Si è conclusa nelle scorse settimane la ricapitalizzazione del Gruppo Coin, necessari a riequilibrare la situazione finanziaria della catena di distribuzione di abbigliamento e consentire al gruppo di mantenere inalterato il programma di investimenti. Lo ha riferito MF-Milano Finanza il 30 aprile, precisando che l’aumento di capitale da 53,8 milioni a opera della holding Icon 2 sarl (che fa capo al fondo BC Partners e ai soci di minoranza Investindustrial e Ontario Teachers Pension Plan), è stato deliberato dall’assemblea straordinaria di Coin lo scorso 16 aprile, in occasione della quale Icon 2 ha dichiarato di aver già versato i fondi nelle casse sociali lo scorso 25 marzo.
L’esercizio 2012-2013, chiuso alla fine dello scorso gennaio, ha registrato infatti una sostanziale tenuta del fatturato a 1,465 miliardi (dai 1,492 miliardi dell’anno prima), ma ha visto l’ebitda crollare a soli 150 milioni dai 186,9 dell’anno precedente, quando già il target, fissato a 210-220 milioni, era stato mancato. Già un anno fa, quindi, l’amministratore delegato Stefano Beraldo aveva dovuto rielaborare il piano industriale secondo nuovi target più conservativi rispetto a quelli fissati in sede di buyout da parte dei fondi nel 2011. E già BC Parters e i suoi coinvestitori in quell’occasione avevano fatto la tara ai target del piano indsutriale elaborato dai venditori PAI Partners e Fincoin nell’autunno 2010: per gli anni fiscali 2011 e 2012 si prevedeva un ebitda rispettivamente, di 236 e 268 milioni, per arrivare a 311 milioni nel 2013 e a 345 milioni nel 2014. Ma appunto l’anno scorso Beraldo aveva rivisto tutte le cifre.
Il nuovo piano vedeva così per fine gennaio 2013 un ebitda di 208,9 milioni, e in seguito una crescita costante fino ai 326,2 milioni del gennaio 2019. Quanto alla posizione finanziaria netta, dalla posizione debitoria di 831,7 milioni del gennaio 2012 si sarebbe dovuti passare a una liquidità netta di 34 milioni nel 2019. Un anno più tardi, però, Beraldo si è trovato daccapo a dover rivedere al ribasso i target con un nuovo piano industriale sottoposto alle banche, a fronte del quale gli istituti di credito (in prima linea Banca Imi e Uncredit, affiancate da BnpParibas, Crédit Agricole, Hsbc, Mediobanca, Natixis e Ubs) hanno acconsentito a rinegoziare condizioni e scadenze (al 2019) dei 984 milioni di linee e ad allentare i covenant, cioè gli indicatori finanziari da rispettare, pena il richiamo delle linee.
Con la nuova struttura finanziaria Coin potrà proseguire nel programma di investimenti, per un totale di 200 milioni, che abbraccia i prossimi sei anni (il precedente piano, però, prevedeva 260 milioni di investimenti entro il 2017), che comprenderà ulteriori acquisizioni, dopo quelle di Iana, Gusella e Bernardi, e ulteriori aperture del nuovo concept di lusso Excelsior, dopo quella di Verona lo scorso marzo, con un investimento di 9 milioni, che segue quella inaugurale di Milano lo scorso anno.