Il private equity londinese Permira è in trattative per entrare nel capitale di Kedrion, il gruppo italiano leader nella produzione di emoderivati, controllato dalla famiglia Marcucci e partecipato da Cdp Equity (tramite FSI Investimenti spa) e dal fondo FSI. Lo scrive Il Sole 24 Ore, secondo il quale il fondo inglese punta a rilevare la quota di controllo dell’azienda lucchese mentre la famiglia intende reinvestire, per permettere la nascita di un leader mondiale nel settore dei plasmaderivati, con sede in Toscana.
A sua volta, Permira si sarebbe impegnata ad acquisire anche la britannica Bio Products Laboratory Ltd (BPL), specializzata in plasmaderivati, messa in vendita dal gruppo d’investimento cinese Creat Group per imposizione del governo americano al fine di evitare un’eccessiva concentrazione di business. BPL è specializzata nel settore farmaceutico e Kedrion aveva studiato il suo dossier lo scorso settembre (si veda altro articolo di BeBeez).
Kedrion lo scorso giugno aveva annunciato l’acquisto della canadese Prometic Biotherapeutics Inc. e dell’americana Prometic Bioproduction Inc da Liminal BioSciences Inc., gruppo specializzato nello sviluppo clinico di farmaci e quotata al Nasdaq, oltre all’acquisizione dalla stessa Liminal di due centri di raccolta del plasma, uno situato ad Amherst (New York, Usa) e uno a Winnipeg (Manitoba, Canada) con assunzione del relativo personale (si veda altro articolo di BeBeez). L’acquisizione di quest’ultima è stata conclusa lo scorso ottobre. Sempre negli Stati Uniti, Kedrion aveva rilevato nel 2013 il gruppo RhoGAM da Johnson & Johnson.
Kedrion aveva chiuso il 2020 con un fatturato in calo del 13,7% a 697 milioni e un ebitda in contrazione del 9% a 96 milioni, che però su base rettificata è stato di ben 160,1 milioni (da 166,1 milioni nel 2019), dopo aver condotto investimenti nell’anno per 100,5 milioni, con un debito finanziario netto aumentato a 599 milioni (507,1 milioni al netto dell’impatto dell’IFRS 16) dai 442 milioni dell’anno precedente (si veda qui il bilancio). Un trend confermato nei nove mesi del 2021, in cui Kedrion ha fatturato 415,3 milioni (-14% rispetto al terzo trimestre del 2020) a causa delle minori vendite di plasma; un ebitda di 81,9 milioni (con una redditività in salita dal 13,6% del 2020 al 19,7%); una posizione finanziaria netta di 555,3 milioni (escluso l’impatto dell’IFRS 16), in aumento rispetto ai 507,1 milioni di fine 2020 (si vedano qui i conti al 30 settembre 2021). A proposito di debito, ricordiamo che lo scorso aprile Kedrion ha collocato sulla borsa di Dublino un’emissione di bond da 410 milioni di euro, a cinque anni a un tasso del 3,375%, finalizzata a rifinanziare le emissioni effettuate in precedenza (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che FSI sgr (società di gestione indipendente guidata da Maurizio Tamagnini, da non confondere con FSI Investimenti che è una jv tra Cdp Equity e il fondo sovrano Kuwait Investment Authority) era entrata nel capitale di Kedrion nell’ottobre del 2019 con il 19,59% investendo 150 milioni, Ricordiamo, infatti, che il fondo FSI era entrato nel capitale di Kedrion nell’ottobre del 2019 con il 19,59% investendo un totale di 150 milioni di euro, di cui 100 milioni per l’acquisto di azioni da Sestant Internazionale spa (holding della famiglia Marcucci) e altri 50 milioni per sottoscrivere un aumento di capitale. Contestualmente FSI Investimenti aveva sottoscritto un ulteriore aumento di capitale per 16,7 milioni di euro per mantenere inalterata la sua quota del 25,06% nel gruppo (si veda altro articolo di BeBeez). FSI Investimenti era invece entrata in Kedrion prima, nel maggio del 2012, quando ancora Tamagnini e il suo team lavoravano per Fondo Strategico Italiano e gestivano anche FSI Investimenti. Quest’ultima allora aveva acquisito il 18,6% del capitale del gruppo e deliberato di investire sino a 150 milioni di euro, di cui 75 milioni in equity e altri 75 milioni in obbligazioni convertibili, affiancando nel capitale la famiglia Marcucci e il fondo Investitori Associati IV, con quest’ultimo che poi nel 2013 aveva rivenduto la quota ai Marcucci. Successivamente FSI ha arrotondato al rialzo la sua partecipazione, convertendo parte dei bond, e a oggi l’investimento complessivo è stato di 117 milioni per il 25,1% del capitale.