Sbarca oggi in borsa Ariston Holding NV (ex Ariston Thermo Holding), finanziaria a capo del noto gruppo produttore di apparecchi per l’acqua calda e il riscaldamento degli ambienti, controllato dalla famiglia Merloni, dopo aver chiuso con successo il collocamento istituzionale sul segmento Euronext Milan (l’ex Star) di Borsa Italiana mercoledì 24 novembre a 10,25 euro per azione (si veda qui il comunicato stampa dell’advisor Equita), un prezzo per azione nella parte più bassa della forchetta annunciata il 17 novembre scorso e compresa tra 10,25 e 12 euro (si veda altro articolo di BeBeez). Ariston aveva annunciato l’8 novembre l’avvio dell’iter di quotazione (si veda altro articolo di BeBeez). Non sono stati diffusi dati sulla domanda da parte degli investitori. Fonti vicine al gruppo riferiscono tuttavia che la richiesta è stata molto superiore all’offerta.
Goldman Sachs Bank Europe SE, Intesa Sanpaolo – Divisione IMI Corporate & Investment Banking, e Mediobanca hanno agito quali joint global coordinators e joint bookrunner (joint global coordinator), CC & Soci quale financial advisor e BNP Paribas, BofA Securities Europe SA, Citigroup Global Markets Europe AG ed Equita sim in qualità di joint bookrunner (congiuntamente ai joint global coordinator, gli underwriter).
L’operazione, come noto, prevedeva un collocamento riservato a investitori istituzionali di 29.268.292 azioni di nuova emissione per un controvalore di circa 300 milioni di euro, oltre a un’offerta secondaria, sempre a investitori istituzionali, di massime 49 milioni di azioni oggi detenute dagli azionisti Merloni Holding spa e Amaranta srl. A questi si aggiungono, i titoli relativi alla opzione di over allotment (greenshoe), cioè 11 milioni di titoli, circa il 15% della zioni offerte, anche questi messi a disposizione da Merloni Holding e Amaranta e sempre al prezzo unitario di 10,25 euro. La greenshoe è esercitabile entro 30 giorni di calendario dal primo giorno di negoziazione, cioè oggi.
Ipotizzando l’esercizio integrale della greenshoe, l’ipo avrà apportato ad Ariston e ai principali azionisti circa 915 milioni di euro, per un flottante di circa il 27% se si include la greenshoe, rappresentando quindi il più grande collocamento del 2021.
Il gruppo Ariston quindi si presenta agli scambi su Piazza Affari con una capitalizzazione iniziale di circa 3,4 miliardi di euro, che maggiorata dei 177 milioni del debito netto al 30 settembre 2021, riconosce al grouppo un enterprise value di 3,57 miliardi di euro. Quest’ultimo cirrispone a 14 volte l’ebitda rettificato 2020, cioè 239 milioni. Tuttavia, considerata la forte crescita (+35%) dell’ebitda nei nove mesi del 2021 rispetto all’analogo periodo del 2020, (si veda qui pag. 60 del prospetto collocamento) è lecito prevedere un ebitda 2021 notevolmente superiore. Applicando lo stesso tasso di crescita all’ebitda del 2020 si ottiene un mutiplo di 11 volte l’ebitda.
Prima dell’ipo Merloni Holding deteneva l’88% di Ariston Holding NV, oltre a varie altre partecipazioni tra cui quella nella piattaforma fintech di lending alle imprese Credimi (5,7%), con cui il gruppo ha da tempo un rapporto, visto che è stato uno dei primi gruppi industriali che ha ceduto fatture in piattaforma (si veda qui altro articolo di BeBeez). Non a caso il ceo di Credimi, Ignazio Rocco di Torrepadula, siede nel cda di Merloni Holding. A cascata, Ariston Thermo Holding controlla al 100% Ariston Thermo spa, Thermowatt spa, Ecoflam bruciatori spa e Ingrado spa.
Inoltre, sempre prima dell’ipo l’8,14% della neoquotata holding era detenuto da Amaranta srl. Quest’ultima è la società che fa capo a Maria Francesca Merloni, la quale nel maggio 2020 aveva ceduto la sua quota del 20% in Merloni Holding, che allora deteneva a sua volta il 67% di Ariston Thermo, ed era entrata direttamente nell’allora Ariston Thermo Holding con una quota del 12% (si veda altro articolo di BeBeez). Quanto a Merloni Holding spa, oggi risulta controllata al 61,51% da Francesco Merloni (il primogenito del fondatore del gruppo, Aristide), al 18,06% da Paolo Merloni (figlio di Francesco) e al 14,84% da Maria Cecilia Lazzarini (moglie di Francesco), mentre il restante 5,59% sono azioni proprie.
Adesso, a valle dell’ipo, Merloni Holding deterrà circa il 67,08% di Ariston Holding (prima dell’esercizio dell’Opzione di Over-Allotment) e il 64,1% qualora la greenshoe sia integralmente esercitata. Dal canto suo ha circa il 9,15% della holding prima della greenshoe e circa l’8,75% in caso di integrale esercizio della greenshoe. Il gruppo e i due azionisti sopra citati si sono impegnati a non vendere azioni (lock up) per 180 giorni a partire dallo scorso 24 novembre.
Ariston Thermo è conosciuta sui mercati di tutto il mondo con l’omonimo e storico marchio (richiama il nome del capostipite Aristide), oltre ad altri marchi che nel tempo hanno allargato un potenziale nei vari settori di mercato. Il gruppo offre la sua gamma di prodotti, soluzioni e servizi principalmente con il marchio globale Ariston, il marchio ELCO caratterizzato da servizi premium, e iconici marchi nazionali come Calorex, NTI, HTP, Chaffoteaux, ATAG e Racold, oltre a Thermowatt ed Ecoflam nel settore dei componenti e dei bruciatori. L’azienda conta oltre 7.400 dipendenti, uffici di rappresentanza in 42 paesi, 23 siti produttivi e 25 centri di ricerca e sviluppo in 4 continenti, e vende soluzioni e servizi in circa 150 paesi in tutto il mondo. Ariston è attiva in 42 paesi, con l’80% dei ricavi del 2020 provenienti da 18 diversi paesi e con una posizione di mercato significativa 15 di 20 paesi più grandi del mondo per Pil nel 2020.
Ariston intende utilizzare i proventi netti dell’emissione per sostenere l’ulteriore crescita del gruppo, sviluppando il digital route to market, le tecnologie e il footprint industriale, e per finanziare in futuro acquisizioni di imprese, tecnologie e diritti di proprietà intellettuale. L’ammissione su Euronext Milan inoltre migliorerà ulteriormente anche il profilo della società e la riconoscibilità del marchio e mira a consentire al gruppo di continuare ad attrarre persone di talento in futuro.
A proposito di acquisizioni, il gruppo si è allargato considerevolmente negli ultimi due decenni. Nel 2001, Ariston ha raddoppiato le sue dimensioni in termini di ricavi con le acquisizioni di Elco, Chaffoteaux, Cuenod e Rendamax. Da allora, il gruppo ha continuato a crescere ed espandersi. Includendo il recente annuncio dell’acquisizione di Chromagen in Israele (si veda qui il comunicato stampa), Ariston ha completato dal 2014 sette acquisti (in Canada, Stati Uniti, Messico, Paesi Bassi, Danimarca, Sud Africa, Israele e Australia) e dieci operazioni bolt-on (in Francia, Italia, Germania, Belgio, Israele e Svizzera, tra gli altri). Ma il gruppo non intende fermarsi, ma anzi condurre ulteriori shopping, con operazioni di taglia piccola, media e grande. D’altra parte, la natura frammentata dei mercati in cui Ariston è presente offre ampie opportunità di consolidamento.
Il gruppo di Fabriano (Ancona) ha chiuso i primi 9 mesi del 2021 con ricavi per 1,4 miliardi (+25% rispetto allo stesso periodo del 2020), un ebitda rettificato di 191 milioni (+35,5%) e un utile netto rettificato di 100 milioni (+88%). I ricavi degli ultimi 12 mesi (cioè da settembre 2020), si sono attestati a poco meno di 1,95 miliardi (si veda qui il comunicato stampa). Rispetto al 2018, ciò rappresenta un tasso di crescita annuo composto del 7,1%, del 4,9% organico e del 2,3% generato da M&A (principalmente influenzato dall’acquisizione di Calorex del 2019). Il gruppo aveva chiuso il 2020 con ricavi per 1,66 miliardi, un ebitda di 257,5 milioni e un debito finanziario netto di 158,8 milioni (si veda qui il report Leanus, una volta registrati gratuitamente).