Wise Equity sgr pensa alla quotazione per Cantiere del Pardo, ma “quando i mercati si stabilizzeranno”. Lo ha detto ieri Michele Semenzato, managing partner dell’sgr che a fine 2020, attraverso il fondo Wisequity V, ha rilevato il controllo del cantiere (si veda altro articolo di BeBeez), intervenendo a Milano al convegno di presentazione del report The state of the art of the global yachting market preparato da Deloitte per Confindustria Nautica (si veda qui SuperYacht24).
Ricordiamo che il fondo nel 2020 aveva acquisito circa il 60% del noto gruppo italiano produttore di barche a vela e a motore e proprietario dei marchi Grand Soleil Yachts, Pardo Yachts e VanDutch. A vendere erano stati i soci Luigi Servidati e Fabio Planamente, manager storici dell’azienda che detenevano il 100% del gruppo dal management buyout dell’ottobre 2018 e che erano quindi così scesi al 20% ciascuno.
Servidati e Planamente, tramite il veicolo Gifa Holding, nel 2018 avevano infatti sottoscritto un aumento di capitale da 5 milioni di euro, mentre la famiglia Trevisani (la stessa che controllava la Trevi Finanziaria Industriale, quotata a Piazza Affari, attiva nel campo delle perforazioni del sottosuolo) si era diluita di conseguenza, pur restando azionista di minoranza, così come Andrea Amadori, altro socio di minoranza della società (si veda altro articolo di BeBeez). Nel 2018 la famiglia Trevisani era poi uscita dalla compagine societaria.
Cantiere del Pardo era entrato nell’orbita della famiglia Trevisani nel novembre 2014, quando la famiglia lo aveva rilevato in situazione critica dal gruppo tedesco Bavaria Yachtbau, controllato dai fondi Anchorage Advisors e Oaktree Capital (si veda altro articolo di BeBeez). Sotto la nuova realtà era confluito anche il marchio Sly Yachts, già di proprietà della famiglia dal 2010. L’investimento si dice fosse stato all’epoca di 7 milioni di euro, più parziali accolli di debiti che la società aveva con banche e fornitori.
Bavaria Yachtbau a sua volta aveva acquisito il controllo della società italiana insieme al cantiere francese Dufour nel 2010, ma poi aveva deciso di concentrarsi esclusivamente sul marchio tedesco Bavaria, sostanzialmente non curandosi più dello sviluppo dei due marchi. A vendere Cantiere del Pardo a Bavaria era stato Rhone capital, che a sua volta aveva acquistato il 70% del Cantiere del Pardo e Grand Soleil dalla holding International Sailing Boats del fondatore Giuseppe Giuliani Ricci, dai manger e da altri investitori. L’investimento da parte di Rhone capital si era rivelato complicato già a fine 2008, quando la società aveva dovuto deliberare una ricapitalizzazione da 20 milioni e rinegoziare il debito, ma nel 2009 e 2010 le cose sono andate peggio e a quel punto Rhone Capital non ha più voluto versare nuova finanza e ha venduto a Bavaria. Successivamente il produttore italiano di yacht era finito in stress finanziario ed era iniziata la ricerca di un cavaliere bianco, così in soccorso nel 2014 era arrivata la famiglia Trevisani.
Cantiere del Pardo ha chiuso l’esercizio 2021 (al 30 agosto) con 71,4 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 15,2 milioni e un debito finanziario netto di 13,4 milioni, a fronte di un patrimonio netto di 31,6 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Sul fronte del debito ricordiamo che nel dicembre 2017 Cantiere del Pardo aveva quotato un minibond da 200 mila euro all’ExtraMot Pro, poi scaduto nel settembre 2018 e rifinanziato in anticipo a inizio agosto 2018 da un prestito da 300 mila euro a 30 mesi incassato tramite la piattaforma di lending Lendix (oggi October). Quel prestito era stato sottoscritto per il 71% da investitori istituzionali riuniti nel veicolo di investimento raccolto da October nel gennaio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez).
A proposito del mercato della nautica, Semenzato ieri ha spiegato che rispetto al recente passato “la situazione è molto cambiata. Venivamo da un periodo con molti investimenti e qualcuno si era scottato. La ciclicità percepita come estrema della nautica rifletteva numeri particolari mentre ora il settore ha grandissime opportunità per esprimere la resilienza in questo momento economico. In questo momento la finanza sta tornando ad apprezzare il segmento”.
Le prospettive di crescita del mercato sono peraltro molto interessanti, secondo Deloitte. Da un sondaggio condotto tra operatori e analisti del settore, infatti, dopo un 2021 in cui il valore della produzione della nautica italiana si è attestato a 3,62 miliardi di euro (+34% dal 2020), il 2022 si dovrebbe essere chiuso tra i 4,16 e i 4,34 miliardi, quindi con una crescita compresa tra il 15% e il 20%. Il tutto nel quadro di un mercato mondiale della nautica che ha raggiunto i 52 miliardi di euro nel 2021, di cui 29,2 miliardi rappresentati dal valore della produzione globale di nuove imbarcazioni. In tutto questo, i cantieri italiani confermano la leadership mondiale nel segmento superyacht, con una quota del 49% sul totale degli ordini globali.