Granarolo sta preparando il lancio di un nuovo prestito obbligazionario in private placement da 40-60 milioni, dopo quello da 50 milioni di euro piazzato nel 2013. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, precisando che il gruppo alimentare di Bologna, controllato dalle cooperative di settore e partecipato al 19,78% da Intesa Sanpaolo, ha conferito il mandato formale a Bnp Paribas e Deutsche Bank.
Il bond, che sarà quotato all’Euro Mtf di Bruxelles, sarà a tasso fisso a 5-8 anni e Granarolo punta a pagare una cedola non superiore al 3,5%. Secondo MF Milano Finanza, tra i potenziali sottoscrittori dell’emissione figureranno la Cassa Depositi e Prestiti e il fondo Sviluppo Export, il fondo di private debt gestito da Amundi sgr e promosso da Sace, di cui 175 milioni finanziati dalla Banca Europea per gli Investimenti e garantiti dalla stessa Sace. Il bond di Granarolo sarà dotato di un garanzia di Sace fino a un massimo di 30 milioni.
L’obiettivo di questa nuova emissione, attesa nei prossimi mesi, è duplice: da un lato, il management di Granarolo intende ottimizzare la composizione dell’indebitamento finanziario. Dall’altro lato, invece, l’obiettivo è quello di consolidare il progetto di espansione su scala internazionale dell’azienda, già presente in Francia, Spagna, Brasile, Cile e Australia.
Granarolo spa ha chiuso il 2015 con 1,08 miliardi di euro di ricavi (da 1,04 miliardi nel 2014), un ebitda di 79,9 milioni (da 66,5 milioni) e un debito finanziario netto di 13,9 milioni (da 30,3 milioni) a fronte di un debito lordo con il sistema bancario di circa 130 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Lo scorso maggio, intervenendo a un convegno organizzato dallo studio legale Legance, il cfo di Granarolo Alessia Vianello, aveva spiegato: “Come Granarolo abbiamo già diversificato da tempo le nostre fonti di raccolta. In particolare a fine 2013 abbiamo collocato un bond da 50 milioni di euro a 6 anni in private placement a un investitore istituzionale. Il bond ha struttura bullet, cioè prevede il rimborso del capitale a scadenza ed è quindi idoneo a finanziare la crescita, perché lascia il tempo agli investimenti di dispiegare il loro valore. Le banche oggi sono ben disposte nei confronti delle aziende perché hanno liquidità da impiegare. Tuttavia difficilmente vanno oltre il classico finanziamento a 5 anni con struttura amortizing (cioè con rimborso periodico del capitale, ndr)”. Ma non è tutto. Vianello ha aggiunto: “Abbiamo anche avviato un programma di cartolarizzazione dei crediti commerciali da 70 milioni su base revolving”.