C’è grande attesa per il Decreto Liquidità, che oggi sarà al vaglio del Consiglio dei Ministri e che, in base alle anticipazioni, prevederà una garanzia dello Stato per circa 200 miliardi di credito fino al 25% del fatturato per le imprese (si veda altro articolo di BeBeez).
Si dice che la nuova misura riguarderà aziende piccole e grandi, sino a 499 dipendenti. Il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha detto ieri che il Fondo di Garanzia per le pmi che il governo sta potenziando “agirà su tre filoni principali: garanzia al 100% per i prestiti fino a 25 mila euro, senza alcuna valutazione del merito di credito; garanzia al 100% per i prestiti fino a 800 mila euro, con la valutazione del merito di credito; garanzia al 90% per i prestiti fino a 5 milioni di euro, potendo arrivare al 100% con la controgaranzia dei Confidi e con una valutazione che tiene conto solo della situazione pre-crisi Covid-19”. I prestiti dovrebbero essere erogati a un tasso dello 0,5% all’anno con scadenza 6 anni e non ci sarà alcun costo di istruttoria della pratica.
C’è da capire se a beneficiare della nuova norma saranno effettivamente le imprese di tutte le dimensioni, startup comprese. Quale sarà alla fine il tasso di interesse applicato e quale il costo del garanzia. Se il governo italiano si allineasse in questo ad altre giurisdizioni, come per esempio la Svizzera (si veda altro articolo di BeBeez), allora finalmente si andrebbe nella direzione giusta per aiutare davvero il sistema produttivo e quindi in cascata tutti i lavoratori a rimettersi in carreggiata (sul tema di veda qui anche il video del webinar Lannnus-BeBeez sugli effetti del coronavirus sui bilanci 2020 2021).
Tanto più che le banche ormai hanno davvero avuto tutti gli aiuti possibili dalle autorità di vigilanza internazionali in tema di ratio patrimoniali da rispettare (si veda altro articolo di BeBeez sulle ultime decisioni della Bce) e in tema di trattamento dei crediti ai fini della loro classificazione per calcolare le perdite attese (si veda altro articolo di BeBeez sulle decisioni della Bce e altro articolo di BeBeez sulle ultime decisioni dell’EBA e del Comitato di Basilea). Così avranno molto più capitale da dedicare ai nuovi impieghi e, se lo vorranno, potranno permettersi di assorbire nel contempo le perdite, se decideranno di cedere i crediti deteriorati.
Quest’ultimo punto, però, merita un po’ di attenzione, perché se da un lato è un bene che le banche in questo momento difficile subiscano meno pressione dalle autorità di vigilanza in tema di maggiori accantonamenti a capitale a fronte di crediti deteriorati sui loro libri, dall’altro lato questo fatto potrebbe spingerle a mettere in secondo piano il problema, dimenticandosi che un’azienda in difficoltà oggi, e che potrebbe essere rilanciata, se adeguatamente supportata appunto oggi, non ha tempo di aspettare. Un’azienda in difficoltà oggi va aiutata oggi, quindi se la banca non ha gli strumenti o il personale adeguati a risolvere il problema di quell’azienda, deve rivolgersi a chi fa questo di mestiere e lo può fare per lei oppure deve cedere il credito a un investitore che fa quel mestiere. E lo deve fare il più in fretta possibile. Non solo.
Tornando alle aziende in bonis oggi, ma che hanno bisogno di nuova finanza per superare questo momento difficile di crollo di fatturato, va considerato che le nuove misure in sostanza puntano a sostituire il mancato fatturato con nuovo debito e che quel debito , sebbene concesso anche a condizioni di favore, un domani andrà rimborsato. Per alcune aziende questo potrà non essere un problema, ma per altre sì. Il tema quindi va esaminato e vanno eventualmente trovate delle soluzioni (una la trovate oggi nella nostra sezione Commenti qui).