E’ ancora tutto da scrivere il nuovo capitolo della storia del Club Mediterranée, il noto operatore turistico con 65 resort e un albergo a cinque stelle in Cina, che dal 2015 è controllato dalla conglomerata cinese Fosun, attraverso il gruppo quotato a Shangai Fosun Toursim Group, dopo un’opa con ha portato il delisting del titolo dalla Borsa di Parigi. Per Fosun, però, non era stata una passeggiata, perché a contendergli a lungo la preda c’era stato Investindustrial, l’operatore di private equity fondato da Andrea Bonomi, che a sua volta aveva lanciato una contro-opa che aveva portato a vari rilanci (si veda altro articolo di BeBeez).
Ora Fosun, in grave difficoltà finanziaria (si veda qui un’interessante analisi di Le Conversation), ha bisogno di fare cassa e prevede di vendere fino a 11 miliardi di dollari di asset nei prossimi 12 mesi. Tra questi c’è anche Club Med e a questo fine si dice che nei mesi scorsi Fosun abbia trattato con delle Spac per un ritorno in Borsa a Parigi, così ha fatto per il gruppo del lusso Lanvin (lo stesso che nel giugno 2021 ha comprato Sergio Rossi da Investindustrial, si veda altro articolo di BeBeez), per il quale lo scorso marzo è stata annunciata la business combination con Primavera Capital Acquisition Corporation (si veda qui il comunicato stampa di allora). Anche le interlocuzioni con un paio di fondi di private equity al momento non avrebbero avuto seguito.
Secondo quanto riferito nei giorni scorsi da Il Messaggero, però, ora il dossier sarebbe sul tavolo di Investindustrial, che nell’ottobre 2020 aveva lanciato, insieme a Unicredit e al fondo sovrano cinese China Investment Corporation (CIC), il fondo CIICF (China-Italy Industrial Cooperation Fund), per investire nelle società italiane del mid-market con opportunità di sviluppo in Cina, con una dotazione iniziale di 600 milioni di euro interamente sottoscritta dai tre partner (si veda altro articolo di BeBeez) e che oggi è arrivata a 1,5 miliardi. Secondo quanto risulta a BeBeez, sinora quel fondo era appunto stato utilizzato da Investindustrial per condurre follow on su partecipate dei propri fondi che avessero necessità di condurre nuovi investimenti in Cina. Ora, invece, potrebbe essere lo strumento giusto per togliere le castagne dal fuoco a Fosun e per Investindustrial per mettere le mani su quello che ai tempi considerava un asset molto interessante.
Certo ora sono passati degli anni e quindi è evidente che qualunque decisione va presa dopo un’accurata due diligence. I conti a prima vista paiono molto buoni nei primi nove mesi 2022: il volume d’affari di Club Med è stato infatti di circa 9.135,3 milioni di RMB (a tasso di cambio costante, circa 1,288 miliardi di euro), cioé circa il 145,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2021 e con un recupero di circa il 96,0% rispetto allo stesso periodo del 2019. Inoltre, i benefici derivanti da una ripresa sequenziale e migliore, l’esecuzione della giusta strategia commerciale e gli efficaci risparmi sui costi hanno migliorato significativamente l’utile netto di Club Med rispetto allo stesso periodo del 2021, ed è stato addirittura migliore di quello dello stesso periodo del 2019 (si veda qui il comunicato stampa). Il trend era già visibile nel primo semestre dell’anno, con il volume d’affari di Club Med che era stato di 5.743 milioni di RMB (circa 811 milioni di euro), con un aumento del 336% rispetto allo stesso periodo del 2021, raggiungendo il 90% del livello registrato nello stesso periodo del 2019, mente l’ebitda rettificato è passato da un valore negativo di 992 milioni di RMB (circa 139 milioni di euro) nella prima metà del 2021 a 1.165 milioni di RMB (circa 164 milioni di euro) nella prima metà del 2022 (si veda qui il comunicato stampa).
Sulla base di questi numeri, si parla oggi di una valutazione di un miliardo di dollari per il gruppo Club Med, cioé poco più dei 939 milioni di euro che Fosun aveva speso a suo tempo per comprare il gruppo insieme ai coinvestitori Ardian, il tour operator cinese U-Tour e il management, a valle dell’opa lanciata dal veicolo Gallion Invest II, che si era chiusa nel marzo 2015 (si veda qui il comunicato stampa di allora).