Il Consiglio direttivo di AIFI nei giorni scorsi ha nominato le nuove 8 commissioni dell’associazione (si veda qui il comunicato stampa), che sono:
- Commissione Tax & Legal, presieduta dallo stesso presidente di AIFI, Innocenzo Cipolletta;
- Commissione Venture Capital, presieduta da Amedeo Giurazza (Vertis sgr), con vice presidenti Stefano Peroncini (Eureka! Venture sgr) ed Enrico Resmini (Cdp Venture Capital sgr) e con i tre che si alterneranno alla presidenza;
- Commissione Corporate Venture Capital, presieduta da Giacomo Sella (Gruppo Sella);
- Commissione M&A, presieduta da Eugenio Morpurgo (Fineurop Soditic) con il vice presidente Gianluca Ricci (Cdp Equity); la Commissione Private Debt, con presidente Andrea Tomaschù (Riello Investimenti Partners sgr) e vicepresidente Paolo Pendenza (Equita Capital sgr), che si alterneranno nei due ruoli;
- Commissione Private Equity Big Buy Out e operatori paneuropei, presieduta da Fabio Canè (NB Renaissance), con vice presidenti Eugenio Preve (Cinven) e Marco Anatriello (The Three Hills Capital Partners)
- Commissione Private Equity Mid Market, presieduta da Stefano Ghetti (Wise Equity sgr), con vice presidenti Giovanna Dossena (AVM Gestioni sgr) e Gianandrea Perco (Dea Capital Alternative Funds sgr) e con i tre che si alterneranno alla presidenza;
- Commissione Turnaround, presieduta da Paola Tondelli (Illimity sgr)
La medesima riunione del Consiglio direttivo è stata l’occasione per discutere anche delle linee guida di attività e delle priorità di intervento. Tra queste, il fundraising, necessario per incrementare le opportunità di investimento sulle pmi. Se in Italia si replicasse quanto avvenuto in Francia, dove il mercato ha avuto un salto dimensionale nel 2004, quando un protocollo di intesa del Ministero dell’Economia con le associazioni di categoria assicurative ha garantito una loro maggiore presenza nel private capital, si potrebbe avere una crescita degli investimenti nelle pmi. Nel nostro Paese, tale best practice insieme a politiche su misure fiscali incentivanti, come un credito di imposta legato all’investimento in fondi alternativi, potrebbero invertire la rotta sulla difficile fase della raccolta che coinvolge molti operatori.
Un ruolo importante può averlo anche il risparmio del clientela privata “di fascia alta” e per questo, AIFI chiede la riduzione della soglia minima d’investimento in fondi riservati, da 500 a 100 mila euro. Ciò allineerebbe il nostro contesto normativo a quello degli altri Paesi europei. Una richiesta, questa, che sembra finalmente essere stata accolta, visto che a fine settembre Stefano Cappiello, Dirigente Generale del MEF, VI Direzione Sistema Bancario e Finanziario Dipartimento del Tesoro, nonché presidente di AMCO, intervenendo all’evento di presentazione della ricerca su private banking e private capital del Politecnico di Milano, commissionata da AIPB (Associazione Italiana Private Banking) aveva assicurato che “il Tesoro sta lavorando insieme alla Commissione Ue sulla possibilità di investire in Eltif da parte degli investitori semiprofessionali e affluent. A livello nazionale, il ministero sta lavorando alla riduzione delle soglie d’ingresso ai FIA per gli investitori non professionali, con la parallela introduzione di presidi alternativi adeguati” (si veda altro articolo di BeBeez).
Infine, conclude la nota di AIFI, l’emanazione delle norme di dettaglio sui PIR alternativi renderebbe più chiaro il quadro degli incentivi così come la proroga del credito di imposta introdotto a valere per il 2021. Può essere utile per supportare la raccolta anche promuovere la creazione di fondi di fondi attraverso la partnership pubblico privata per attivare un effetto leva di attrazione di capitali sul mercato.