Il nuovo Codice sulla crisi d’impresa, da una parte, e i maggiori obblighi di controllo da parte delle banche dettati da principi dell’AQR (Asset Quality Review) dall’altra, seppur ispirati a un maggior controllo e dalla volontà di fare emergere preventivamente lo stato di crisi aziendale, rischiano di produrre una ulteriore stretta creditizia.
Lo dimostra il risultato di una serie di simulazioni condotte da Leanus per BeBeez sull’impatto sull’economia reale di quanto previsto dalle norme. I risultati delle simulazioni saranno presentate via via nelle prossime settimane circoscrivendo l’analisi alle singole regioni. Questa settimana si parte dal Piemonte.
L’analisi di un campione di piccole imprese piemontesi (con ricavi compresi tra 2 e 10 milioni di euro) mostra che almeno un’impresa su quattro farà scattare almeno un segnale di allerta, obbligandola direttamente o attraverso i propri professionisti a giustificarne le ragioni e a dare sufficienti garanzie sul futuro aziendale. La norma, contrariamente al passato, prevede infatti che gli obblighi coinvolgano anche organi in precedenza esclusi da ogni coinvolgimento preventivo.
Ma nella realtà, le imprese intercettate da almeno un segnale di allarme potrebbero raggiungere addirittura il 50% del gruppo esaminato: infatti, si registrerà un effetto combinato dei diversi sistemi di allerta che, utilizzando logiche differenti, andranno a intercettare imprese differenti (le imprese intercettate dai sistemi di allerta potranno quindi essere diverse da quelle segnalate dai trigger AQR e/o dall’Inps, solo per fare alcuni esempi). E il paradosso è che l’analisi di back testing effettuata sui bilanci di uno o due anni prima delle imprese italiane effettivamente andate in default nel 2018, mostra che nel 17% dei casi quegli stessi indicatori non avrebbero consentito di anticipare, in via preventiva, lo stato di crisi.
Data la portata dell’impatto sul sistema delle imprese italiane è quindi lecito pensare che non solo sarà più difficile accedere al credito, ma che sarà persino più complesso mantenere un sano rapporto con il sistema bancario e con gli altri interlocutori (Istituti di previdenza, Inps, sindaci, etc).
Le imprese che vorranno continuare a operare nel sistema Italia dovranno allora migliorare i propri conti e per farlo non basterà (e comunque non sarà più possibile) qualche alchimia contabile. Ecco allora che le imprese che avranno bisogno di nuovi capitali dovranno ricorrere a forme di finanziamento alternative e a incrementare le dotazioni patrimoniali.
Private equity, private debt e alternative financing potranno quindi trovare maggiore disponibilità e interesse da parte di imprese con chiari ed evidenti piani di crescita, ma che potranno scegliere una sana alternativa al debito tradizionale purchè questa abbia caratteristiche di rapidità e semplicità che il sistema bancario non sarà più in grado di garantire.
Di seguito i dati aggregati di un campione di imprese piemontesi che oggi potrebbero NON essere intercettate da uno o più sistemi di allerta.
L’elenco completo dell’analisi sui 3000 imprese piemontesi e i relativi sottogruppo è disponibile su Leanus per gli utenti Premium.
Sul tema, Leanus in collaborazione con BeBeez terrà
giovedì 31 gennaio a Milano
un workshop gratuito dedicato agli strumenti di early warning
e all’analisi di 5 mila aziende in difficoltà
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