La regolamentazione europea sulle criptovalute (MiCA) è a un passo dalla sua storica promulgazione. Si tratta di un nuovo sistema di norme che potrebbe finalmente garantire un approccio legislativo omogeneo sulla materia. Infatti, dopo il via libera arrivato nei giorni scorsi dal Consiglio dell’Unione europea al disegno di legge sui mercati delle criptovalute (si veda qui il comunicato stampa del Consiglio europeo e qui il testo completo della bozza di regolamento), si attende adesso solo il sigillo del Parlamento UE, chiamato ad esprimersi sul provvedimento oggi stesso.
Più nello specifico, il disegno di legge approvato dal Consiglio sui mercati dei criptoasset è una normativa completa che, dopo un acceso dibattito durato due anni, mira a portare l’asset class sotto la supervisione dell’Autorità Europea di supervisione dei mercati dei titoli (ESMA) e dell‘Autorità Bancaria Europea (EBA).
Una volta approvato in via definitiva dal Parlamento di Strasburgo, il testo normativo sarà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea probabilmente all’inizio del 2023, con le regole che però entreranno in vigore soltanto a partire dal 2024. Tra i numerosi ambiti interessati dalla legislazione vi sono la prevenzione del riciclaggio di denaro, le norme a tutela della protezione dei consumatori, la responsabilità delle società di criptovalute, l’impatto ambientale del settore e le stablecoin.
I regolamenti MiCA erano stati proposti in una prima bozza provvisoria lo scorso giugno ((si veda qui il comunicato stampa del Consiglio europeo), con alcune modifiche e aggiornamenti apportati nelle settimane successive. Sebbene siano sorti alcuni dubbi su alcuni dettagli del regolamento UE, il settore delle criptovalute lo ha accolto con grande favore, in quanto prende una posizione chiara sugli asset digitali. E molti operatori del settore sono addirittura convinti che il regolamento europeo consentirà al mercato di espandersi, perché le parti interessate comprendono quali sono le regole del gioco.
Entrando più nel dettaglio, il MiCA prevede che le società emittenti criptovalute mantengano una liquidità minima per evitare crolli come quello di TerraUSD, che doveva valere esattamente 1 dollaro, ma che invece è crollato di valore a partire dal 9 maggio di quest’anno. Il 6 ottobre scorso veniva scambiata a circa 3 centesimi.
In altri termini, il MiCA intende disciplinare con regole precise gli strumenti digitali basati sulla tecnologia blockhain, le “criptoattività”, i soggetti che li “emettono” o li “offrono al pubblico” (tramite le cosiddette ico’s o Initial Coin Offer) e gli operatori che offrono servizi per custodirli e/o scambiarli.
Il primo strumento, che il Regolamento UE chiama “e-money tokens” (EMT), corrisponde alla moneta elettronica, quella che già si utilizza ricorrendo a una carta prepagata. La sola differenza è che il nuovo strumento si basa sulla tecnologia blockchain. Un altro tipo di criptoattività comprende strumenti basati su un paniere di attività finanziarie o reali (titoli o materie prime, come l’oro), il cui prezzo potrebbe variare nel tempo. Il Regolamento chiama questi strumenti “asset referenced tokens” (ART). Se il valore del paniere delle attività sottostanti varia, varierà anche il valore dell’ART.
Inoltre, il regolamento ha scelto di applicare norme al soggetto che offre le criptoattività o che le scambia sul mercato. Le regole sugli emittenti (o offerenti) comprendono obblighi per chi emette o offre criptoattività, come avviene per gli strumenti finanziari tradizionali, ad esempio azioni o obbligazioni. Chi li emette dovrà essere in possesso di un’autorizzazione per poter operare all’interno dell’UE. Le autorità nazionali dovranno rilasciare le autorizzazioni entro tre mesi. Per quanto riguarda le emittenti più grandi, le autorità nazionali trasmetteranno regolarmente le informazioni pertinenti all’ESMA.
Quanto ai token non fungibili (i sempre più conosciuti NFT), ossia gli asset digitali che rappresentano oggetti reali come opere d’arte, musica e video, saranno esclusi dall’ambito di applicazione della normativa, a meno che non rientrino nelle categorie di cripto-asset esistenti. Entro 18 mesi la Commissione europea sarà poi incaricata di preparare una valutazione completa e, se ritenuto necessario, una proposta legislativa specifica, proporzionata e orizzontale per creare un regime per gli NFT e affrontare i rischi emergenti di questo nuovo mercato.
E proprio su questo punto lo scorso giugno la Banca d’Italia aveva preso una posizione netta in una sua comunicazione (si veda qui la nota della Banca d’Italia), dove pur esprimendosi in modo favorevole sulla MiCA dell’UE nel suo complesso, ha sottolineato come questa mancasse di affrontare sino a quel momento tutte le diverse componenti degli ecosistemi di cripto-asset e la loro applicazione nella finanza decentralizzata, non coprendo (in quello stadio attuale dei negoziati in seno all’UE) i cripto-asset unici e non fungibili, come appunto gli NFT.
Per quanto riguarda i destinatari della normativa, il regolamento introduce norme applicabili a entità chiaramente identificabili (emittenti, fornitori di portafogli, fornitori di servizi), ma questo, secondo Via Nazionale, non esaurisce l’elenco degli attori della finanza decentralizzata. Pertanto, ha proseguito la Banca d’Italia nella nota, non saranno disciplinati i programmatori di smart contract e i titolari di token di governance delle cosiddette organizzazioni autonome decentralizzate (DAO). Anche i portafogli non ospitati, ossia i software che consentono trasferimenti peer-to-peer tra indirizzi DLT, rimarranno fuori dall’ambito di applicazione.
Sul ruolo delle banche poi, in base al nuovo regolamento UE sulle criptovalute, la Banca d’Italia ha riconosciuto l’importanza del loro ruolo all’interno degli ecosistemi di cripto-asset, contribuendo al loro funzionamento, sosteendo e facilitando il trasferimento di token, la custodia, le interazioni con i titolari e i movimenti in entrata e in uscita dall’ecosistema. Allo stesso modo, “l’attività dei cripto-asset non può non tenere conto degli obiettivi alla base della vigilanza delle banche centrali sul buon funzionamento del sistema dei pagamenti, indicati nella bozza di regolamento come un fattore chiave da valutare in fase di autorizzazione e durante lo svolgimento dell’attività delle entità”. Oltre, e ancor prima del MiCA, il nuovo quadro di vigilanza dell’Eurosistema bancario si rivolge ai gestori di schemi (anche quando si tratta di cripto-asset con funzione di pagamento) e alle funzionalità che ne sostengono l’offerta e l’utilizzo (ad esempio, i portafogli digitali), nonché alle piattaforme di trasferimento/regolamento nell’ambito di accordi di stablecoin e ai fornitori di tecnologia.
E a proposito delle securities token, ricordiamo che a dicembre dello scorso anno il Commissario Consob Paolo Ciocca, in occasione del suo intervento in apertura del convegno annuale di Assofintech (Associazione Italiana per il fintech e l’insurtech) che si è tenuto in presenza a Milano e in streaming con la media partnership di BeBeez (si veda qui altro articolo BeBeez), aveva pronosticato che entro un paio d’anni si sarebbe applicata la prima normativa europea sul fintech “con il punto cruciale dei wallet provider da affrontare, cioè le infrastrutture che gestiranno il lungo codice che rappresenta il token, perché non ci sono luoghi accentrati dove questo codice viene trattenuto, non c’è una Monte Titoli, quindi c’è un tema di fiducia importante da affrontare e di sfide da cogliere anche per l’Italia”.
Ricordiamo che Consob e Banca d’Italia ovviamente vigileranno sulla sperimentazione delle prime emissioni in Italia di ìobbligazioni, per ora da parte delle sole spa, basate sulla Distributed Ledger Technology), e che durerà 12 mesi come previsto dall’emendamento, promosso nella legislatura appena trascorsa dal deputato di Forza Italia Roberto Pella inserito nel Dl Semplificazioni (si veda altro articolo di BeBeez).