di Alessandro Albano
Nuova acquisizione in pochi mesi per Pini Group, società d’ingegneria svizzera che vanta più di 70 anni d’esperienza sul mercato locale e internazionale. Dopo l’acquisizione a marzo della trentina SEPI a marzo, attiva fin dagli anni ’50 nel comparto dell’ingegneria civile e delle grandi infrastrutture (si veda altro articolo di BeBeez), Pini infatti porta nel proprio perimetro anche Geodata Engineering, società di geoingegneria nata a Torino nel 1984 e attiva in 20 paesi, con società controllate e succursali in Italia, Algeria, Argentina, Australia, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Ecuador, Grecia, India, Malesia, Nepal, Portogallo, Perù, Turchia e che si occupa di progettazione di opere in sotterraneo. In particolare, ha progettato e seguito la realizzazione di oltre 4 mila km di gallerie e più di 3500 progetti in tutto il mondo, nei settori di mercato di metropolitane, ferrovie e alta velocità, strade e autostrade, dighe e degli impianti idroelettrici, geologia e ambiente (si veda qui il comunicato stampa).
Pini, fondata da Luigi Pini e oggi guidata dal presidente Roberto Gerosa, dal vicepresidente Daniele Stocker, dal ceo Andrea Galli e dal partner Olimpio Pini, ha acquisito il 100% delle quote della società torinese. A vendere l’80% è il gruppo PowerChina, che aveva acquisito l’80% delle quote nel 2017 dalla holding Geodata spa, che allora faceva capo per il 99,4% a Patto Geodata srl, holding di partecipazioni aperta ai collaboratori del gruppo, il cui socio di riferimento è Piergiorgio Grasso, fondatore del gruppo e azionista di maggioranza con una quota del 72,37%. Patto Geodata che era rimasto con il 19,48% e Nicola Giuseppe Ruga, che aveva il restante 0,52%, hanno a loro venduto le quote a Pini.
Dopo aver emesso nel 2014 un minibond da 7 milioni di euro a scadenza 2020, quotato all’ExtraMot Pro di Borsa Italiana e sottoscritto allora dai fondi di Anthilia Capital sgr per 6 milioni e per la restante parte da Banco BPM (si veda altro articolo di BeBeez), la società torinese è poi stata vicina alla quotazione su Borsa Italiana l’anno seguente, quando ha nominato Emintad come advisor finanziario, EnVent come Nomad e lo studio Grimaldi come consulente legale (si veda altro articolo di BeBeez). L’intenzione era quella di essere listata sull’ex Aim Italia (ora Euronext Growth Milan), ma poi per cause probabilmente legate al contesto dei mercati finanziari non se n’è fatto più nulla.
E qui è entrata appunto in gioco Power Construction Corporation of China, nota come PowerChina, controllata dalla Commissione per la supervisione e l’amministrazione dei beni del Consiglio di Stato cinese (SASAC) (si veda qui il comunicato stampa di allora). Subito dopo l’acquisizione del 2017, benedetta dalla diplomazia cinese con la presenza di Xu Xiaofeng, allora ministro-consigliere dell’Ambasciata cinese a Roma, PowerChina aveva parlato di un’operazione “win-win”, definita come “un’altra pietra miliare nell’espansione degli affari di PowerChina in Europa”.
Cinque anni dopo, però, il blackout. Lo scorso maggio, i dipendenti di Geodata hanno ricevuto una mail che li informava della chiusura dell’azienda che, secondo la ricostruzione di Milano-Finanza, non era stata discussa né in seno al consiglio né all’interno delle assemblee degli azionisti, dopo i tentativi degli azionisti di minoranza, evidentemente senza esito, di portare avanti l’attività. I cinesi, infatti, hanno chiesto il fallimento nonostante, secondo i sindacati, Geodata vantasse ancora un robusto portafoglio ordini, realizzando nel 2020 circa 20 milioni di euro di ricavi seppure con 3 milioni di perdite e una redditività operativa vicina allo zero (-865 mila euro) (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Il 2021, stando ai dati riportati da MF, è stato chiuso con ricavi per 26 milioni di euro, un ebitda vicino allo zero, 50 milioni di backlog e nessuna perdita sulle operazioni ordinarie negli ultimi dieci mesi, a cui si aggiungono il miglioramento dei margini e buoni flussi di cassa. Quanto ai debiti, i maggiori, circa 30 milioni di euro, sarebbero prestiti concessi dall’azionista di maggioranza, quindi la stessa PowerChina.
L’ingresso di Pini ridarà quindi nuova linfa a una società che in 38 anni di attività ha registrato un tasso di crescita annuale del 15%. L’acquisizione, inoltre, si legge nella nota della società elvetica, “darà una forte accelerata ai piani di sviluppo di Pini Group, che supera così i 700 dipendenti e rafforza la propria posizione di azienda leader nei servizi di progettazione, direzione lavori e consulenza con solide radici nel mercato italiano”.
Andrea Galli, ceo di Pini Group, ha commentato: “Riconosciamo in Geodata un player d’eccellenza nel mondo dell’ingegneria underground e idroelettrica e il nostro intento è valorizzare tutti gli asset che hanno permesso a questa realtà di scrivere la storia dell’ingegneria: dai suoi lavoratori alla rete di fornitori, ai partner internazionali. Geodata e Pini nascono come aziende familiari, diventate player globali nel settore dell’ingegneria. Inoltre con l’acquisto di Geodata il gruppo Pini entra nel settore delle energie rinnovabili, con focus sull’idroelettrico. In un momento delicato, di transizione, come quello che stiamo vivendo possiamo mettere a disposizione del settore l’esperienza e la conoscenza di un gruppo dinamico, internazionale e innovativo”.
Pini Group, con uffici in Italia, Austria, Francia, Portogallo, Norvegia, Israele, Australia, Brasile e Stati Uniti, conta (al netto di Geodata) circa 500 collaboratori impegnati in servizi di progettazione, direzione lavori e consulenza. Nello specifico in Italia oggi conta diverse sedi: Como, Roma, Trento, Torino, Brescia, Latina e Roma con oltre 100 collaboratori che operano su importanti progetti nazionali di ingegneria civile. Tra i progetti più significativi: la nuova tratta ferroviaria RFI Giampilieri-Taormina-Fiumefreddo, 44,50 km di tracciato prevalentemente in sotterraneo; e, sempre per RFI, il progetto Fortezza–Ponte Gardena e la linea ad AV Brescia-Verona (Consorzio CEPAV2).