(Four Seasons Hotel Firenze, Facade)
A Firenze il Four Seasons sposa la filosofia del territorio, la geografia dell’arte nella storia, il rilancio del contemporaneo e sceglie di offrire un lusso “per tutti”, aprendosi alla città. Fiore all’occhiello il parco, il secondo privato più grande della città, disseminato di opere di artisti contemporanei che ruotano periodicamente, tutte acquistabili, frutto di una collaborazione con la galleria d’arte Frilli.
La strategia del Four Seasons, che si sta rivelando vincente, è grande raffinatezza ed esclusività per i residenti, senza però isolare l’ospite dalla città, rendendo accessibile la struttura con numerose iniziative di intrattenimento (è stato il primo hotel della città a organizzare il brunch domenicale). Un investimento che ha premiato come quello legato all’arte che ha reso il lusso eleganza, un vero e proprio Living Museum.
La struttura è singolare, composta da due palazzi rinascimentali, che in passato sono stati la Villa Urbana del Primo Ministro di Lorenzo de’ Medici e successivamente residenza papale, convento, sede della prima compagnia ferroviaria italiana, per cinque secoli residenza della nobiltà fiorentina e palazzo di un vicerè egiziano che però lo vendette quando gli fu proibito di insediarci il suo harem. I due corpi di fabbrica sono il “Palazzo della Gherardesca” del XV secolo e “La Villa”, ex convento del XVI secolo. Tra i due palazzi si estendono 4,5 ettari di parco botanico – il Giardino Della Gherardesca – con una parte, originariamente frutteto, che si snoda tra viali, prati e alberi; e un giardino all’italiana dalla parte della Villa. Tornando indietro nel tempo dobbiamo immaginare che l’area era campagna, mentre ora è una zona centrale vicino al Duomo la cui cupola si scorge dal parco, fatto che rende il Four Seasons un’oasi incantata vicino ai monumenti importanti della città ma lontana dal traffico. Il nucleo più antico è l’attuale Lobby un tempo aperta in alto e chiusa lateralmente da vetrate, decorata nella parte superiore con bassorilievi originari dell’epoca. L’edificio fu fatto costruire da Bartolomeo Scala, di umile famiglia di mugnai di Colle Val d’Elsa che, diventato contabile dei Medici, fece fortuna. Una volta cancelliere presso la Repubblica Fiorentina sotto Lorenzo il Magnifico, acquista una casa circondata da un ampio terreno, al tempo agricolo, tra Borgo Pinti e Via Gino Capponi nel 1473 e realizza il modello di villa di città, uno dei primi esempi del genere, nel 1490. Nei secoli si succedono molti passaggi di proprietà, diventando di proprietà della famiglia Medici e della Gherardesca. Senza perdersi nei meandri dei secoli è da segnalare che nel 1605 vi abitò il Papa Leone XI per soli 26 giorni, detto il Flash pope, ché morì avvelenato. Da notare che la parte costruita in seguito segna distintamente un cambio di stile, tra il rinascimentale e il barocco, come si può evidenziare nelle decorazioni e nel gusto.
(Four Seasons Hotel Firenze, Lobby)
La Villa invece fu fondata intorno alla metà dell’800 da Emilia d’Otremont, baronessa di Hoorgworst, su un preesistente insediamento di palazzetti. La Chiesa, in stile tardo gotico si ispira a quella di San Carlo dei Lombardi, in Via Calzaiuoli, ed è presumibilmente insediata, secondo alcuni studiosi, su un pre-esistente edificio di epoca romanica. Quest’area ha scelto uno stile più intimo rispetto all’edificio rinascimentale, con un servizio ad hoc per gli ospiti che la rende simile ad una residenza di lusso. Venendo al secolo scorso, il Palazzo fu venduto, nel 1940, come accennato, alla Società Metallurgica Italiana divenendone la sede principale e di fatto un ufficio pubblico. Di quegli anni restano le decorazioni ispirate al mondo dei treni come nel bagno della Suite Royal, decorato con chiavi inglesi e bulloni. Nella stessa camera si trova l’affresco di Luigi Stevenson, l’inventore della locomotiva.
(Four Seasons Hotel Firenze, Piscina)
Purtroppo nel 1966 Firenze viene seriamente danneggiata dall’alluvione del fiume Arno e anche la struttura si allaga con danni considerevoli. Nel 1990 la famiglia fiorentina Fratin titolare del gruppo Fingen e di marchi noti della moda come Rifle, già attiva nella hôtellerie, acquista il complesso con l’idea di realizzarvi un hotel. I lavori di ristrutturazione e restauro sono lunghi e impegnativi e coinvolgono la Soprintendenza alle Belle arti anche per la presenza di numerosi affreschi di rilievo come quelli del fiammingo Giovanni Stradano, al secolo Jan Van der Straet, attivo soprattutto a Firenze, che ha affrescato tra l’altro la Cappella dell’hotel, nata come cappella privata dell’originario proprietario, ospita attualmente corner di gioielli che si presta anche per eventi. Inaugurato il 15 giugno 2008, oggi conta 116 camere di cui 40 suite delle quali 13 presentano decorazioni antiche, affreschi e carte da parati d’epoca, una diversa dall’altra, come la suite Volterranno dall’omonimo artista che ha lavorato in quello spazio con carta da parati a disegni orientali del XVIII secolo. Non certo una scelta di lusso standard ma la possibilità di far vivere all’ospite un’atmosfera singolare. L’hotel è certamente un percorso storico-artistico all’interno oltre che un luogo da vivere a trecentosessanta gradi per gli eventi di intrattenimento che lo rendono un punto di ritrovo della città, ospiterà ad esempio il 14, 15 e 16 settembre il Fuori Salone di Pitti Fragranze, in linea con la tradizione fiorentina dei profumi artigianali. All’interno offerte e scelte personalizzate con l’Officina di Santa Maria Novella e Lorenzo Villoresi, vero maître parfumier vincitore del Prix Coty, Nobel della profumeria. Anche in tal senso la scelta è una rappresentazione del territorio e dell’artigianalità artistica.
(Four Seasons Hotel Firenze, Visione notturna)
Il percorso artistico continua en plein air dove, come accennato, la galleria fiorentina Frilli organizza mostre semestrali o annuali. Attualmente l’esposizione principale, Dialogue, è dedicata all’ecologia e in particolare alla salvaguardia degli animali specialmente quelli in via d’estinzione con una raffigurazione tutt’altro che scontata. Tra l’interno e l’esterno troviamo a confronto linguaggi e tecniche diverse: ferro con marmo, bronzo o ceramica e poi resine o trouvailles coinvolgendo scultori giovani e meno giovani assolutamente portatori del”crisma” della genialità , dell’unicità e della qualità tutta italiana del “saper fare”. Nel nostro percorso incontriamo Ugo Riva, scultore bergamasco classe 1951 con le sue opere in marmo, bronzo e materiale polimaterico; Stefano Bombardieri il cui lavoro vede spesso protagonisti gli animali anche se la sua ricerca è antropocentrica, mettendo in relazione l’uomo con l’ambiente naturale; Gioela Suardi con le sue sculture in ceramica che raffigurano pesci fuor d’acqua adagiati sulle siepi. Ci sono anche le spose bambine con i fiori ai piedi calpestati come la loro sensibilità. Dario Tironi è l’autore di “Monument to mankind” già esposto nella piazza del Duomo di Pietrasanta (in provincia di Lucca) e che ha una certa continuità con la serie di sculture “Things”, su cui ha concentrato il proprio lavoro negli ultimi anni. L’idea che sta alla base del progetto è quella di rappresentare la società contemporanea, materialista e consumista, attraverso materiali trovati, oggetti quotidiani che normalmente usiamo e scartiamo. Questo è il materiale tangibile risultante dal nostro stile di vita e che proprio in quanto scarto dell’attività umana, assume una valenza simbolica e si carica di significati. “Monument to mankind” rappresenta un uomo seduto su un trono decadente fatto di spazzatura, riferimento all’avidità dell’uomo nell’ accumulare ricchezze e beni per elevarsi nella scala sociale. E’ una monumento anti-celebrativo. Anne Shingleton racconta la “toilette” degli uccelli per il mantenimento del piumaggio con il suo cigno muto maschio che agita le ali, “Facing The Future”; e Bjorn Okholm Skaarup, danese, che dopo gli studi frequenta un dottorato a Firenze e completa la sua formazione a Londra e New York, presenta il carnevale degli animali, con un’incontenibile vitalità, surreale rappresentazione tra sacro e profano come le opere Hippo Ballerina e Rhino Arlecchino e, nel parco, gli animali dello zodiaco.
A cura di Giada LUNI.