Sarà Dario Scannapieco il nuovo amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti, che succederà a Fabrizio Palermo. Lo ha deciso ieri l’assemblea di Cdp che ha nominato il nuovo Consiglio di amministrazione per tre esercizi, con scadenza alla data di approvazione del bilancio al 31 dicembre 2023 (si veda qui il comunicato stampa di Cdp).
Presidente è stato confermato Giovanni Gorno Tempini, nominato nell’ottobre 2019, che è stato designato dalle fondazioni bancarie (che possiedono il 15,93% di Cdp). Gli altri amministratori nominati sono: Fabrizia Lapecorella, Fabiana Massa, Anna Girello Garbi, Giorgio Toschi, Livia Amidani Aliberti, Matteo Melley e Alessandra Ruzzu.
I nomi dei nuovi amministratori erano stati precedentemente indicati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che controlla Cdp all’82,77% (si veda qui il comunicato stampa del MEF).
Laureato in economia alla LUISS di Roma e con un MBA ad Harvard, Scannapieco (si veda qui il suo cv) è attualmente vicepresidente della Banca Europea per gli investimenti. Ricopre quel ruolo dall’agosto 2007 e il suo mandato è stato poi rinnovato nel 2013 e nel 2019. Scannapieco è inoltre presidente del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) dal 2012.
In precedenza, tra il 2002 e il 2007, è stato direttore generale del Dipartimento Finanza e Privatizzazioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze quando era ministro Giulio Tremonti. Prima ancora, tra il 1997 e il 2002, era stato membro del Consiglio degli Esperti del Ministero dell’Economia e delle Finanze, con il ruolo di advisor per il Direttore generale del Tesoro, che allora era l’attuale presidente del consiglio Mario Draghi, quando era ministro Carlo Azeglio Ciampi. Allora i giovani economisti parte di quel gruppo erano stati nominati i Draghi-boys.
La scelta di Scannapieco da parte del MEF alla guida di Cdp viene considerata come il segnale di un imminente cambio di direzione per la strategia industriale dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, con un minore intervento diretto nel mondo imprenditoriale italiano. Ricordiamo, infatti, che Scannapieco era in corsa già nel 2018 per il ruolo di ad di Cdp, ma che era stato sconfitto da Palermo, sostenuto allora dal Movimento 5 stelle.
A oggi Cdp è impegnata in una serie di enormi progetti: dall’acquisizione di una quota in Euronext funzionale all’acquisto di Borsa Italiana dal London Stock Exchange al supporto a WeBuild (ex Salini Impregilo) nel salvataggio di Astaldi, primo passo del Progetto Italia, finalizzato a creare il campione italiano nel settore delle costruzioni; dal supporto al progetto di creazione di un gruppo paytech di dimensioni europee, che deriverà dalla fusione Sia-Nexi-Nets, al progetto di costituzione di una società della rete unica nazionale con l’integrazione tra OpenFiber e FiberCo sino all’offerta per Autostrade per l’Italia insieme a Blackstone e Macquarie, che sarà posta al vaglio dell’assemblea di Atlantia il prossimo lunedì 31 maggio.
Ricordiamo poi che nei giorni scorsi l’assemblea di Cdp ha approvato la costituzione del Patrimonio Rilancio (si veda altro articolo di BeBeez), il fondo straordinario da 40 miliardi di euro del Ministero dell’Economia e delle Finanze previsto dall’art. 27 del Decreto Rilancio, che ha anche stabilito che il fondo, che ha l’obiettivo di ricapitalizzare le medie e grandi imprese italiane, sarà gestito da Cdp nell’ambito di un patrimonio del tutto autonomo e separato.
Il tutto, poi, senza dimenticare che Cdp giocherà un ruolo chiave nell’amministrazione degli oltre 200 miliardi di euro che arriveranno all’Italia grazie al Recovery Fund e quindi nell’implementazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Sul tema Scannapieco aveva dato chiare indicazioni del suo pensiero lo scorso febbraio in audizione alle Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea di Camera e Senato (si veda qui il video dell’audizione).
Scannapieco aveva sottolineato quanto sia “importante l’uso corretto del Recovery fund” e la necessità di “agire rapidamente per mettere a terra gli investimenti” e “scatenare il potenziale di crescita” italiano. Il manager aveva aggiunto: “L’Italia deve cambiare passo, abbiamo bisogno di una Pa più efficiente, c’è una giustizia lenta, un sistema fiscale che va semplificato. Bisogna avere una visione a lungo termine”. E, nel breve periodo, di fronte all’emergenza determinata dalla pandemia, aveva continuato, “dobbiamo cercare di garantire la coesione sociale e, quindi, sostenere il lavoro. Nel medio periodo dobbiamo rafforzare la competitività sostenendo la transizione digitale e da oggi dobbiamo sostenere la lotta al cambiamento climatico tramite la transizione ecologica”.
Scannapieco aveva poi avanzato una proposta concreta. Il gruppo BEI, aveva detto, “potrebbe affiancare le autorità italiane per la creazione di un fondo di fondi dedicato a pmi nelle filiere industriali, economia circolare, social housing, turismo sostenibile (…) È una modalità che abbiamo utilizzato in passato in cui la Bei offrirebbe servizi di consulenza, potrebbero essere progetti che vengono messi a terra con rapidità ma avrebbero il vantaggio di creare un effetto leva, quindi i fondi del Recovery fund verrebbero utilizzati per attivare ulteriori risorse”.
L’assemblea di Cdp ieri, oltre alle nomine, ha approvato anche il bilancio 2020, chiuso con un utile ante imposte di 2,5 miliardi euro, in netta crescita dal 2019 (+25%), e la distribuzione di un dividendo di 2,22 miliardi, di cui circa 1,84 miliardi andranno al MEF e 353 milioni alle Fondazioni.
Cdp ha chiuso il bilancio 2020 con partecipazioni e fondi per 35,6 miliardi di euro, in aumento del 4% da fine 2019 (si veda altro articolo di BeBeez). Un incremento che è riconducibile agli investimenti effettuati nel 2020 a sostegno delle imprese, attraverso il lancio di fondi di fondi di private equity e private debt (con Fondo Italiano d’Investimento sgr) e di venture capital (con Cdp Venture sgr), il supporto ai piani di sviluppo delle partecipate e la promozione di campioni in settori strategici e dello sviluppo delle infrastrutture e del territorio.