Un museo decisamente originale, nato dalla passione del bello e del modellismo, un caso di rivalu
tazione del tessuto urbano, per un pubblico curioso e divertito: un realismo meticoloso che sposa il sogno.
Da questo giugno 2023, tra l’altro, il primo piano di HZERO si rinnova con un focus dedicato alla storia del treno. Dal celebre Orient Express alle variopinte carrozze dell’elettrotreno Arlecchino, un affondo in miniatura lungo i binari della storia.
È un museo singolare HZERO, L’impresa ferroviaria in miniatura che continua la propria indagine nell’universo del treno e del viaggio ora appunto con un nuovo focus espositivo e deve il proprio nome alla scala 1/87, tipica del modellismo ferroviario, sorta di sezione aurea che stabilisce la dimensione ottimale per garantire dettaglio e visione di insieme.
Coerentemente con la missione del museo, che affianca all’esposizione permanente dello straordinario plastico ferroviario Di San Giuliano un’indagine approfondita dell’universo ferroviario in tutte le sue sfumature, il nuovo ingresso costruisce un viaggio in miniatura attraverso la storia del treno e del fermodellismo. Il plastico centrale riproduce in modo realistico un paesaggio rigorosamente tedesco con dettagli delle montagne che ricalcano le Dolomiti, oltre che esprimere qualità e abilità d’esecuzione. Non sono stati usati ad esempio materiali tipici per il modellismo quanto invece resine odontoiatriche che hanno una grande adattabilità. Tra l’altro nel paesaggio si possono notare scene di vita come un incidente o seminascosta una scena del crimine che richiama la passione di uno degli artefici per i gialli. Il risultato è un mondo da sogno ma estremamente veritiero, animato, grazie anche alla proiezione sulla pareti dell’ampia sala di un paesaggio con scene quotidiane, animato.
L’idea originaria è di Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano, che come racconta nel video del Museo il figlio Diego Paternò Castello di San Giuliano, fondatore e presidente di HZERO, ha sempre amato l’arte, il bello e la condivisione. Così da un grande plastico al quale ha lavorato 17 anni in un locale a Scandicci, la zona industriale nord-ovest, è nato questo museo che oggi è il più spettacolare d’Italia e uno dei più grandi d’Europa del genere. In realtà Giuseppe in origine era un appassionato di automobili. La sua passione si spostò verso i treni elettrici, che iniziò a collezionare in maniera prima casuale e poi quasi ossessiva, come è proprio di ogni collezionista. L’inizio di questa avventura risale al 1972, quando, recatosi in un negozio di giocattoli con l’intenzione di comprare un modellino d’auto, venne attratto da un treno Märklin. Dopo questo acquisto, iniziò nella camera del figlio Diego la costruzione di un plastico ferroviario seguendo da subito un’idea sofisticata e complessa, ma non ancora pienamente consapevole di quanto questa impresa lo avrebbe impegnato e appassionato per oltre quarant’anni. La realizzazione è di Alberto Salvadori, project manager di HZERO e dell’architetto Luigi Fragola su proposta di Giuseppe Paternò che ad un certo punto si rese conto che non riusciva con la sua ‘costruzione’ a soddisfare le richieste del pubblico, così fece una ricerca e in due giorni trovò il cinema Ariston, in piazza degli Ottaviani, a due passi da Santa Maria Novella, abbandonato nel cuore della città. Il museo ha consentito pertanto anche di recuperare un angolo di Firenze dove Giuseppe Paternò da quando si era trasferito alimentava la sua passione per i trenini, cliente de La casa dei Balocchi e dove aveva incontrato altri appassionati come Carlo Brandolini D’Adda e Vito D’Amico, formando prima un gruppo di appassionati e poi un team di lavoro.
In mostra nelle teche del primo piano una selezione di preziosi modelli provenienti da collezioni private, quali la collezione Ruggini e l’Associazione Fermodellistica Pratese, che restituiscono il racconto di una vera e propria storia del viaggio durata secoli: dal celeberrimo Treno Orient Express, che ha accompagnato turisti e uomini d’affari da Parigi a Istanbul dal 1883 agli Anni ’70 del secolo scorso, al treno privato dotato di tutti i comfort realizzato appositamente per Re Ludovico II di Baviera nel 1876; dall’elettrotreno “Settebello” con i suoi interni e allestimenti firmati da Gio Ponti e Giulio Minoletti tra il 1952 e il 1959 al più recente “Arlecchino”, caratterizzato dalle inconfondibili colorazioni pastello delle sue carrozze. Non mancano inoltre interessanti intersezioni con altri sistemi di trasporto e modi di viaggiare. Negli spazi di HZERO trovano una propria collocazione ideale anche i modelli di tram storici realizzati in ottone interamente a mano da Francesco Conti e Adriano Betti Carboncini. Tra questi la Linea 13, prima tramvia che collegava Firenze a Peretola inaugurata nel 1879, e il Carro Tipo F, destinato al trasporto di alimentari nel periodo tra le due guerre, il cui modello è realizzato a mano dal modellista Mario Bucciero.
Completa il nuovo focus l’allestimento interattivo, concepito per immergersi nel vocabolario del mondo ferroviario in maniera creativa e originale. Il pubblico è invitato a interagire con elementi tipici dell’universo del treno di ieri e oggi, quali i segnali ferroviari, il fanale a petrolio un tempo collocato in testa alle locomotive a vapore, le marmotte e il disco girevole rosso che dava al macchinista il via libera per lasciare la stazione e iniziare il proprio viaggio. Per il prestito di questi oggetti un grazie va alla famiglia Conti per la Collezione Francesco Conti.
a cura di Ilaria Guidantoni