The Italian Sea Group spa, operatore globale nel settore della nautica di lusso, quotato a Piazza Affari, attraverso la propria controllata al 100%, New Sail srl, si è aggiudicata l’asta indetta dal Tribunale di Lucca per il fallimento Perini Navi spa a un prezzo complessivo di 80 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che la prima asta indetta dal Tribunale fallimentare di Lucca per l’acquisto di Perini Navi era andata deserta lo scorso luglio, con Ferretti e Sanlorenzo che si erano tirati indietro, ritenendo troppo alto il prezzo base di 62,50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente, il 30 settembre, anche la seconda asta con prezzo base di 56,25 milioni non ha ricevuto alcuna offerta e ci si attendeva una terza asta entro fine anno, probabilmente a un prezzo base al di sotto dei 50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). In realtà a fine ottobre, prima che fosse indetta la terza asta, The Italian Sea Group aveva depositato una proposta d’acquisto irrevocabile da 47 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) e anche i cantieri Ferretti e Sanlorenzo, riuniti nella joint paritetica Restart, erano tornati alla carica e avevano presentato a loro volta un’offerta, senza però rendere noto il prezzo. Tuttavia poi il tribunale ha appunto indetto la terza asta. Sanlorenzo sempre ieri ha tenuto a precisare che “il prezzo dell’asta ha superato l’importo che veniva ritenuto adeguato” (si veda qui il comunicato stampa).
L’oggetto dell’asta comprende il compendio mobiliare e immobiliare dei cantieri navali di Viareggio e di La Spezia, il compendio immobiliare di Pisa, una nave in corso di costruzione, i marchi e i brevetti, la partecipazione sociale (100%) in Perini Navi Usa Inc e i rapporti giuridici in essere con i dipendenti e con i terzi.
The Italian Sea Group finanzierà l’operazione tramite le disponibilità di cassa, reinvestendo una significativa quota dei proventi raccolti in ipo all’inizio del giugno scorso, oltre che attraverso linee di credito bancarie.
L’integrazione di Perini Navi in The Italian Sea Group comporterà per il gruppo quotato un’espansione della capacità produttiva che renderà possibile un raddoppio di order intake nel refit e l’acquisizione di contratti per la costruzione di yacht a motore di 90-130 metri; oltre che una crescita della marginalità nel refit.
Giovanni Costantino, founder e ceo di The Italian Sea Group, ha commentato: “Sono estremamente orgoglioso di questa operazione. Abbiamo voluto spingerci oltre con l’investimento, ma siamo arrivati all’asta con l’assoluta determinazione di voler acquisire tutti gli asset in funzione della nostra ormai consolidata competenza e dei nuovi contratti, in particolare nel segmento degli yacht a vela di grandi dimensioni. I nuovi spazi produttivi ci permetteranno di ampliare gli incoming orders per il futuro in un segmento molto dinamico, come provano anche le due recenti commesse relative agli yacht a vela siglate a dicembre. Siamo quindi confidenti di aver fatto la scelta giusta, spinti da un incoming order che ha superato le previsioni del 50%.”
La società aveva già rilevato dal fallimento Perini Navi due progetti in progress, per il completamento della costruzione tramite la divisione NCA Refit, che ha già più volte operato sul refitting della flotta Perini Navi, come dimostrano i quattro yacht attualmente presenti in cantiere.
Nel maggio scorso la Corte d’Appello di Firenze aveva confermato l’insolvenza di Perini Navi (si veda altro articolo di BeBeez), che il Tribunale di Lucca aveva dichiarato fallita il 29 gennaio scorso (si veda altro articolo di BeBeez). La Corte ha quindi respinto il ricorso contro il fallimento presentato dagli studi legali Iannaccone di Milano e Stanghellini di Firenze per conto di Fenix srl (della famiglia Tabacchi e Lamberto Tacoli), attuale proprietaria della società produttrice di megayacht fondata negli anni 80 da Fabio Perini. I Tabacchi speravano in un ripensamento dei giudici, in modo da poter mettere in opera il loro piano B, visto che nel frattempo avevano sottoscritto un term sheet con Clessidra Restructuring Fund che sarebbe pronta a iniettare nuova finanza sotto forma di equity per il rilancio della società (si veda altro articolo di BeBeez).
Il Tribunale di Lucca aveva dichiarato il fallimento dopo che il giudice non aveva concesso a Perini Navi una nuova proroga per presentare un piano concordatario, dopo quella ottenuta nell’ottobre 2020 che fissava il termine al 15 gennaio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). L’udienza era poi slittata, ma soltanto al 26 gennaio. Il piano non era stato presentato per tempo, sebbene Blue Skye e Arena Investors avessero siglato un accordo con Perini Navi e la controllante Fenix per sottoscrivere un bond a 4 anni da 30 milioni di euro in prededuzione (si veda altro articolo di BeBeez) dopo che i due investitori avevano depositato un’offerta vincolante lo scorso autunno (si veda altro articolo di BeBeez). Il problema, infatti, era che nel frattempo non era stato trovato ancora un accordo con le banche (le più esposte sono Banca Ifis, Mps e Unicredit).
Così alla fine il Tribunale aveva optato per il fallimento e disposto l’esercizio provvisorio, nominando Della Santa curatore fallimentare. A quel punto a metà febbraio si erano appunto fatti avanti Ferretti e Sanlorenzo per rilevare la società dal fallimento una volta che il curatore avesse aperto l’asta (si veda altro articolo di BeBeez). Ma alla fine, come detto, si erano tirati indietro perchè il prezzo base d’asta era stato considerato troppo alto (si veda altro articolo di BeBeez)
Perini Navi aveva chiuso il 2018 con ricavi per 65,5 milioni di euro, un ebitda negativo di 4,25 milioni, una perdita di 8,3 milioni e un debito finanziario netto di 26,42 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus). E il 2019 è andato ancora peggio con un fatturato consolidato di 55 milioni, un ebitda negativo di 25 milioni, una perdita oscillante tra 35 e 40 milioni e un indebitamento, tra banche e fornitori, di 55 milioni. A oggi il gruppo è gravato da un debito complessivo lordo di 100 milioni. Solo tra il 2016 e il 2018 la società aveva accumulato perdite per 55 milioni e addirittura 140 milioni negli ultimi 9 anni. Per questo motivo già nell’ottobre 2018 Perini Navi era stata oggetto di un processo di ristrutturazione, guidato dagli stessi Tabacchi che nel frattempo, in base agli accordi pregressi con il fondatore Fabio Perini, erano saliti dal 49,99% al 74% della società, con un investimento complessivo di 40 milioni.