturale. Per l’utente il servizio è gratuito e la risposta è ottima perché è personalizzata: al termine della chiacchierata, in base è quello che è emerso, canto una canzone e scrivo un report, una sorta di diagnosi con prescrizione che comunico il giorno successivo. L’iniziativa dovrebbe continuare fino alla riapertura dei teatri.”
E’ uscito di recente il tuo nuovo lavoro del quale vorrei ripercorrere la storia.
“L’album avrebbe dovuto accompagnare la mia tournée del 2020, un viaggio iniziato nell’ottobre del 2019 in contemporanea con la registrazione delle canzoni. La scelta di dedicarmi a questa figura è perché con lei si è fatto chiaro in me il dilemma tra solitudine e libertà che bene rappresenta. Come ebbe a dire Pedro Almodovar suo grande amico, per essere autentici bisogna assomigliare il più possibile al sogno che si ha di sé stessi ed è quello che sto facendo da vent’anni su di me e che Chavela Vargas a mio avviso incarna.”
Musicalmente quali sono le caratteristiche dell’album?
“Innanzi tutto il lavoro che ho fatto sulla mia voce perché ogni canzone è una storia e ho cercato di coglierne la voce dell’anima, restituendola in modo essenziale com’era in uso nelle cantine degli anni Cinquanta, con un accompagnamento semplice legato ai ritmi della musica ranchera, la musica popolare antica del Messico, il duende, con chitarra e percussioni. Ho cercato di trasmettere l’intenzione originaria al di là della lingua spagnola, comprensibile ma sempre altro rispetto alla nostra.”
Come racconterai questo album senza una tournée classica per ora?
“Con un viaggio Sulle ali di Chavela, un percorso messo a punto per l’Inverno fiorentino, che debutterà on line naturalmente il 29 dicembre, tra la Spagna degli anni Trenta, il Sud America, il Messico e Cuba, incontrando i personaggi che sono stati i miei riferimenti, come Pablo Neruda, Garcia Lorca, riferimento della stessa Chavela o Gerda Taro, iniziato nel 2014 con il mio spettacolo Noche nera.”
Tra le canzoni dell’album quale ci vuoi raccontare?
“La Macorina, una delle canzoni più note del mondo latino, con la quale inizio il viaggio dedicata ad una donna cubana molto bella, intelligente ed emancipata, una sorta di ‘Bocca di Rosa’ locale che sedusse con la propria consapevolezza uomini potenti e ricchi riuscendo a fare una bella vita. Chavela quando la incontrò ne fu affascinata e il poeta Alfonso Camin per il suo incantamento scrisse i versi della canzona. Sono molto legata anche a Paloma nera, dedicata invece a Frida Kahlo, con la quale Chavela ebbe una storia, la sua grande passione, quando la incontrò in una festa alla Casa Azul, ma ognuna è un racconto forte e originale.”
a cura di Ilaria Guidantoni