Tonfo del 12,45% ieri sul mercato per La Doria, crollata a 17,02 euro dai 19,44 euro di venerdì 24 settembre, dopo che il gruppo quotato sul segmento Star di Borsa Italiana e primo produttore europeo di legumi conservati, pelati e polpa di pomodoro ha diffuso una nota in cui conferma l’esistenza di trattative con Investindustrial per il passaggio della quota di controllo pari al 63% del capitale, oggi in mano alla famiglia Ferraioli. I rumor sulle trattative si erano diffusi venerdì mattina e avevano portato il titolo a chiudere la sessione di Borsa con un balzo del 10,08% (si veda altro articolo di BeBeez)
La nota precisa che l’accordo, ancora in corso di negoziazione, prevede che il fondo paghi alla famiglia attraverso il veicolo lussemburghese Investindustrial Investment Holdings sarl un prezzo di soli 16,50 euro per azione, che sarà lo stesso che sarà messo sul piatto per l’opa obbligatoria totalitaria che scatterà una volta conclusa la vendita del pacchetto di maggioranza. L’accordo prevede inoltre il coinvolgimento di alcuni dei soci venditori nella gestione del gruppo La Doria post-operazione, a partire dal presidente Antonio Ferraioli. Alcuni dei soci attuali manterranno inoltre una quota di minoranza (si veda qui il comunicato stampa).
Il prezzo offerto, quindi, è inferiore a quello di 17,66 euro al quale aveva chiuso il titolo La Doria il 23 settembre cioé il giorno prima della diffusione dei rumor. Da qui la delusione del mercato che si aspettava una valutazione vicina ai 680-700 milioni di euro e che invece ora si trova a ragionare su un enterprise value di circa 600 milioni, considerando una capitalizzazione di mercato ai prezzi di ieri di 527 milioni e il debito finanziario netto a fine giugno di 82,4 milioni.
La sottoscrizione degli accordi vincolanti relativi all’operazione avverrà in ogni caso una volta completata la due diligence e raggiunta l’intesa tra le parti su tutti i termini e le condizioni dell’operazione. A Investindustrial è stato a questo fine concesso un periodo di esclusiva fino al prossimo 20 ottobre, data entro la quale si prevede la sottoscrizione degli accordi di natura vincolante.
Gli azionisti di La Doria. si sono avvalsi di Vitale & Co in qualità di advisor finanziario, dello Studio Giliberti Triscornia & Associati come consulente legale e di Ernst & Young come advisor per l’attività di financial vendor due diligence.
In un comunicato stampa separato, Antonio Ferraioli, uno degli attuali soci riuniti nel patto di sindacato e presidente di La Doria, ha commentato: “Confido che gli accordi con Investindustrial possano chiudersi entro il periodo di esclusiva e comunque a breve. L’operazione garantirebbe infatti una grande opportunità per la società e i suoi dipendenti con una nuova fase tutta improntata alla crescita ulteriore. La Doria ha avuto negli ultimi 40 anni una crescita continua e impetuosa diventando leader a livello europeo nei propri segmenti di mercato. L’auspicato ingresso di Investindustrial rientra nella nostra strategia di sviluppo e consentirebbe alla società di espandere ulteriormente il suo raggio di attività per candidarsi a divenire una piattaforma di aggregazione del settore in cui opera. Sono molto soddisfatto di questa nuova prospettiva con un partner che si pone obiettivi molto ambiziosi garantendo al tempo stesso continuità al management (anche per quanto riguarda il mio ruolo di amministratore delegato) e stabilità ai dipendenti tutti. La famiglia Ferraioli crede fermamente nelle potenzialità del gruppo e continuerà a essere coinvolta attivamente nella gestione della società. Lo dimostra il fatto che, anche a esito dell’operazione, alcuni degli attuali soci manterranno una quota di partecipazione rilevante“.
La Doria ha chiuso il 2020 con ricavi consolidati per 848,1 milioni (di cui il 97% generato attraverso il segmento private label per i principali retailer nazionali e internazionali), un ebitda di 83,1 milioni e un debito finanziario netto di 140,2 milioni (si veda qui il comunicato stampa), mentre ha archiviato il primo semestre dell’anno con un fatturato di 423,8 milioni (-4,1% dai 441,8 milioni a fine giugno 2020), un ebitda di 41,7 milioni (+22% da 34,2 milioni) e un indebitamento finanziario netto sceso a 82,4 milioni grazie alla forte generazione di flussi di cassa (si veda qui il comunicato stampa).
Il delisting di La Doria sarebbe l’ennesimo condotto quest’anno su un’azienda quotata a PIazza Affari e guidato da un fondo di private equity (sul tema si veda l’Insight View di BeBeez dello scorso 28 giugno, disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
Quanto a Investindustrial, si tratterebbe dell’ultima di una serie di grandi operazioni quest’anno, dopo la contrastata opa e il delisting lo scorso luglio di Guala Closures (si veda altro articolo di BeBeez) e l’annuncio della business combination sempre lo scorso luglio tra la Spac Investindustrial Acquisition Corp ed Ermenegildo Zegna, che porterà il gruppo italiano in Borsa al NYSE (si veda altro articolo di BeBeez).