Platea| Palazzo Galeano, associazione attiva dal 2021 nella promozione dell’arte contemporanea nata dalla passione di un gruppo di cittadini lodigiani per l’arte e l’architettura, presenta “Ho visto le viscere dell’angelo ed erano nere come il carbone” di Maria Vittoria Cavazzana con il supporto curatoriale di Giulia Menegale, un’opera in vetrina. “Platea” non come spazio per gli spettatori ma come condivisione, spazio ideale di incontro. La manifestazione lodigiana alla seconda edizione, già al lavoro per la terza, nasce da un’idea dell’architetto Carlo Ossi, Direttore Artistico con una passione per l’arte contemporanea, osservando il vuoto artistico presente a Lodi dopo gli Anni Ottanta quando c’era la Galleria Il Gelso; la chiusura del museo civico con le opere messe in un deposito hanno spento definitivamente i riflettori. Il progetto per sostenere i giovani artisti che hanno difficoltà anche solo ad affacciarsi all’arte contemporanea ha creato una nuova attenzione sulla città. Tra l’altro per il Museo civico c’è un progetto per spostarlo nell’ex Linificio, stabilimento dismesso vicino al Liceo Artistico. L’attenzione ai giovani è importante per una città dove tra l’altro sono concentrate le scuole della provincia, che è pertanto un serbatoio di adolescenti e un laboratorio effervescente di creatività potenziale. Il progetto matura con l’incontro con Claudia Ferrari, Presidente della manifestazione che ha messo a disposizione il bel Palazzo Galeano, seicentesco con un intervento settecentesco, in pieno centro, rendendo lo spazio della portineria, una vetrina inaccessibile, uno spazio aperto sulla strada alla quale l’artista Marcello Maloberti ha dato il nome, regalando una ‘martellata’, uno dei suoi fogli con una scritta che sedici giovani hanno distribuito per la città, creando una perfomance, Platea appunto, uno spazio condiviso. L’edizione 2022 ha coinvolto Luca Trevisani con gli allievi dello Iuav di Venezia. Dopo “Notes For Dried and Living Bodies in Corso Umberto” intervento di Luca Trevisani presentato in collaborazione con Pinksummer Contemporary Art di Genova, “Ho visto le viscere dell’angelo ed erano nere come il carbone” è il terzo episodio della seconda
edizione del palinsesto espositivo dedicato ai giovani emergenti. Il progetto è coordinato quest’anno da Giulia Menegale e realizzato in dialogo con Luca Trevisani che ha selezionato i quattro artisti partecipanti. Protagonista Maria Vittoria Cavazzana che attinge i propri riferimenti formali dal mondo fantasy, anime e dei videogiochi, unendo due dimensioni che hanno accompagnato l’adolescenza degli Anni Novanta, nutrita da un lato gotico. Per Platea, l’artista presenta una spada sospesa a mezz’aria, resa inaccessibile dello spessore della vetrina, dentro una stanza rosa shocking. Se, come nel mondo virtuale, non esistesse differenza di densità fra una dimensione e l’altra e fosse per tanto possibile attraversare il vetro, lo spettatore si troverebbe davanti a una spada pronta a “essere indossata”. Il manico della spada, le sue dimensioni e spessore sono fedeli a quelle di un’arma autentica. Mimando il lavoro di un fabbro per l’accuratezza con la quale ha lavorato i materiali e, allo stesso tempo, distinguendosi da questo per l’attitudine alla base del suo lavoro, l’artista ha prodotto questa spada sperimentando con la resina e metalli preziosi. Piuttosto che con la pazienza di un artigiano, Maria Vittoria Cavazzana approccia questi materiali con la curiosità di un alchimista. Stagno, quarzo, carburo di silicio e vernice contribuiscono a rendere la sua arma un oggetto irresistibile e prezioso. Ad accentuare questo richiamo proveniente dall’oggetto da lei forgiato, l’artista ha installato all’interno della vetrina un suono, prodotto insieme a Riccardo Salin, sound designer specializzato in produzione audio per prodotti d’intrattenimento, nell’ambito televisivo e videoludico. Così facendo, l’opera fuoriesce i limiti imposti dallo spazio di Platea, sbloccando infinite visioni nella mente dei visitatori. La traccia sonora è stata realizzata mettendo in sequenza e remixando varie cassette provenienti dall’industria del gaming. Riattivando rifermenti che fanno parte dell’immaginario collettivo di una generazione come
accennato che, tra gli anni ‘80 e ’90, si è formata tra i primi videogames, il mondo fantasy e gli anime giapponesi, l’artista propone una finestra di fuga verso un mondo parallelo al nostro. Questa è la lettura critica di Giulia Menegale, grazie anche ad alcune conversazioni con l’artista: la complessità dei problemi, di una realtà che paralizza, le suggerisce l’evasione, la fuga dai problemi perché è diffusa la sensazione nei giovani di non poter affrontare le difficoltà e lo sguardo è rinunciatario. Ma tra loro c’è chi non è rassegnato, è almeno possibilista come la stessa Giulia, e chi come il Direttore crede nella capacità di rinascita offerta dall’arte come creare bellezza partendo da uno scarto. L’opera della Cavazzana ci porta in una dimensione protetta e sospesa ad un tempo nell’ambiguità simbolica della spada che è arma di offesa ma anche di protezione che ricorda la nostra fragilità.
«Volendo situare il lavoro di Cavazzana nel dibattito contemporaneo che, negli ultimi decenni, ha reso il genere fantasy uno dei materiali utili a rileggere questioni legate alle disuguaglianze sociali e alla sopravvivenza ecologica del pianeta, questi hanno in comune il fatto di invocare una dimensione simulata, dov’è possibile rinascere qualcosa o qualcun’altro. Alla base dell’intervento compiuto da Cavazzana, tuttavia, spiega la Menegale, non vi è nessuna rivendicazione sociale esplicita né un manifesto ideologico. Di fronte alla spada, si manifesta una realtà che non vanta vinti, e tanto meno, vincitori. Nonostante i molti inviti a “prendere e maneggiare la spada” che l’artista indirettamente rivolge al suo pubblico, non si dispone di istruzioni su come essa debba essere impiegata.
“Ho visto le viscere dell’angelo ed erano nere come il carbone” è la seconda mostra di un ciclo di quattro inaugurato da Deborah Martino e che include le personali di Alessandro Manfrin e Marco Sgarbossa (5 novembre – 2 dicembre 2022). Il progetto ha ricevuto il supporto comunicativo dell’Università IUAV Venezia, con la collaborazione di Saul Marcadent. Le mostre di Platea | Palazzo Galeano sono realizzate grazie al contributo della Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi Onlus e alla generosità dei donatori che ne hanno condiviso attività e obiettivi e il progetto è realizzato anche grazie al supporto dei main partner Ferrari Giovanni Industria Casearia Spa e Consorzio Tutela Grana Padano e ai partner tecnici Solux Led Lighting Technology, Verspieren Broker di Assicurazione e 4Legal Studio Legale.
Chi è Maria Vittoria Cavazzana
Vive e lavora tra Verona e Venezia. Ha maturato una laurea triennale in arti multimediali presso l’Università IUAV, a Venezia, nel 2017. Ha ulteriormente approfondito i suoi studi durante una magistrale in Fine Arts presso il Chelsea College of Arts, a Londra, nel 2021. Ha partecipato alle seguenti mostre personali e collettive: Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; London Grads Now, Saatchi Gallery e 24/7, The Shop Front gallery, Londra; Futuro Arcaico Festival, Museo Nuova Era, Bari; The Only way out is through, Spazio Aarduork, Venezia; Rally, collettiva, Chelsea College of Arts, Londra; Revenge of The real, Rupture Xibit Gallery, Londra; See you on a dark night, Plataforma, Barcellona. La sua ricerca si muove tra disegno, scultura, fotografia e installazione. La sua pratica esplora tematiche legate alla ricerca identitaria dell’individuo e della collettività attraverso visioni, traumi e memorie personali e condivise. Il suo lavoro presenta richiami formali e teorici legati all’occultismo, alla ritualità pagana e religiosa, all’universo fantascientifico, esplorando lo spazio tra realtà e immaginazione.
Chi è Giulia Menegale
È una curatrice indipendente e ricercatrice. Ha completato una magistrale in Contemporary Art Theory presso Goldsmiths, University of London, nel 2020 e una triennale in Arti Multimediali presso Iuav (Università di Architettura di Venezia) nel 2018. Attualmente, è PhD candidate in Museum Studies presso gli IMT di Lucca. Ha collaborato come assistente curatoriale, editoriale e ricercatrice con: Looking Forward C.I.C. (Londra), Castello di Rivoli – Museum of Contemporary Arts (Torino), Island gallery (Bruxelles) e Taryn Simon Projects (New York). I suoi articoli sono stati pubblicati da: WCS/CD (Belgrado), Subbcultcha (Amsterdam), Artillery Mag (L.A.) e altre riviste accademiche. Ha preso parte nelle seguenti residenze e corsi curatoriali: Bagni d’Aria (Torino), Salzburg Summer Academy (Salisburgo), IMMA- Art and Politics Summer School (Dublino), Unidee, Fondazione Pistoletto (Biella) e Ramdom (Lecce). Attualmente è fellow presso CuratorLab 2022-23 a Stoccolma ed è parte del team curatoriale di Autostrada Biennale 2023, Kosovo, diretto da Joanna Warsza e Övül Ö. Durmusoglu. Attualmente collabora con Âyiné, una casa editrice indipendente brasiliana, per la produzione di una collana di libri d’arte e teoria.
Avvalendosi di una prospettiva intersezionale ed elaborando un’analisi della realtà attraverso la teoria degli affetti e l’analisi istituzionale, la ricerca di Menegale si focalizza sul valore epistemologico delle emozioni negative e il loro ruolo potenziale nei processi di formazione del soggetto, al di là di paradigmi sociali portanti, interiorizzati dal singolo.
a cura di Ilaria Guidantoni