Sarà interamente garantita l’operazione di aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro di MPS che si aprirà il prossimo 17 ottobre e si chiuderà il 31, con l’eventuale inoptato che verrà offerto in asta aggiuntiva tra il 1* e il 2 novembre. Lo ha annunciato ieri mattina il gruppo bancario senese con una nota (si veda qui il comunicato stampa), che ha quindi spazzato via contemporaneamente, da un lato, il timore di un possibile ampio inoptato, come implicito nella delibera di aumento di capitale scindibile (si veda altro articolo di BeBeez) e dall’altro il timore del burden sharing, in particolare il coinvolgimento dei bond subordinati in un eventuale salvataggio del Montepaschi da parte del governo, sulla base Direttiva UE sulle crisi bancarie (BRRD).
Ricordiamo che l’operazione di aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro è di fatto iperdiluitiva, in quanto “prevede l’emissione di massime 1.250 milioni di azioni ordinarie di nuova emissione, con un prezzo di sottoscrizione di 2 euro per ciascuna nuova azione, e rapporto di sottoscrizione pari a 374 nuove azioni ogni 3 azioni MPS attualmente possedute“. Tanto diluitiva che il mercato ha accolto l’annuncio dei termini dell’operazione con un ribasso del titolo del 33,1%. Ricordiamo che il prezzo di sottoscrizione dell’aumento incorpora uno sconto del 7,79% rispetto al Terp (prezzo teorico ex diritto).
Nella sua nota la banca senese fa sapere nel dettaglio che il partecipanti al consorzio di garanzia si sono impegnati a sottoscrivere le nuove azioni non sottoscritte al termine dell’asta dell’inoptato per un importo massimo di euro 857 milioni” (si veda qui il comunicato stampa). Più nel dettaglio, il consorzio è composto dalle banche Mediobanca, Credit Suisse, BofA Securities, Citigroup, Credit Suisse, a cui si sono aggiunte come joint bookrunner Société Générale, Sitfel Europe Bank, Banco Santander e Barclays, che si sono impegnate per 807 milioni e da Algebris, che si è impegnato per 50 milioni, di cui 30 milioni pari passu con le banche garanti e 20 milioni come sub-underwriter. La partecipazione di Algebris all’operazione era attesa, ma sinora le voci di mercato indicavano il coinvolgimento del gruppo di asset management guidato da Davide Serra come uno dei possibili investitori e non come membro del consorzio di garanzia.
A proposito di investitori, la nota di MPS conferma l’impegno del Tesoro all’operazione in proporzione alla propria quota del capitale (64,23%) per un importo di 1,606 miliardi, anche se i rappresentanti del nuovo Esecutivo in passato hanno espresso preoccupazioni per i tempi dell’aumento. Ricordiamo che, poco dopo l’ok degli azionisti all’aumento (il 15 settembre) Maurizio Leo, coordinatore dell’Ufficio Economia e Finanza di Fratelli d’Italia, aveva dichiarato a Bloomberg: “Dobbiamo rimandare la decisione sull’aumento di capitale. È un momento difficile ed è meglio aspettare il nuovo governo. Quella del Monte dei Paschi è un’operazione importante, che deve tutelare sia i posti di lavoro sia un asset strategico per l’economia italiana” (si veda altro articolo di Bebeez).
E sempre la nota di MPS precisa anche che la banca ha ricevuto impegni di sottoscrizione da parte di terzi investitori per complessivi 37 milioni e che “alcuni investitori hanno assunto nei confronti dei garanti impegni relativi alla sottoscrizione di nuove azioni per un importo complessivo massimo per oltre il 50% della quota riservata agli azionisti diversi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze MEF“, il che significa circa 500 milioni di euro.
Tra questi investitori c’è sicuramente Anima Holding, che ieri in serata ha confermato ufficialmente il suo impegno per 25 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa). Si parla poi di alcune fondazioni toscane come la CR Firenze, i cui organi avrebbero deliberato un intervento da 10 milioni, a cui si uniscono anche la CR Lucca e Fondazione MPS. Si fa il nome anche di Hosking Partners e di Denis Dumont, ex socio del Credito Valtellinese di cui Luigi Lovaglio, ceo di MPS, è stato in precedenza ceo. Si parla di un impegno importante dell’asset manager Usa PIMCO. Ma soprattutto si sa che anche AXA, numero uno delle assicurazioni in Francia e partner di MPS dal 2007, si è impegnata per una quota di oltre il 5% (150 milioni) anche sulla base di possibili obiettivi strategici che coinvolgono il nuovo Monte, visto che sarà il secondo azionista dietro il MEF.
Non si parla più, invece, di fondi di private equity, nonostante nelle ultime settimana il Cda del Monte e il MEF abbiano tenuto colloqui con praticamente tutti i principali attori dei mercati finanziari, tra cui anche hedge fund. Da tempo, infatti, si parla di un possibile intervento di grandi fondi come Cerberus, Fortress e Apollo nella privatizzazione della banca senese (si legga altro articolo di BeBeez). All’inizio del 2021 (quindi prima del nulla di fatto con UniCredit), i tre fondi si sarebbero anche rivolti agli organismi di Bruxelles che ancora oggi stanno seguendo le tappe di uscita del Governo italiano dalla banca senese, in particolare la Direzione Generale Competition europea, dopo le diverse proroghe concordate in questi anni con il MEF che ha nazionalizzato la banca nel 2017.
La riuscita dell’aumento di capitale è fondamentale per l’attuazione del piano strategico approvato lo scorso giugno (si veda qui il comunicato stampa di allora), nel quale è previsto un utile ante imposte di 705 milioni euro nel 2024, di 909 milioni nel 2026, ed un utile netto di circa 1 miliardo al 2024 (che beneficia del reassessment di DTA) e di 833 milioni al 2026, con ritorno al dividendo a partire dal risultato 2025 (pay-out del 30% in 2025- 2026). Sempre tra gli obiettivi previsti nell’arco del piano, spicca la riduzione dello stock di crediti deteriorati atteso a una soglia di almeno 2,8 miliardi nel 2026, con il Net NPE ratio che è previsto invece in riduzione dal 2,6% del 2021 all’1,9% nel 2024 e all’1,4% nel 2026, con un livello di coverage rafforzato (53% nel 2024 e 59% nel 2026).
In questo MPS si è già data da fare. A inizio agosto ha infatti ceduto crediti deteriorati per un totale di 917,5 milioni di euro in tre diverse operazioni che hanno visto come acquirenti Illimity Bank, che ha comprato inadempienze probabili per 343,6 milioni di euro; Intrum Holding srl (tramite il veicolo di cartolarizzazione Alicudi SPV srl), che ha acquisito sofferenze unsecured per 365,9 milioni; e AMCO che ha comprato sofferenze secured per 208 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Operazione che fa seguito alla maxicessione di crediti deteriorati da 4,1 miliardi di euro avvenuta a fne 2020 nel quadro del progetto Hydra (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel piano dell’ad Luigi Lovaglio, che ha l’obiettivo di ripulire la banca per il futuro partner privato una volta che il Tesoro sarà uscito di scena, sono previste uscite volontarie “mediante il Fondo di Solidarietà” per circa 4.000 dipendenti, con un risparmio di costi di 270 milioni su base annua dal 2023. Ma se le uscite dovessero rivelarsi più numerose, ciò comporterebbe un esborso maggiore per il Monte visto che giù un terzo dei 2,5 miliardi del nuovo capitale serviranno a coprire le spese legate alle uscite dei dipendenti.