di Stefania Peveraro
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Alcuni dei fondi di venture capital più grandi del mondo si trovano alle prese con il problema di una WeWork che rischia di sbarcare in Borsa con una capitalizzazione di “soli” 10 miliardi di dollari, dopo che inizialmente si era sbandierata una valutazione di ben 47 miliardi (si veda qui Reuters e qui altro articolo di BeBeez). Forse che il mercato Usa si stia finalmente accorgendo che in molti casi circolano cifre assurde a proposito del valore dei superunicorni?
In realtà non è detto. L’elenco delle ex startup blsonate che sono andate in quotazione a valutazioni ben più basse di quelle spuntate nell’ultimo round di investimento sottoscritto dai fondi è ricco, sebbene il caso di WeWork sia quello più eclatante. L’elenco lo ha compilato PitchBook. L’ultima “vittima” eccellente dell’incontro-scontro verità con il mercato è stata Pinterest che è andata in quotazione lo scorso aprile con una capitalizzazione di 10,06 miliardi di dollari, contro una valutazione di 12,3 miliardi nell’ultimo round di venture capital.
In Italia siamo ben lontani da situazioni di questo tipo, visto che le nostre scaleup non hanno ancora mai raggiunto dimensioni miliardarie. Ma su scala ridotta va comunque considerato il rischio. Il valore di molte di queste scaleup sale proprio perché gli investitori di venture continuano a iniettare capitali per supportare la crescita, ma quella crescita spesso non è in grado di produrre ritorni a breve e nemmeno nel medio termine.