Banca Popolare di Vicenza punta sui minibond e si prepara ad accompagnare un centinaio di piccole e medie imprese nell’emissione dei nuovi titoli, per una dimensione media di 5 milioni, nel giro dei prossimi sei mesi. Il che significa un valore complessivo di bond di 500 milioni di euro, che verranno sottoscritti dall’istituto presieduto da Gianni Zonin insieme a un paio di partner e saranno poi convogliati in un fondo, che sarà offerto in sottoscrizione agli investitori terzi. Lo ha rivelato MF-Milano Finanza il 16 luglio.
Secondo quanto risulta a BeBeez, si tratta di un progetto del quale i responsabili della divisione finanza della banca hanno già parlato con gli investitori istituzionali nelle passate settimane, in occasione del roadshow della cartolarizzazione Berica Pmi srl, la prima cartolarizzazione pubblica dal 2008 di prestiti alle piccole e medie imprese, strutturata insieme allo studio legale Orrick e collocata sul mercato per 1 miliardo di euro lo scorso 12 luglio.
Tornando al progetto del fondo, Banca Popolare di Vicenza non solo strutturerà l’operazione, ma si preoccuperà di far certificare il bilancio delle aziende emittenti, procurare loro un rating indipendente, quotare i bond su un mercato regolamentato e quindi far stilare il prospetto informativo (ragionevolmente con il supporto ancora una volta degli avvocati di Orrick). Ma non basta.
Per invogliare gli investitori, la divisione finanza della banca sta studiando una struttura che garantisca i sottoscrittori contro una prima perdita compresa tra il 10 e il 15% del capitale investito. Un po’ come accade con gli investitori delle tranche senior delle cartolarizzazioni, in cui l’originator riacquista la tranche junior, quella più rischiosa.
Ma allora, perché non cartolarizzare anche i minibond, come è stato fatto con gran successo per i prestiti alle pmi, trasformati in titoli «asset backed» (abs) emessi dal veicolo Berica pmi srl? In effetti sarebbe la soluzione più efficiente, ma c’è il problema che le compagnie di assicurazione italiane devono rispettare le norme imposte dall’Authority in tema di solvibilità, che sono molto più rigide di quelle applicate in molti altri Paesi Ue, con il risultato che a loro non conviene sottoscrivere abs. Prova ne è che più del 70% dell’emissione Berica è andata a investitori istituzionali esteri. Il che è un paradosso, se si pensa che il sottostante sono prestiti alle pmi italiane.
Quindi l’idea è individuare una struttura che possa essere interessante anche per le compagnie di assicurazione italiane, in modo tale da non escludere potenziali investitori. Che in seconda battuta potrebbero anche essere risparmiatori privati, perché sempre secondo quanto rivelato da MF-Milano Finanza, si sta immaginando anche di costruire un Etf che abbia come sottostante il fondo sui minibond.
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