di Francesca Vercesi e Giuliano Castagneto
Exor, holding controllata dalla famiglia Agnelli e quotata a Piazza Affari, si è impegnata a rilevare il 45% di Lifenet Healthcare, società attiva nel settore della salute, in particolare nella gestione degli ospedali e delle cliniche ambulatoriali (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione avverrà principalmente tramite un aumento di capitale riservato a Exor e successivo acquisto di azioni detenute dall’imprenditore Nicola Bedin attraverso la holding Invin. L’investimento totale da parte di Exor sarà di 67 milioni di euro, per un equity value del 100% che è quindi pari a 149 milioni. Mediobanca è stata financial advisor di Lifenet Healthcare per l’operazione.
Bedin resterà socio di maggioranza in Lifenet tramite Invin, mantenendo la carica di amministratore delegato. Anche l’attuale management team di Lifenet sarà interamente confermato nelle sue funzioni, mentre saranno riservate a Exor la carica di presidente e un’adeguata rappresentanza nella governance della società. Il perfezionamento dell’operazione, che è soggetto alle usuali autorizzazioni regolamentari, è previsto entro il primo semestre 2022.
La società guidata da John Elkann affianca così Nicola Bedin, a capo di un gruppo da oltre 100 milioni di euro di ricavi nel 2021, generati da strutture in quattro regioni. Lifenet è stata fondata nel 2018 e a seguito di una serie acquisizioni mirate ha posto le basi per lo sviluppo di un gruppo che oggi conta realtà riconosciute e apprezzate, quali il Piccole Figlie Hospital di Parma, l’Ospedale Regina Apostolorum di Albano Laziale, il Centro Medico Lazzaro Spallanzani di Reggio Emilia e il Centro Medico Diagnostico (CeMeDi) di Torino.
L’ingresso di Exor darà alla società le risorse necessarie a rafforzarsi ulteriormente e sostenere un piano di sviluppo dedicato sia ad investimenti in tecnologia e infrastrutture, puntando sulla qualità dei servizi erogati agli utenti, sia alla crescita anche attraverso acquisizioni nel solco del percorso di consolidamento già avviato”. Lifenet opera sia in regime privatistico sia in regime di convenzioni con il Servizio Sanitario Nazionale.
L’operazione è il suggello di un legame storico tra i due gruppi. Il CeMeDi di Torino, meglio conosciuto come Sepin, per 70 anni è stato infatti il punto di riferimento per l’assistenza sanitaria dei dipendenti di FCA e delle altre aziende del gruppo Exor. E nel giugno 2019 LifeNet aveva acquistato il CeMeDI e la relativa sede dalla stessa FCA (allora controllata da Exor e oggi parte del gruppo Stellantis). L’immobile circa un anno e mezzo dopo, a fine 2020, era stato rivenduto al fondo immobiliare Gereas, gestito da Ream sgr (si veda altro articolo di BeBeez).
John Elkann, presidente e ad di Exor ha commentato: “Lifenet, guidata da Nicola Bedin, è una società giovane, dinamica e ambiziosa che fornisce servizi molto necessari nel settore sanitario in cui siamo desiderosi di crescere. Coerentemente con il nostro scopo di costruire grandi aziende, non vediamo l’ora di lavorare con Nicola e il suo team con cui condividiamo gli stessi valori per accelerare lo sviluppo di Lifenet”.
Prosegue quindi l’intensa campagna di investimenti di Exor, dopo la conclusione a novembre del 2021, del gruppo riassicurativo Usa Partner RE alla francese Covéa per 9 miliardi di dollari (7,7 miliardi di euro): un deal che secondo le stime dovrebbe aver lasciato a Exor una dote in cash di 4 miliardi di euro (si veda altro articolo BeBeez).
Già ad agosto 2021 Exor aveva investito circa 43 milioni di euro (3,9 miliardi di rupie) nella piattaforma online indiana MyTVS che fa capo alla startup Ki Mobility Solutions che riunisce i servizi post-vendita per automobili e che è controllata da TVS Automobile Solutions, parte del gruppo TVS, una holding da 8,5 miliardi di dollari di fatturato (si veda qui Times of India).
Sempre nel settore auto, nel giugno scorso Gedi, gruppo editoriale controllato indirettamente da Exor, ha rilevato il 78% di AutoXY, uno tra i primi e principali motori di ricerca italiani specializzati nel mercato delle automobili, da Vertis Venture, il primo fondo di venture capital gestito da Vertis sgr dedicato agli investimenti seed nel Sud Italia. Il ceo di AutoXY Boris Cito e il cto Matteo Serafino hanno mantenuto rispettivamente il 20% e il 2% dell’azienda (si veda altro articolo di BeBeez). Gedi è controllata indirettamente da Exor all’89,6% a seguito dell’opa dell’estate 2020 (si veda altro articolo di BeBeez) ed è partecipata da Mercurio spa (col 5,19%) e da Cir (Compagnie Industriali Riunite, col 5,2%).
Inoltre Exor nel giugno scorso ha siglato una partnership con The World-Wide Investment Company Limited (WWICL), il family office più antico di Hong Kong, per investire insieme in medie imprese italiane di eccellenza dei beni di consumo che vogliano svilupparsi a livello globale (si veda altro articolo di BeBeez). Per farlo hanno costituito la newco NUO spa, posseduta al 50% da NUO Capital, società di investimento che fa capo a WWICL, e per il 50% da Exor, dotandola di un capitale di 300 milioni di euro.
Nel maggio scorso Exor e il gruppo Marcegaglia hanno inoltre partecipato al round di serie A da 105 milioni di dollari della scaleup svedese H2 Green Steel (si veda altro articolo di BeBeez). Ha aderito all’aumento di capitale anche un gruppo di investitori internazionali, che comprende il fondo di venture capital Altor Fund V, Ane & Robert Maersk Uggla (la famiglia azionista di riferimento del colosso dello shipping Maersk), Bilstein Group (gruppo tedesco produttore e distributori di componenti di ricambio per il settore automotive), l’acceleratore specializzato in energia sostenibile EIT InnoEnergy, FAM (holding della famiglia Wallenberg, una delle più ricche e potenti famiglie di imprenditori svedesi con interessi che vanno da Saab a Ericcson, da Electrolux ad ABB, oltre a essere lo sponsor del gruppo di private equity EQT ), IMAS Foundation (gruppo IKEA), Kingspan (gruppo irlandese produttore di soluzioni di isolamento per edifici), i colossi dell’automotive Mercedes-Benz e Scania, i gruppi industriali SMS Group e Stena Metall Finans, Cristina Stenbeck (azionista di controllo della casa di investimento svedese Kinnevik, uno dei primi investitori nel marketplace di abbigliamento Zalando), Daniel Ek (fondatore di Spotify) e la holding di investimento svedese Vargas (investitore, tra l’altro, anche in Northvolt, progetto miliardario di sviluppo di giga-factory di produzione di batterie al litio, a cui si sono poi ispirati i progetti BritishVolt e Italvolt dell’imprenditore svedese Lars Carlstrom).
Quanto al settore luxury, infine, ricordiamo che a marzo 2021 Exor ha annunciato l’acquisizione del 24% del capitale della casa produttrice delle iconiche scarpe di lusso Christian Louboutin per 541 milioni di euro. A vendere sono stati i fondatori Christian Louboutin, Bruno Chamberlain, Henri Seydoux e Faheema Moosa. Si era trattato del secondo investimento in pochi mesi nel settore lusso per Exor, dopo quello annunciato nel dicembre 2020 nella scaleup di moda cinese Shang Xia, affiancandosi nel capitale al fondatore Jiang Qiong Er e al colosso francese del lusso Hermés, già presente come investitore della prima ora (si veda qui il comunicato stampa).
Ma Exor è molto attiva anche nel venture capital attraverso il veicolo Exor Seeds, il quale soltanto una settimana fa è stato tra i lead investor del round di serie A da 10 milioni di euro di BizAway, la scaleup friulana ove è possibile organizzare viaggi d’affari, assieme ai fondi venture Azimut Digitech Fund e Gellify (si veda altro articolo di BeBeez).