Alfaparf Group spa, multinazionale dell’industria cosmetica professionale che produce e commercializza prodotti per la cura dei capelli e della pelle e apparecchiature per l’estetica, ha ufficialmente siglato l’accordo per l’acquisto di Tricobiotos, a sua volta specializzata nella produzione e commercializzazione di prodotti cosmetici professionali per la cura e la bellezza dei capelli, oggi controllata dal fondo Alto Capital IV, gestito da Alto Partners sgr (si veda qui il comunicato stampa).
L’operazione appena annunciata era nell’aria da un paio di mesi. Le indiscrezioni circa una trattativa in corso si erano diffuse infatti a fine maggio (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, Alfaparf acquisirà il 72% del capitale dal fondo e un altro 18% da Mama Holding, che fa capo alla famiglia fondatrice Bucaioni, e dall’imprenditore Daniele Selleri. Mentre il presidente e amministratore delegato Marco Bucaioni, assistito da Mara Bucaioni, rimarrà alla guida della società con i medesimi ruoli e manterrà il 10% del capitale.
Ad affiancare i venditori nell’operazione sono stati UBS e EY Studio Legale Tributario, mentre con riferimento ai patti parasociali Mama Holding è stata affiancata dallo Studio Legale Gatto. Advisor degli acquirenti sono stati invece EY Strategy & Transactions, RDRA Studio Legale e Tributario e Studio BMLex.
L’acquisizione di Tricobiotos per Alfaparf è la seconda annunciata in poche settimane, dopo quella della maggioranza di Iv San Bernard srl, società di Montelupo Fiorentino (Firenze) specializzata nel settore della cosmetica per gli animali domestici, fondata nel 1995 da Mirco Aringhieri (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione porterà importanti sinergie a livello industriale e commerciale rafforzando ulteriormente il gruppo in via di formazione.
Alto Capital IV aveva investito in Tricobiotos nel giugno 2017 si veda altro articolo di BeBeez), affiancato da Selleri che allora aveva acquisito inizialmente solo il 3,2%, mentre il restante 25% era rimasto alla famiglia Bucaioni attraverso Mama Holding. Allora la società era stata valutata una volta il fatturato 2016, che si era attestato a circa 21 milioni, con un margine di ebitda del 18%.
Le dimensioni della società sino al 2020 sono rimaste sostanzialmente le stesse, con il bilancio che si era chiuso con 20,2 milioni di euro di ricavi netti, un ebitda di 3,2 milioni, utili netti per 1,9 milioni e liquidità netta di 2,6 milioni, mentre nel 2021 si è registrato un incremento dei ricavi a 25,7 milioni, dell’ebitda a oltre 5 milioni e dell’utile netto a 3,4 milioni con una liquidità netta di 3,3 milioni (si veda qui il report Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). Negli ultimi due esercizi la società ha distribuito 5,5 milioni di euro di dividendi. Non solo. Nel primo semestre 2022 Tricobiotos ha raggiunto un fatturato pari a circa 14 milioni, valore superiore del 18% rispetto al relativo periodo 2021.
Quanto ad Alfaparf Group, è controllato dal fondatore e presidente Roberto Franchina all’80%, sia direttamente sia attraverso Junior srl, con il vicepresidente Attilio Brambilla, che detiene il restante 20%, sia direttamente sia attraverso AB srl. Nel 2015 si era parlato di possibile apertura del capitale a degli investitori (si veda altro articolo di BeBeez), ma poi non si era arrivati ad alcun accordo e il gruppo ha proseguito da solo.
Fondato nel 1980, il gruppo ha in portafoglio undici marchi (Alfaparf Milano, Dibi Milano, Becos, Olos, Ten Science, Il Salone Milano, Yellow, Alta Moda è…, Decoderm, Solarium e Apg Tech e conta cinque stabilimenti produttivi (in Italia, Brasile, Messico, Venezuela e Argentina), tre centri di ricerca (in Italia, Brasile e Messico) e 2.433 tra dipendenti, agenti e consulenti (640 in Italia). I prodotti e servizi sono distribuiti in oltre cento paesi attraverso 25 filiali e un centinaio di distributori.
Alfaparf ha risentito degli effetti della pandemia nel 2020, con ricavi netti in calo a 203,8 milioni di euro dai 243,1 milioni del 2019, un ebitda di 39,9 milioni (da 45 milioni), un utile netto di 8,6 milioni (da 12,9 milioni) e un debito finanziario netto di 2,6 milioni (da 11,8 milioni) (si veda qui il bilancio 2020). Ma il 2021 è andato decisamente meglio con un fatturato che è stato superiore ai 250 milioni di euro e un ebitda intorno ai 50 milioni.
Intanto sul fronte del debito il gruppo nei mesi scorsi si è assicurata due nuove linee di credito indicizzate al raggiungimento di obiettivi ESG: una da Intesa Sanpaolo da 10 milioni di euro finalizzata a sostenere il proprio piano di sviluppo sostenibile (si veda altro articolo di BeBeez) e un’altra da Banca BPM da 12,5 milioni, erogata a favore della controllata Beauty&Business spa, che utilizzerà le risorse per una serie d’iniziative che includono l’incremento della quota di energia da fonti rinnovabili sul totale dei consumi energetici e delle attività di formazione interna in materia di sostenibilità (si veda altro articolo di BeBeez).
Per il fondo Alto Capital IV, che aveva chiuso la raccolta nel 2018 a quota 210 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez), si tratta del quarto disinvestimento, dopo le cessioni di O.F.I. Officina Farmaceutica Italiana, BIA. e C.E.I. Costruzione Emiliana Ingranaggi (in cui Alto Capital ha reinvestito per una minoranza). In portafoglio al fondo restano Millefili (filati pregiati per maglieria), Olimpia Splendid (HVAC), Diatech (diagnostica molecolare), Mipharm (CMO farmaceutico) e appunto ancora CEI (ricambi per automotive).