Fondo Italiano d’Investimento sgr (FII sgr) sta lavorando a un nuovo fondo per investire nelle pmi italiane, che dovrebbe essere lanciato nel 2020. Lo ha dichiarato ieri l’amministratore delegato Carlo Mammola, in occasione della Private Equity Conference, che si è svolta a Milano presso lo studio legale Linklaters.
Il nuovo veicolo avrà come cornerstone investor la Cdp e permetterà al FII di investire direttamente in quote di minoranza del capitale di aziende italiane. Al contrario degli altri due fondi diretti attualmente attivi e in tuttora in raccolta (Fondo Tech Growth con target 150 milioni e Fondo Innovazione e Sviluppo con target 700 milioni, si veda altro articolo di BeBeez), il nuovo fondo sarà generalista. Attualmente il progetto del nuovo fondo è al vaglio dei board di FII e di Cdp.
Per come è stato delineato, il veicolo sembrerebbe quindi essere una riedizione del Fondo Italiano di Investimento, dedicato agli investimenti diretti nel capitale di imprese con una dimensione compresa tra i 10 e i 250 milioni di euro di fatturato di cui FII ha ceduto la gestione nel dicembre 2017 a Neuberger Berman, ex braccio di asset management di Lehman Brothers e che è stato nel contempo sottoscritto da NB Aurora e ad altri fondi gestiti da Neuberger Berman, tra i quali NB Secondary Opportunities Fund IV (si veda altro articolo di BeBeez).
Fondo Italiano d’Investimento sgr investe anche indirettamente nelle aziende italiane tramite i suoi fondi di fondi. A oggi sono in raccolta il secondo fondo di fondi di private debt (si veda altro articolo di BeBeez), un nuovo fondo di fondi di venture capital e un fondo di fondi di private equity (si veda altro articolo di BeBeez). Per avere un quadro completo su tutti i veicoli di private capital in raccolta, si veda il Report Fundraising aggiornato a questo mese, disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium o all’abbonamento Combo; scopri qui come abbonarti).
Inoltre, l’ad di FII sgr ha annunciato che sta lavorando a un progetto con Assofondipensione per far investire maggiormente i fondi pensionistici nell’economia reale, in cui Cdp avrebbe stavolta il ruolo di garante. Anche in questo caso, il progetto dovrebbe concretizzarsi il prossimo anno. Non è la prima che FII prova a stanare i fondi pensione. Se ne parlava già nel febbraio 2016, quando ancora alla guida dell’sgr c’era il precedente ad Gabriele Cappellini. Allora FII stava studiando la creazione di un nuovo veicolo di investimento dedicato alla raccolta di impegni da parte dei fondi pensione, i cui rappresentanti potessero monitorare su base stretta l’andamento dei loro investimenti, tramite la partecipazione a un apposito advisory board (si veda altro articolo di BeBeez). Ma poi la cosa non era decollata e il peso dei fondi pensione sul totale della raccolta indipendente dei fondi di private equity e venture capital non cresce e il loro impegno resta minimo in proporzione al loro patrimonio.
I fondi pensione italiani avevano in gestione 170 miliardi di euro nel 2018, di cui solo l’1-1,5% in asset alternativi, contro una media europea del 5-6%. A questo proposito, Raffaele De Courten, partner fondatore di Alto Partners sgr, ha rilevato un gap culturale molto importante in Italia, dove i mercati del private capital sono poco conosciuti. La buona notizia è che con i tassi a zero, mai come ora c’è un interesse degli investitori per il private equity. Filippo Penatti, managing director di The Carlyle Group, ha invece fatto notare che fondi sovrani e HNWI sono ben organizzati e potrebbero anche investire direttamente. Ciononostante, i grandi operatori di private equity non li vedono come concorrenti, ma come soggetti con cui siglare partnership e che facilitano le exit.
A proposito di deal, a margine della conferenza Nino Tronchetti Provera, fondatore e managing partner di Ambienta sgr, ha detto a BeBeez che alla luce delle recenti assunzioni di sette professionisti in Germania (si veda altro articolo di BeBeez), auspica di chiudere qualche operazione nel paese entro fine anno. Tuttavia, a oggi non ha ancora nessun deal pronto per la firma. Ambienta ha solo il 25% di investitori italiani e gli altri sono internazionali, ha rivelato Trochetti Provera, che ha spiegato: “Abbiamo voluto proteggere gli italiani perché loro ci hanno messi nel business”.
Restando in Italia, Stefano Ferraresi, partner di BC Partners, ha rivelato che è aumentato l’interesse dei fondi internazionali verso l’Italia negli ultimi anni, grazie anche a gran parte delle operazioni con esito positivo. Tuttavia, gli investitori sono cauti per la fragilità del quadro economico italiano, che porta ad alti livelli di sconto nelle operazioni condotte nel nostro paese rispetto alle altre nazioni europee.
L’incertezza politica ed economica ha infatti penalizzato il mercato del private equity e del venture capital italiano nel primo semestre dell’anno, tanto che la raccolta ha registrato un crollo del 77%, gli investimenti sono scesi del 12% e i disinvestimenti del 20%, stando ai dati di Aifi e PwC diffusi martedì 17 settembre (si veda altro articolo di BeBeez). Che l’attività di investimento e disinvestimento comunque prosegua a ritmi discreti lo si vede anche dal numero delle operazioni. Sul fronte degli investimenti che hanno avuto come protagoniste aziende italiane, sia in acquisto sia in vendita, le operazioni nei sei mesi sono state infatti 119, calcola il Report sui sei mesi di private equity di BeBeez pubblicato a inizio luglio a disposizione per gli abbonati a BeBeez News Premium (scopri qui come abbonarti a soli 20 euro al mese). Il dato si confronta con le 188 operazioni che hanno coinvolto società italiane nel 2018. E poi Aifi ha contato che soltanto tra luglio e agosto siano state annunciate altre 40 operazioni di investimento (si vedano le sezioni private equity, venture capital e angels & incubators di BeBeez). Insomma, male la raccolta, ma si investe e si disinveste ancora.
Il direttore generale di Aifi, Anna Gervasoni, ai microfoni di BeBeez ha spiegato così i dati negativi sulla raccolta del private equity: “Abbiamo avuto un calo della raccolta a livello europeo e globale per il grande clima di incertezza dovuto alla Brexit e alla guerra dei dazi, tuttora in corso. L’Italia poi è un mercato piccolo con pochi operatori quindi risente della ciclicità ed è entrato in pausa dopo il boom degli scorso anno (si veda altro articolo di BeBeez, ndr). Inoltre, da noi un paio di operatori in raccolta effettueranno i closing dei fondi nel secondo semestre”. Gervasoni però è ottimista sul futuro: “Da qua a fine anno mi aspetto una ripresa del settore per il clima più sereno e il ritorno della fiducia verso l’Italia. Fundraising e investimenti stanno già risalendo”.