di Stefania Peveraro
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“Serve un nuovo rapporto tra Governo, imprese dell’economia reale e della finanza, istituzioni, società civile; possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo ‘contratto sociale’, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo”. Lo ha detto il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni finali venerdì 29 maggio e BeBeez non può essere più d’accordo, così come su un’altra frase che riassume quello che tanti hanno pensato in questi mesi: “Ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economie avanzate è l’incidenza dell’economia sommersa e dell’evasione, che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata per quanti rispettano pienamente le regole. Le ingiustizie e i profondi effetti distorsivi che ne derivano si riverberano sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese; generano rendite a scapito dell’efficienza del sistema produttivo. Un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga anche conto del rinnovamento del sistema di protezione sociale, deve porsi l’obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi“.
La riforma fiscale è uno dei sette punti di intervento su cui il governo ha intenzione di agire, inclusi nella lettera che il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha inviato al Corriere della Sera, pubblicata il 27 maggio. Sul tema Conte ha scritto: “Introdurremo una seria riforma fiscale. Non possiamo più permetterci un fisco iniquo e inefficiente. L’attuale disciplina fiscale è un dedalo inestricabile. Sono cinquant’anni che non si interviene più con una riforma organica, ma ci si affida a interventi che operano sovrapposizioni e stratificazioni. Dobbiamo avere il coraggio di riordinare il sistema delle deduzioni e delle detrazioni: l’equità e la progressività del sistema tributario passano anche da questo intervento. Dobbiamo fare pulizia, distinguendo i debiti recuperabili da quelli che non lo sono e rendere più trasparente la giustizia tributaria. Queste azioni costituiranno la struttura portante del nostro «recovery plan»”. Vedremo poi come si tradurranno queste buone intenzioni.
Attenzione anche sugli sviluppi in tema di ampliamento golden power. Come noto in via temporanea il Decreto Liquidità (si veda altro articolo di BeBeez) ha ampliato in maniera orizzontale i settori oggetto del controllo governativo, ma anche in maniera verticale, includendo anche aziende non quotate e di qualunque dimensione, con il rischio di creare un vero e proprio collo di bottiglia per tutto il mondo dell’m&a nel momento in cui entreranno in vigore i decreti attuativi delle nuove misure. Ma non basta, perché il vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), Adolfo Urso, nei giorni scorsi ha preannunciato alcuni emendamenti al Decreto Liquidità in arrivo al Senato in modo da “migliorare il dispositivo della golden power, perché sia più efficace rispetto alle minacce già in atto, come evidenziato dal Copasir nel documento approvato all’unanimità nei giorni scorsi”. Urso propone che: 1) sia introdotto un “regime ‘autorizzativo’ che sostituisca quello della semplice notifica; 2) sia alzata la soglia di intervento anche per le imprese intraeuropee; e 3) siano ampliati i criteri di valutazione sulla base delle quali il governo dovrà esprimersi affinché essi non siano meramente politici, ma tengano nella dovuta considerazione anche e soprattutto l’effettiva tutela del sistema economico e finanziario italiano (si veda qui Teleborsa e qui l’intervista a Formiche).
Ricordo che di questi temi si parlerà in maniera diffusa il prossimo 3 giugno alle ore 18.00 in occasione del XXX Talk Resiliente da organizzato su Zoom da Vento&Associati in collaborazione con BeBeez. Parteciperanno come relatori Raffaele Volpi (presidente del Copasir), Giampio Bracchi (presidente di Intesa Private Banking), Antonio Rizzo (consigliere per gli Affari Economici della Presidenza del Consiglio), Paolo Calderaro (avvocato partner studio legale RCCD) e Sergio Vento (presidente di V&A ed ex ambasciatore italiano a Parigi e Washington). Per informazioni e iscrizioni, clicca qui.
Infine l’altro grande tema della settimana è il varo del programma Next Generation EU, così come è stato ribattezzato e ampliato quello che doveva essere solo il Recovery Fund (si veda altro articolo di BeBeez), che prevede 500 miliardi di euro a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti da restituire. Il piano sarà discusso in Consiglio Europeo il 18 e 19 giugno. E lì ce la dovremo giocare bene.
Lo scorso 27 maggio la Commissione ha infatti presentato la sua proposta di risposta definitiva alla crisi. In una nota si legge che “il coronavirus ha sconvolto l’Europa e il mondo, mettendo alla prova i sistemi sanitari e previdenziali, le nostre società, le nostre economie e il nostro modo di vivere e lavorare insieme. Per tutelare la vita umana e i mezzi di sostentamento, per riparare il mercato unico e per costruire una ripresa duratura e prospera, la Commissione propone di liberare tutte le potenzialità del bilancio dell’UE. Con i 750 miliardi di euro di Next Generation EU e il potenziamento mirato del bilancio a lungo termine dell’UE per il periodo 2021-2027, la potenza di fuoco complessiva del bilancio dell’UE arriverà a 1.850 miliardi di euro”. In particolare, “Next Generation EU reperirà risorse finanziarie grazie all’innalzamento temporaneo del massimale delle risorse proprie al 2,00 % del reddito nazionale lordo dell’UE, il che consentirà alla Commissione, forte del suo elevato rating creditizio, di contrarre sui mercati finanziari prestiti per 750 miliardi di euro. Questi finanziamenti supplementari saranno convogliati verso i programmi dell’UE; il loro rimborso sarà spalmato nei futuri bilanci dell’UE sull’arco di un lungo periodo, con inizio non prima del 2028 e completamento non oltre il 2058. L’obiettivo dev’essere perseguito all’insegna dell’equità e della condivisione, e per questo la Commissione propone varie risorse proprie nuove. Per mettere a disposizione i fondi il prima possibile così da poter rispondere ai bisogni più urgenti, la Commissione propone una modifica dell’attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020 al fine di provvedere già nel 2020 risorse per ulteriori 11,5 miliardi di euro”.
Come spiegato in un FAQ a parte, la Commissione precisa che “con la proposta odierna la Commissione mira a convogliare i finanziamenti là dove sono necessari. In questa prospettiva e a seconda della natura del programma la Commissione collaborerà con ciascuno Stato membro per assicurarsi che ogni singolo euro concorra al superamento della crisi, alla ripresa e alla resilienza”. Questo perché la Commissione ha calcolato che le perdite di Pil nel 2020 saranno particolarmente ampie in Grecia, Spagna, Italia e Croazia, attorno al 9,5% ciascuno, contro recessioni comprese tra il 6% e il 7,5% nella maggioranza degli Stati membri. Non solo. Anche all’interno dei singoli Paesi l’impatto sulle economie sarà diverso a seconda delle regioni. Qui sotto un’infografica molto interessante, tratta dal documento di studio della Commissione.
E non a caso l’Italia riceverà 172,7 miliardi di euro (di cui 81,8 miliardi in grant e 90,9 miliardi in prestiti), la Spagna 140,4 miliardi, la Polonia 53,8 miliardi, la France 38,7 miliardi, la Germania 28,8 miliardi e il Portogallo 26,3 miliardi (si veda qui l’ANSA).