Il gruppo bancario spagnolo Sabadell ha ricevuto offerte non vincolanti per la sua divisione pagamenti dalla paytech italiana Nexi quotata a Piazza Affari, dalla francese Worldline e dalla statunitense Fiserv. Lo scrive Reuters, precisando che il deal varrebbe fino a 400 milioni di euro e che Sabadell, affiancato dall’advisor Barclays, dovrebbe selezionare una short list di potenziali investitori entro inizio ottobre.
Che la divisione fosse in vendita era noto dallo scorso febbraio, quando l’indiscrezione era stata riportata da Bloomberg. L’info memo sull’operazione sarebbe stato inviato soltanto a operatori del settore come PayPal, Fidelity National Information Services (FIS) e Network International, mentre sarebbero rimasti esclusi i fondi di private equity.
L’operazione dovrebbe chiudersi a dicembre e al termine della cessione è previsto un obbligo per l’acquirente di siglare una partnership di lungo periodo con la banca spagnola, che a fine giugno aveva registrato nel semestre un turnover di transazioni con carte di credito in Spagna superiore ai 10 miliardi di euro e un turnover di transazioni con POS presso i commercianti di oltre 21,6 miliardi, in entrambi i casi il record di sempre (si veda qui la presentazione agli investitori dei risultati al 30 giugno 2022).
Nexi è particolarmente aggressiva sul fronte dell’m&a in questi mesi. Ricordiamo che lo scorso giugno ha raggiunto l’intesa con BPER, sulla partnership strategica in materia di carte di pagamento (si veda altro articolo di BeBeez). I due gruppi hanno infatti sottoscritto il contratto per il trasferimento a Nexi Payments del merchant acquiring (l’attività che consente di addebitare le carte dei clienti e accreditare i conti degli esercenti) e della gestione POS di BPER e Banco di Sardegna. Contestualmente Nexi acquisirà da Banco di Sardegna il 100% di Numera Sistemi e Informatica, previo carve-out (scorporo) da Numera stessa delle attività non relative alla gestione e assistenza POS. Sempre in materia di merchant acquiring, nell’agosto dello scorso anno Nexi aveva siglato con Alpha Services and Holdings, la società capogruppo dell’istituto di credito greco Alpha Bank, una partnership strategica grazie alla quale la banca greca promuove e distribuisce ai propri clienti le soluzioni sviluppate da Nexi (si veda altro articolo BeBeez). Ancora prima, nel dicembre 2019, Nexi aveva comprato il merchant acquiring di Intesa Sanpaolo, che aveva ceduto il relativo ramo d’azienda per un miliardo di euro a fronte dell’acquisto da parte della stessa di una quota del 9,9% della stessa Nexi da parte di Mercury UK, la holding che raggruppa le partecipazioni dei fondi di private equity Advent International, Bain Capital e Clessidra, che prima della quotazione a PIazza Affari della paytech, ne erano azionisti di riferimento (si veda altro articolo di BeBeez).
Ricordiamo che a seguito della fusione per incorporazione in Nexi della danese Nets, il 1° luglio 2021 (si veda qui il comunicato stampa), con il reinvestimento in Nexi da parte dei fondi soci di Nets (Hellmann & Friedman, GIC, Bain Capital e Advent International), le quote di Intesa Sanpaolo e di Mercury UK si erano poi ridotte, rispettivamente, al 6,359% e all’11,884%, mentre Hellmann&Friedman, con il fondo H&F VIII, era rimasta con la quota più alta (25,115%). L’azionariato si è poi ulteriormente evoluto in coincidenza con la fusione con la SIA, cui l’Agcm ha dato via libera nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). Il principale azionista di SIA era infatti CDP Equity, con l’82,8% affiancata da Poste Italiane con il 17,2%. A seguito della fusione, efficace da inizio 2022 (si veda qui il comunicato stampa), l’azionariato di Nexi oggi vede al primo posto ancora Hellmann & Friedman con il 19,9%, seguita da CDP Equity con il 13,6% e da Mercury UK con il 9,4%.
Contestualmente, Nexi sta conducendo una revisione strategica del portafoglio per focalizzarsi meglio sul core business. In questo quadro va letta la cessione a Euronext Securities Milan (la ex Monte Titoli) della piattaforma tecnologica che attualmente gestisce l’operatività di MTS, il principale mercato di titoli a reddito fisso di Euronext. L’operazione, annunciata a metà giugno, prevede un prezzo d’acquisto di circa 57 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Sempre a metà giugno Nexi ha anche annunciato la vendita ad AnaCap Financial Parters della controllata norvegese EDIGard AS, società di soluzioni per la gestione della fatturazione, entrata nel gruppo attraverso Nets (si veda altro articolo di BeBeez).
Nexi ha chiuso il primo semestre con 1,52 miliardi di euro di ricavi (+8,7%) e un ebitda di ben 702,4 milioni (+19,1%), a fronte di un debito finanziario netto di 5,16 miliardi e una leva rispetto all’ebitda di 3,4 volte, in calo da fine dicembre 2021 (si veda qui il comunicato stampa). Gli investimenti sono saliti a 218 milioni. In Italia, i volumi delle transazioni acquiring hanno registrato una crescita a doppia cifra rispetto all’anno scorso, raggiungendo un incremento del +18% a giugno, con le carte degli stranieri tornate a crescere rispetto al livello pre-Covid mentre è stata confermata la guidance 2022, con una previsione di crescita dei ricavi tra il 7% e il 9%.
E’ di questi giorni, poi, l’annuncio della collaborazione tra Nexi e Microsoft, con la compagnia italiana scelta dalla multinazionale Usa fondata da Bill Gates come uno dei principali provider di pagamenti digitali per l’e-commerce in Italia, Danimarca, Svezia e Norvegia. Nexi e Microsoft collaboreranno inoltre per incorporare le soluzioni di pagamento di Nexi nei servizi e nelle soluzioni Microsoft Cloud.
Nonostante i buoni risultati di bilancio e l’attività di m&a, però, il titolo Nexi resta sottotono, attorno agli 8,75 euro su Euronext Milan, poco di più degli 8,4 euro con cui si è quotata nel 2019. Tuttavia, proprio a seguito dell’attività di m&a, nel frattempo Nexi è molto cambiata e infatti se si guarda alla valutazione implicita nei prezzi di Borsa, si vede quanto a questi prezzi il gruppo sia diventato appetibile.
Ricordiamo che a fine giugno Credit Suisse in un corposo report dal titolo “If The Future of Money is Digital… then FinTech is the Future” aveva calcolato che al 24 giugno Nexi aveva un EV pari a 11,3 volte l’ebitda (cioé 19,2 miliardi di euro, per un equity value di 10,8 miliardi) in calo dalle 11,7 volte di inizio giugno, quando le 24 società paytech quotate nel mondo registravano un multiplo medio di 17 volte e una mediana di 11 volte, ma soprattutto in calo dalle 21 volte ai tempi della quotazione e dalle circa 26 volte del settembre 2021.
Per questo motivo, sebbene la fiammata dei prezzi della paytech di metà agosto a Piazza Affari si sia spenta in pochi giorni, restano vere tutte le motivazioni che hanno portato il mercato a credere seriamente alla possibilità di un’offerta in arrivo da parte di grandi investitori internazionali, siano questi fondi di private equity oppure colossi fintech (si veda altro articolo di BeBeez).