Lufthansa, potenziale acquirente di ITA Airways, potrebbe presentare la sua nuova offerta per la compagnia aerea italiana questa settimana, si dice mercoledì 18 dopo la chiusura della dataroom, mettendo sul piatto 300-350 milioni di euro per il 40% in aumento di capitale, sulla base quindi di una valutazione sino a 850 milioni, secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Reuters. Primo step di una serie che porterebbe poi la compagnia tedesca al 100% (da sola o affiancata da un coinvestitore), così come previsto nel nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri(DCPM) pubblicato nella prima Gazzetta Ufficiale del 2023 e che regola la cessione della compagnia aerea di Stato (si veda altro articolo di BeBeez).
Tuttavia, secondo quanto rivelato lo scorso venerdì 13 gennaio da Bloomberg, la compagnia tedesca starebbe trattando con il governo italiano per tutelasi nel caso in cui le cose non dovessero andare per il verso giusto e in particolare, “il vettore tedesco sta cercando di ottenere l’opzione di ritirarsi da un’acquisizione completa nel caso in cui l’impresa non dovesse funzionare”. Tradotto: il vettore tedesco punta a ottenere la possibilità di ritirarsi da un’acquisizione al 100%. Non solo. Al contempo Lufthansa punta anche a proteggersi da potenziali problemi legali derivanti dall’integrazione del vettore nato sulle ceneri di Alitalia e in particolare dalle possibili conseguenze che potrebbero arrivare dalle oltre mille cause di lavoro intentate dagli ex dipendenti di Alitalia e attualmente in cassa integrazione. Se infatti i giudici del lavoro riconoscessero la continuità aziendale tra Alitalia e ITA, gli ex lavoratori verrebbero reintegrati nella nuova compagnia e Lufthansa chiede garanzie che in questo caso sia il governo italiano a farsi carico degli oneri.
Le decisioni di Lufthansa in merito a una clausola di salvaguardia riflettono la preoccupazione della compagnia aerea tedesca per i risultati finanziari di ITA. Sebbene, infatti, i vertici del vettore tedesco siano favorevoli a un potenziale accordo, una clausola di uscita contribuirebbe a placare le preoccupazioni di altre parti interessate, tra cui i sindacati della compagnia aerea.
D’altra parte, lo ricordiamo, al momento l’opzione Lufthansa è l’unica reale sul tavolo del governo italiano, che, come si legge nel testo del DCPM, ha scelto che “nell’ambito degli offerenti deve essere necessariamente presente una compagnia aerea, che deve acquisire la maggioranza del capitale oggetto di ciascuna fase dell’operazione. L’offerente, fermo quanto previsto dal periodo precedente, deve garantire che anche alla data dell’uscita del Ministero dell’economia e delle finanze dal capitale di ITA spa la maggioranza del capitale di questa sia detenuto da una compagnia aerea”. Il che evidentemente tagliava fuori dai giochi definitivamente il fondo statunitense Certares, che lo scorso agosto 2022 si era assicurato l’esclusiva per la trattativa (si veda altro articolo di BeBeez), perché l’offerta era stata ritenuta maggiormente rispondente agli obiettivi fissati dal precedente DCPM di febbraio 2022. A fine ottobre, però, l’esclusiva era scaduta senza nulla di fatto (si veda altro articolo di BeBeez), così la cordata concorrente, formata da MSC e Lufthansa, era potuta tornare in gioco. Poi, però, a novembre, MSC si era ritirata dalla cordata congiunta. In una nota si leggeva infatti che “il gruppo MSC conferma di aver già informato le autorità competenti di non essere più interessata a partecipare alla privatizzazione di ITA Airways, non ravvisandone le condizioni nell’attuale procedura“ (si veda altro articolo di BeBeez).
Tornando al nuovo DCPM, si legge che “il prezzo di acquisto della partecipazione tiene conto del valore del patrimonio netto di ITA spa, come risultante dal bilancio della società, dalle relazioni finanziarie intermedie e dalle stime di chiusura dell’esercizio prodotte da ITA spa. In ragione degli obiettivi di sviluppo della società, l’acquisizione della partecipazione può essere rappresentata, in tutto o in parte, dalla sottoscrizione da parte dell’acquirente di uno o più aumenti di capitale, anche riservati, deliberati da ITA spa” (si veda altro articolo di BeBeez).
Il nuovo decreto si pone in modo diverso rispetto al precedente del febbraio 2022: allora il governo Draghi ipotizzò una soluzione diversa per il vettore aereo. Il premier e il ministro del Tesoro dell’epoca, Daniele Franco, non prevedevano un meccanismo per definire il valore della compagnia in vendita né aumenti di capitale riservati. Mentre, come appunto era già stato chiarito dal governo al momento del varo del decreto lo scorso dicembre, si “elimina il vincolo per il Tesoro di cedere la maggioranza della società” (si veda qui il comunicato stampa di allora e altro articolo di BeBeez) nel senso che questo non deve avvenire tutto subito, ma può avvenire per fasi successive.
Il nuovo DCPM assegna inoltre grande importanza al Piano industriale del compratore e conferma che lo Stato vigilerà sugli interessi nazionali, proteggendo gli aeroporti chiave (Roma Fiumicino, Milano Linate, Malpensa e Catania, tra gli altri). Inoltre, premierà il compratore capace di garantire “l’ingresso in mercati strategici e l’incremento delle rotte a lungo raggio”. Continua il decreto: “Al Ministero dell’Economia e delle Finanze sono riconosciuti adeguati poteri di controllo sulla gestione e il diritto di gradimento su nuovi azionisti”. Soggetti disposti, in un futuro non precisato, a rilevare quote di ITA, potrebbero scontarsi dunque con il no dello Stato italiano.