Fabio Sattin
Presidente esecutivo e socio fondatore di Private Equity Partners
Professore a contratto di Private Equity e Venture Capital, Università Bocconi, Milano
fabio.sattin@unibocconi.it
Che fine farà Borsa Italiana? In questi giorni è questa una domanda che si stanno ponendo in molti, anche alla luce delle varie opzioni di acquisto che si stanno prospettando sul tavolo (si veda altro articolo di BeBeez, ndr). Senza entrare nel merito delle varie alternative possibili, dove già molto è stato scritto, credo sia opportuno come operatore di mercato e osservatore delle dinamiche finanziarie degli ultimi trent’anni, sottolineare un aspetto specifico di questa istituzione emerso nel tempo, certo più soft rispetto alle considerazioni di carattere economico-finanziario da molti approfondite, ma che ritengo comunque di notevole rilievo nell’ambito del processo evolutivo del nostro sistema di mercato.
Che la Borsa non sia una società “come tutte le altre” credo sia compreso da tutti. E sulla sua centralità e importanza per il corretto funzionamento di un mercato finanziario sempre più articolato e aperto certo non ci sono dubbi. Tuttavia, per chi, come il sottoscritto, ha vissuto i vari passaggi che il controllo della Borsa ha subito dalla sua privatizzazione e “toccato con mano” i grandi cambiamenti che si sono verificati, grazie al succedersi di manager di altissimo livello, è impossibile non sottolineare la radicale trasformazione avvenuta nel modo in cui Borsa Italiana viene oggi percepita dagli operatori economico-finanziari nazionali e internazionali.
La Borsa in questi anni è diventata un vero e proprio punto di riferimento nell’ambito del panorama economico e finanziario italiano, non solo come piattaforma dove si trattano titoli o si quotano società, ma anche come luogo fisico dove i vari componenti del contesto socio-economico del Paese si incontrano, si conoscono e familiarizzano. Dalle imprese ai professionisti, dalla finanza all’industria, dalla cultura alla politica. Ma anche istituzioni, associazioni, Università, investitori istituzionali internazionali e molti altri. Sono infatti numerosi gli eventi, le manifestazioni e le presentazioni che si avvicendano negli spazi della Borsa: da quelle più strutturate e che in molti casi hanno rappresentato dei veri e propri esempi di successo da imitare, come nel caso del progetto ELITE, che tanto ha contribuito ad avvicinare alla Borsa e al mercato finanziario in generale molte realtà, anche di medie e piccole dimensioni; alle giornate dedicate agli investitori sia nazionali sia internazionali; ai progetti in collaborazione con il sistema universitario e le Associazioni imprenditoriali per promuovere la cultura della quotazione delle pmi; alle manifestazioni di carattere più “ludico” se non addirittura di puro divertimento, che vedono nella Borsa il luogo ideale (e sempre più richiesto) per incontrarsi e stare assieme.
E queste iniziative, diciamo più soft e i cui risvolti risultano forse meno evidenti a chi non frequenta con continuità questo luogo, credo abbiano significativamente contribuito ad avvicinare, in modo semplice, amichevole e piacevole, mondi che prima si parlavano con difficoltà e molto spesso in modo eccessivamente formale. E’ proprio questo, a mio avviso, un grandissimo merito del management che in quest’ultimo ventennio ha ben condotto questa importante e centrale istituzione. Un management che ha saputo coniugare perfettamente altissime professionalità e competenza con la creazione di un ambiente amichevole, aperto, collaborativo, disponibile. In sostanza, Borsa Italiana è diventata negli anni sempre più un luogo dove ci si incontra “tra amici”, spesso in modo informale e divertente, dove si respira un’aria di positività, costruttività, apertura e orientamento al futuro, dove si cerca di far emergere i valori e quanto c’è di buono nel nostro Paese, e dove si creano contatti personali che molto contribuiscono alla realizzazione di importanti operazioni che vanno ben oltre quelle strettamente correlate al core business di Borsa Italiana.
Ebbene, da operatore del settore e appassionato sostenitore di un mercato sempre più aperto, professionale, trasparente e internazionale, mi auguro fortemente che chiunque “vincerà” la partita per il controllo di questa importante istituzione, privato o pubblico che sia, abbia ben chiara anche l’importanza di questi aspetti e del ruolo che oggi Borsa Italiana svolge nei confronti del nostro panorama economico-finanziario, che va ben oltre a quelli che sono i sui compiti e attività specifici. E soprattutto mi auguro che verrà mantenuta e preservata l’altissima qualità e professionalità del management, in quanto solo con persone valide, esperte, credibili a livello internazionale e dotate della necessaria autonomia decisionale e operativa sarà possibile conservare lo stile aperto, amichevole e costruttivo che oggi caratterizza questa istituzione. La mancanza di competenza, si sa, spesso si trincera dietro eccessi di formalismo o paludato distacco. Questo va assolutamente evitato. Sarebbe come tornare indietro di decenni. E il mercato internazionale, oggi fondamentale per il successo delle nostre quotazioni, non ce lo perdonerebbe. Auguriamoci quindi che questi nuovi passaggi azionari contribuiscano al mantenimento, se non al miglioramento, dell’eccezionale lavoro svolto in questi anni a favore del mercato italiano e dello sviluppo economico del Paese dal management di Borsa, al quale ritengo debbano comunque andare, da parte di tutti gli operatori economico-finanziari, i più sinceri complimenti e ringraziamenti.
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