Dopo il tentativo fallito di quotazione alla Borsa di Milano del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez), Ferretti l’iconico produttore italiano di yacht controllato dalla conglomerata cinese Weichai, sta di nuovo lavorando alla quotazione alla Borsa di Hong Kong. Lo riferisce Il Sole 24 Ore.
La quotazione a Milano di Ferretti era naufragata all’ultimo minuto, quasi esattamente due anni fa, perché advisor e investitori chiedevano che il collocamento avvenisse a un prezzo molto più basso rispetto alla forchetta proposta inizialmente (si veda altro articolo di BeBeez), compresa fra 2,50 e 3,70 euro, pari a un equity value pre-aumento di capitale compreso tra 627 e 928 milioni di euro, corrispondente a una capitalizzazione post aumento di capitale compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez).
Per venire incontro alle richieste del mercato il prezzo di collocamento era stato portato a 2-2,50 euro per azione, appunto un livello considerato poi da Galassi troppo basso. Tanto per fare un confronto, nella primavera 2019 per Ferretti circolavano valutazioni pre-money attorno a 750 milioni di euro sulla base di un multiplo di 14 volte l’ebitda 2018 che era stato di poco meno di 53 milioni a fronte di 609 milioni di ricavi (si veda altro articolo di BeBeez).
All’epoca il ceo di Ferretti, Alberto Galassi, aveva spiegato: “Il book è stato chiuso e allocato tutto, ma a prezzi bassi, perché i mercati non sono amici di nessuno, né in Italia né negli altri Paesi”. E aveva aggiunto che lo sbarco in Borsa sarebbe avvenuto dopo che il gruppo avrebbe “fatto vedere quanto vale e insieme a un nuovo socio, che potrebbe arrivare fino al 30% del capitale, come previsto per il progetto iniziale di ipo, per poi diluire la quota di tutti e tre i soci (Weichai con l’86%, Piero Ferrari con l’11,1% e il partner tecnico AdTech che ha il 2,79% ndr) in caso di un nuovo tentativo di quotazione”.
L’ipotetico nuovo socio poi non si è palesato. Nel febbraio scorso era trapelata la notizia di trattative per l’ingresso in Ferretti con una quota di minoranza del private equity Space Capital Club (si veda altro articolo di BeBeez), veicolo di investimento di private capital con una dotazione di 200 milioni di euro lanciato nell’ottobre 2019 da Space, la holding fondata da Sergio Erede, Roberto Italia, Carlo Pagliani e Edoardo Subert, che negli anni scorsi è stata promotrice delle Spac della serie Space (si veda altro articolo di BeBeez). Ma poi l’operazione non è andata in porto.
Ciononostante, l’iconico marchio della nautica di alta gamma farà un altro tentativo, secondo i rumors nel 2022, in una piazza come quella di Hong Kong che conosce bene il lusso made in Italy, essendovi quotata anche Prada. D’altra parte i tempi sembrano propizi. Ferretti, è il caso di dirlo, sta andando con il vento in poppa, e non solo perché ha deciso di entrare nel mercato delle imbarcazioni a vela. Il portafoglio ordini alla fine dello scorso settembre ha raggiunto i 900 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa) quando non più di tre mesi prima gli ordinativi ammontavano a poco più della metà, cioè 493 milioni (si veda qui il comunicato stampa di allora). Cosa che prelude a un bilancio 2021 ancora migliore di una semestrale già ragguardevole, con ricavi che hanno toccato i 457 milioni di euro, in crescita del 78% rispetto al primo semestre del 2020 quando avevano raggiunto i 258 milioni, e pari al 75% delle vendite di tutto il 2020, chiuso a 611 milioni di euro. Nello stesso periodo l’ebitda si è attestato a 53 milioni di euro, arrivando quasi a quadruplicare il valore ottenuto nello stesso periodo del 2020 (13,5 milioni di euro) e quasi eguagliano il valore del 2020 (poco meno di 60 milioni). Infine, l’utile è salito a quota 23 milioni di euro (2,6 milioni nel primo semestre 2020), arrivando a superare il risultato di tutto il 2020, pari a 22 milioni di euro.
Numeri che possono preludere a una valutazione ben maggiore di quella riconosciuta dal mercato due anni fa, quando i numeri del gruppo erano solo in modesta crescita rispetto al 2018. Il gruppo Ferretti aveva chiuso il 2019 con 649,3 milioni di euro di ricavi consolidati (+6,5% dal 2018), un ebitda rettificato di 62,2 milioni (+16,3%), un ebitda margin del 9,6% (dall’8,8%) seppure con un debito finanziario netto di 80 milioni, in netto calo dai 265 milioni di fine dicembre 2018 (si veda qui il bilancio di sostenibilità), ma questo grazie alla conversione in capitale del prestito soci cda 212 milioni condotta come nell’agosto del 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che ai tempi d’oro, nel 2006, Permira aveva ceduto il 52% di Ferretti a Candover (mantenendo una partecipazione dell’8%, mentre il fondaotre Norberto Ferretti e i manager erano saliti al 40%), sulla base di una valorizzazione di ben 1,7 miliardi di euro, a fronte di ricavi per 770,4 milioni a fine dell’anno fiscale 2006 (agosto) e un ebitda di 118,4 milioni. (si veda altro articolo di BeBeez).
Tra l’altro un potenziale fattore di rischio, cioè l’ingresso nel capitale, insieme alla concorrente Sanlorenzo della quasi fallita Perini Navi all’asta indetta dal Tribunale di Lucca (si veda altro articolo di BeBeez), sembra scomparso in quanto entrambe le offerenti lo scorso luglio si sono tirate indietro, ritenendo troppo alto il prezzo base di 62,50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Mentre è andata deserta anche la seconda asta di Perini con prezzo base di 56,25 milioni e la terza asta dovrebbe partire entro fine anno, probabilmente a un prezzo base al di sotto dei 50 milioni (si veda altro articolo di BeBeez).
Ferretti attualmente è controllata all’86% da Weichai dal 2012, tramite Ferretti International Holding spa, con Piero Ferrari (figlio di Enzo, fondatore della casa automobilistica del cavallino rampante) che possiede l’11,1% e il partner tecnico AdTech che ha il 2,79%; Finvestments detiene la quota restante di Ferretti. Weichai aveva investito nel gruppo di yacht a inizio 2012, nell’ambito di un complesso processo di ristrutturazione del debito. Allora il gruppo cinese aveva investito 178 milioni di euro in equity e aveva contestualmente acquistato debito di Ferretti dal fondo Oaktree, da Rbs e da Strategic Value Partners, che era stato poi convertito in equity, con Weichai che era arrivata al 75% del capitale. Contestualmente le banche Rbs e SVP avevano convertito in equity il resto del debito, arrivando al 25%. Successivamente Weichai aveva arrotondato al rialzo la sua quota e nel 2016 Piero Ferrari ha comprato il 13,6%. Tutto questo accadeva dopo la grande crisi vissuta da Ferretti a cavallo del 2008.